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la strategia

Sulle spese militari la Polonia spinge l'Ue (e anche l'Italia)

Pietro Guastamacchia

In Europa non tutti pensano che l'idea di Trump di portare oltre il 5 per cento le spese militari per poter restare nella Nato sia una cosa bislacca, Ma nei partiti italiani a Bruxelles c'è chi è critico (vedi Tarquinio e Vannacci)

Bruxelles.  Spendere per la difesa oltre il 5 per cento del Pil per poter restare nella Nato: la richiesta di Donald Trump spiazza gli alleati europei, la maggioranza dei quali, Italia in testa, ancora arranca nel cercare di superare la vecchia soglia del 2 per cento. E da Bruxelles provano a mettere la testa sotto la sabbia definendo la richiesta di Trump “una provocazione”. Provocazione o no, però, nelle cancellerie d’Europa è ormai chiaro che nel quinquennio a venire non ci sarà altra scelta che mettere mano al portafoglio e alzare le proprie spese militari.

 

Nel Vecchio Continente, per altro, non tutti, pensano che l’idea di Trump sia un cosi bislacca: da Varsavia arriva infatti un endorsement alla spinta del prossimo presidente Usa, con il ministro della Difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, che sottolinea al Financial Times che Trump “non dovrebbe essere criticato per aver fissato un obiettivo ambizioso. Se potevamo permetterci di indebitarci per ricostruire dopo il Covid, allora possiamo sicuramente trovare i soldi per proteggerci dalla guerra”, per poi rincarare la dose: “Ricordiamoci che ci sono alcuni grandi paesi europei la cui opinione sulla Russia non è sempre stata quella giusta, anzi”. Oltre alla Polonia, che a oggi rappresenta l’alleato della Nato più vicino a raggiungere il nuovo obiettivo, con uno stanziamento nell’ultimo anno pari al 4,7 per cento del suo Pil per la difesa, si schierano a supporto dell’aumento della spesa per la difesa anche Estonia, Lituania e Lettonia, una cordata di stati accomunati, assieme alla Polonia, dal non trascurabile dettaglio di avere un confine diretto con la Russia.

 

A ribadire la necessità di un cambio di passo ci pensa anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che, ospite ieri al Parlamento europeo per la prima sessione di lavoro del 2025, sottolinea che “il target di spesa al 2 per cento non è più assolutamente sufficiente”. Da Rutte arriva anche una stoccata all’industria della difesa europea: “Troppo piccola, frammentata e francamente troppo lenta”, e un monito a chi propone alternative europee all’alleanza atlantica: “Avere una Nato europea è un’illusione. Senza gli Usa, la spesa militare salirebbe all’8 per cento perché servirebbe costruire un ombrello nucleare per la difesa, e ci metteremmo almeno 15 anni per costruirlo”.

 

La nuova dottrina Trump per la difesa è quindi l’elefante nella stanza a Bruxelles e, per affrontare il tema, il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, invita i leader dei 27 a un super ritiro a tema difesa nel Castello di Limont il prossimo 3 febbraio. “L’Europa deve assumersi una maggiore responsabilità per la propria difesa. Deve diventare più resiliente, più efficiente, più autonoma e un attore di sicurezza e difesa più affidabile. Così facendo, diventerà anche un partner transatlantico più forte, anche nel contesto della Nato, nel pieno rispetto della politica di sicurezza e difesa di alcuni stati membri e tenendo conto degli interessi di sicurezza e difesa di tutti gli Stati membri”, si legge nella lettera d’invito spedita ieri alle 27 cancellerie Ue.

 

E mentre i governi europei si preparano a capire come affrontare la trattativa con Washington per la nuova sicurezza europea, contro l’aumento delle spese militari si saldano impensabili convergenze. Uscendo dall’audizione parlamentare del segretario generale della Nato, i più critici sono infatti il pacifista Marco Tarquinio e il generale Roberto Vannacci. Il leghista incalza infatti lo stesso Rutte in Aula sottolineando che “a me risulta che la Russia abbia speso nel 2024, con un’economia di guerra, 140 miliardi di euro, mentre l’Europa, con un’economia di mercato, ne ha spesi 314. Se spendiamo più del doppio di quanto non spenda la Russia, per quale motivo dovremmo innalzare così tanto le spese per la difesa?”. Più cinico, invece, il pacifista eletto nelle liste del Pd: “L’aumento della spesa militare è qualcosa che fa bene solo all’industria militare americana e non certo alle nostre società”.

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