Il piano
La Commissione dell'Ue vuole evitare una guerra commerciale con Trump, ci dice Séjourné
Il “deal” di Bruxelles. Quali sono gli strumenti dell’Ue per evitare una guerra commerciale con Trump: parla il vicepresidente della Commissione, responsabile per la prosperità e la strategia industriale
Ursula von der Leyen è rimasta in silenzio di fronte alle minacce di Donald Trump sulla Groenlandia ed è stata molto prudente sulle campagne di Elon Musk per destabilizzare alcune democrazie europee. In alcune capitali è emersa irritazione nei confronti della presidente della Commissione, accusata di non fare il necessario per proteggere gli interessi dell’Unione europea. Ma, prima dell’inaugurazione del secondo mandato di Trump, la Commissione si è fissata una priorità. “C’è la necessità imperiosa di evitare la guerra commerciale nei prossimi mesi con la nuova Amministrazione Trump”, spiega al Foglio Stéphane Séjourné, vicepresidente della Commissione responsabile per la prosperità e la strategia industriale. Come? Con un “deal”.
“Né gli americani né gli europei hanno interesse” a una guerra commerciale, dice Séjourné al Foglio, che ha ricevuto insieme a un gruppo di altri media europei. Secondo il commissario francese, von der Leyen avrà un ruolo chiave nelle prossime settimane perché “avrà la missione di mantenere l’unità dei ventisette”. La presidente della Commissione dovrà trovare un equilibrio tra gli interessi collettivi e quelli individuali dei singoli stati membri (e tra le diverse sensibilità politiche su Trump). “Il rischio è che ciascuno si precipiti a Washington per difendere il suo piccolo settore contro il suo vicino, quando a ventisette si ha molta più forza e la possibilità di evitare una guerra commerciale”, spiega Séjourné. Come? La Commissione europea ha preparato strumenti difensivi e offensivi. Tra gli strumenti difensivi rientrano le carote da offrire a Trump per concludere un “deal”, come l’acquisto di gas naturale liquefatto o altri prodotti per convincerlo a non imporre dazi in alcuni settori.
Tra gli strumenti offensivi rientrano le rappresaglie commerciali, con la possibilità per la Commissione di imporre dazi su prodotti ad alto valore aggiunto per gli Stati Uniti.
C’è un terzo strumento che dentro ai palazzi di Bruxelles viene immaginato per convincere Trump a concludere un “deal”: la difesa europea e la ricostruzione dell’Ucraina. “Gli americani vogliono che gli europei si facciano carico di più cose, in particolare nel settore della difesa e della sicurezza. La grande richiesta dell’Amministrazione Trump è di smettere di pagare per la sicurezza degli europei”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. “E’ fattibile”, ma “a condizioni economiche favorevoli per gli europei”, dice la fonte: “Noi ci occupiamo della frontiera con la Russia, della ricostruzione dell’Ucraina e della nostra sicurezza. Ma non possiamo farlo con una guerra commerciale da parte degli Stati Uniti”. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ieri ha invitato i capi di stato e di governo al loro primo ritiro, nel castello di Limont vicino a Bruxelles il 3 febbraio. Il tema principale sarà quello della difesa europea e di come finanziarla. Causa elezioni anticipate in Germania il 23 febbraio, la discussione non sarà conclusiva. Ma sempre più paesi stanno abbandonando il campo dei “frugali” quando si tratta della sicurezza. “Non escludo l’opzione (…) di usare finanziamenti europei comuni, incluso il debito, per costruire difese, a condizione che il denaro venga utilizzato dove l’Europa deve essere difesa”, ha detto sabato il premier finlandese, Petteri Orpo. António Costa spera che i leader dei ventisette stati membri siano in grado di prendere decisioni nel mese di giugno.
Smuovere i frugali sul debito comune dell’Unione europea sarà più facile per la difesa che per la competitività. Séjourné ne è consapevole e non farà proposte dirompenti, concentrandosi sui finanziamenti pubblico-privati per cercare di rafforzare l’industria. I primi provvedimenti arriveranno entro la fine di febbraio. La prossima settimana la Commissione adotterà la “Bussola sulla competitività” – un documento strategico che integrerà ufficialmente alcune proposte dei rapporti di Mario Draghi ed Enrico Letta nella politica dell’esecutivo von der Leyen. I primi provvedimenti seri per affrontare le emergenze di breve periodo sono attesi il 26 e 27 febbraio, quando saranno adottati il Green industrial deal e un decreto omnibus per la semplificazione.
Il primo deve permettere di conciliare la competitività con gli obiettivi del Green deal concentrandosi su costi energetici, investimenti, competenze e accesso alle materie prime. Il secondo mira a ridurre gli obblighi per le imprese e migliorare le condizioni per fare business. Alcune idee di Séjourné sono originali. Il commissario sta valutando se proporre un’agenzia europea per l’acquisto di materie prime rare per garantire stock strategici di litio o altri prodotti essenziali per la transizione. Séjourné immagina anche una nuova categoria di imprese medio-grandi che beneficino di una burocrazia più leggera rispetto alle grandi. Tra i dossier urgenti ci sono quello dell’acciaio e quello dell’auto. Séjourné vuole proteggere l’acciaio europeo e trovare una soluzione pragmatica sulle multe che i produttori di automobili rischiano alla fine dell’anno sulle emissioni di CO2. Ma senza rinnegare completamente le regole che sono già state introdotte.
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