L'appello
"Liberiamo Boualem Sansal: è urgente". Parla l'ex ministra francese Noëlle Lenoir
Intervenga anche l’Italia per far sì che Algeri rilasci lo scrittore. "E' una situazione insostenibile, dobbiamo allargare la mobilitazione", dice l'ex titolare degli Affari europei
Parigi. Dal 16 novembre scorso, lo scrittore algerino Boualem Sansal è detenuto in Algeria per le sue idee, colpevole di essere un libero pensatore che non ha mai smesso di denunciare le derive del regime di Algeri, i suoi soprusi, le sue violenze, le sue menzogne. Dal 1999, anno del suo primo romanzo, “Le serment des barbares”, incentrato sulla sanguinosa guerra civile algerina, è entrato nel mirino degli islamisti. Che non gli perdonano di essere un intellettuale arabo celebrato in Europa e di essere andato a Gerusalemme nel 2012, invitato alla Fiera del libro, e di essere “tornato felice”, secondo le sue parole. Per un’intervista al media francese Frontières sulla questione del Sahara occidentale, territorio conteso tra il Marocco e gli indipendentisti saharawi del Fronte Polisario sostenuti dall’Algeria, il suo volto saggio e luminoso è sparito nelle carceri dell’Algeria: senza un processo equo, senza la possibilità di essere difeso dal suo avvocato. E in condizioni di salute drammatiche. “Boualem Sansal è gravemente malato. Con il nostro comitato vogliamo internazionalizzare il più possibile la sua causa. La sua liberazione è urgente”, dice al Foglio Noëlle Lenoir, ex ministra degli Affari europei sotto il governo di Jacques Chirac e presidente del Comitato di sostegno internazionale a Sansal.
Nato su iniziativa della Revue politique et parlementaire, il comitato riunisce più di 1.200 esponenti del mondo politico, intellettuale e culturale francese e internazionale, tra cui Catherine Camus, figlia di Albert Camus. Una biopsia effettuata lo scorso dicembre ha evidenziato “un cancro alla prostata”, dice Lenoir, “alcuni oncologi francesi vorrebbero prendere contatto con i loro colleghi algerini per curare Sansal ma è tutto molto difficile. E da Algeri giungono informazioni fumose e col contagocce”. I pochi aggiornamenti dall’Algeria arrivano a François Zimeray, avvocato francese di Sansal, cui le autorità algerine continuano tuttavia a rifiutare il visto, privando lo scrittore dei diritti più elementari. Lo scorso 16 dicembre, in occasione di una serata di mobilitazione per la liberazione di Sansal organizzata al Théâtre Libre di Parigi, Zimeray ha chiesto alle autorità di Algeri di “dare prova di umanità” in ragione dello stato di salute precario dello scrittore, che ha 80 anni e necessita di cure. “Da quello che sappiamo, è attualmente ricoverato in un ospedale vetusto, dove non c’è un reparto specializzato in urologia. E’ una situazione insostenibile. Nel nostro comitato ci sono membri di venti nazionalità, dobbiamo continuare ad allargare la mobilitazione. La Francia sta facendo molto, anche perché Sansal ha la nazionalità francese oltre a quella algerina (l’ha ottenuta poche settimane prima del suo arresto arbitrario, ndr) ma non può fare tutto da sola”, dice Noëlle Lenoir.
A complicare le cose, ci sono i pessimi rapporti diplomatici tra Parigi e Algeri. “Il potere algerino moltiplica gli attacchi frontali contro la Francia: dalla richiesta di innalzare a Parigi una statua di Abdelkader a quella pressante di rinnegare i suoi impegni nei confronti del Marocco sul Sahara occidentale, passando dall’ondata di odio degli influencer algerini che sui social invitano a commettere azioni violente nel nostro paese. E’ come se per il regime del presidente Tebboune la Francia fosse diventata il nemico numero uno”, hanno scritto Noëlle Lenoir e altri membri del comitato per Sansal in una lettera aperta pubblicata sul Figaro nel fine settimana. Per questo motivo diventa fondamentale il coinvolgimento delle autorità europee, dalla Commissione europea all’Europarlamento, al fine di utilizzare tutti gli strumenti politici e diplomatici per convincere Algeri, ma anche dei singoli paesi, e “in primis i pesi massimi, Italia e Germania”, perché quello che sta subendo Sansal “è un processo sovietico: è già condannato”, sottolinea Lenoir. Come i dissidenti sotto il comunismo.
Martedì prossimo, il 21 gennaio, nella sede del Comune del Diciassettesimo arrondissement di Parigi, si terrà una serata per la liberazione di Sansal, in presenza di Noëlle Lenoir e dell’ex ambasciatore francese ad Algeri Xavier Driencourt. “E prossimamente, l’ex ministro della Cultura di Mitterrand, Jack Lang, ne organizzerà un’altra all’Institut du monde arabe”, dice Lenoir. Parigi è mobilitata. Ma come ha scritto l’ex ministro dell’Istruzione francese, Jean-Michel Blanquer, “l’affaire Sansal è universale”.
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