Pete Hegseth (Ansa)

Al Senato

Così Pete Hegseth vuole trasformare il Pentagono americano

Giulio Silvano

I dubbi e le accuse mossi dai democratici sulla nomina del vertice al dipartimento della difesa voluta da Donald Trump, che continua a difendere la sua scelta e a proteggerlo

Ieri si è tenuta la prima prova per il nuovo governo guidato da Donald Trump, che tra pochissimi giorni verrà inaugurato di fronte al Campidoglio. Le scelte fatte dal presidente eletto per il suo gabinetto presidenziale devono essere approvate dai senatori. Ieri, davanti alla commissione delle Forze armate del Senato si è dovuto presentare Pete Hegseth, nominato da Trump alla guida del Pentagono. I dubbi su Hegseth mossi dai democratici e dalla stampa sono di doppia natura. Da una parte ci sono le accuse di violenza sessuale, di soldi dati a una presunta vittima per non parlare,di  alcolismo sul lavoro, di scene in strip club in cui urla sbronzo “morte a tutti i musulmani”, di fondi gestiti malissimo nelle no profit per veterani in cui ha lavorato. Dall’altro c’è la sua scarsa esperienza per gestire, a 44 anni, un dipartimento come quello della difesa finanziato con 800 miliardi di dollari governativi e con quasi un milione di dipendenti civili e due milioni di militari.

E’ vero che Hegseth è stato in Afghanistan, in Iraq e a Guantanamo Bay come soldato, ma, dicono molti critici, questo non basta per guidare il più potente apparato militare del mondo senza esperienze governative o politiche. Negli ultimi dieci anni Hegseth ha lavorato alla Fox, il network televisivo filoMaga, diventando nel 2017 uno dei volti di “Fox & Friend”, il programma che Trump non si perde mai. Una carriera che gli ha permesso di entrare nelle grazie dell’ex e futuro presidente quando ha dovuto scegliere uomini e donne per un’amministrazione che assomiglia alla selezione di un reality, piena di amici miliardari donatori, fedelissimi dell’alt-right e figure caldeggiate dall’ala Silicon Valley capitanata dal nuovo amico Elon Musk. 


In commissione il senatore democratico Jack Reed ha dichiarato con chiarezza che Hegseth non è qualificato per quel lavoro. La senatrice Kirsten Gillibrand ha tirato fuori gli attacchi di Hegseth alle donne soldato, che secondo lui “avrebbero reso i combattimenti più complicati”. Gillibrand gli ha detto: “Dovrai cambiare il modo in cui vedi le donne per fare bene questo lavoro”. Per difendersi Hegseth, che si è presentato con un fazzoletto-bandiera statunitense nella tasca della giacca, ha usato la classica tecnica trumpiana: negare e attaccare la stampa, con l’aggiunta della redenzione “tramite Gesù”. Le varie accuse, ha dichiarato, fanno parte di “una macchina del fango coordinata organizzata dai media contro di noi”. Anche quando sono stati svelati i suoi scheletri nell’armadio, Trump ha continuato a proteggerlo e a mantenere la sua nomina: “Pete è un duro, intelligente, e crede davvero in America first”, aveva detto. “Non metto in dubbio le tue capacità comunicative”, ha detto un senatore democratico a Hegseth, “se fossi candidato come portavoce del Pentagono ti voterei”.  All’audizione la controparte repubblicana lo ha difeso dicendo che in America “abbiamo bisogno delle persone che sanno cambiare, che imparano dai propri errori”, ed è stato citato anche Francis Scott Fitzgerald. “Nessuno odia la guerra più di chi ha dovuto combatterla”, ha aggiunto il deputato repubblicano Mike Waltz che ha raccontato di come Hegseth sia partito per proteggere il suo paese dopo gli attacchi dell’11 settembre. 


Hegseth, che da tempo dice di voler riportare un “ethos da guerriero” al Pentagono, ha detto che da cristiano “appoggerà con forza la guerra di Israele, aiutandolo a distruggere Hamas e uccidere fino all’ultimo membro” del gruppo terroristico. Vuole “ricreare la deterrenza militare” americana nell’Indo-Pacifico, per spaventare “i comunisti cinesi” ma allo stesso tempo dice di volerla far finita con la guerra che costa troppe risorse, come quella in Ucraina, che gran parte del mondo Maga vorrebbe concludere dandola vinta alla Russia. Otterremo, ha detto Hegseth, “la pace attraverso la forza, restando patriotticamente apolitici e vigorosamente costituzionali, a differenza dell’attuale amministrazione”. Si è rifiutato di dire se manderà le truppe a invadere la Groenlandia nel caso in cui Trump ordinasse un attacco all’alleato Nato. L’ex presentatore ha detto che nel suo nuovo ruolo farà tutto quello che il presidente gli chiederà, un atteggiamento che dimostra che la prossima amministrazione sarà ben diversa da quella del 2016 dove c’erano delle forze di bilanciamento interne, come i generali che cercavano di contenere il comandante in capo.

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