Dal sequestro di Trentini alle minacce internazionali. L'escalation di Maduro

Maurizio Stefanini

Tiene in carcere il cooperante italiano e impone di limitare il personale delle ambasciate. Minaccia di invadere Porto Rico e di arrestare l’ex-presidente colombiano Uribe. È la risposta del dittatore venezuelano al rifiuto internazionale del suo terzo mandato

Anche solo a passare per gli aeroporti si percepisce “un clima ostile” aveva subito avvertito il cooperante italiano Alberto Trentini quando il 17 ottobre era arrivato in Venezuela. Del Lido di Venezia, laurea a Ca’ Foscari, 45 anni di cui 20 passati in missioni tra Africa, Sudamerica, Libano e Balcani per conto di ong internazionali, field coordinator per la ong specializzata in aiuto ai disabili Humanity & Inclusion, già il 14 novembre via WhatsApp avrebbe manifestato che forse era il caso di presentare le dimissioni (anche se alla sua famiglia non risulta, era arrivato in Venezuela solo da un mese). Ma entro 24 ore è stato fermato dalla Direzione generale del controspionaggio militare (Dgcim) a un posto di blocco, mentre viaggiava da Caracas alla città di Guasdualito. E da allora non si è saputo più niente: meno che mai, ovviamente, le possibili imputazioni. Dopo due mesi ieri i familiari hanno infine lanciato l’allarme, portando a un primo intervento del governo.

 

Il problema è che il caso Trentini si inserisce in una escalation di Maduro che ha tutto assieme minacciato di invadere Porto Rico – da cui la richiesta del governo di Porto Rico a Trump di reagire –; imposto di limitare il personale delle ambasciate di Italia, Francia e Paesi Bassi; chiesto all’Interpol di arrestare l’ex-presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, oltre all’oppositore in esilio Leopoldo López. Il tutto in risposta all’ampio ripudio internazionale al modo con cui si è reinsediato presidente, in base a un processo elettorale di cui non è riuscito a dimostrare la legittimità. In questa partita rientrano appunto gli oltre 150 stranieri ormai detenuti, a volte con accuse di terrorismo e a volte appunto senza neanche presentare accuse, su un totale che secondo la Ong Foro Penal è ormai di 1.697 detenuti politici. L’impressione è che saranno usati anch’essi come moneta di scambio.

   

La famiglia di Trentini è anche preoccupata per il fatto che soffre di pressione alta, asma e altre patologie, per cui dovrebbe assumere ogni giorno farmaci salvavita. “Questa mattina ho convocato l'incaricato d'affari venezuelano per protestare con forza contro la mancanza di informazioni sull'arresto del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l'espulsione da Caracas di tre nostri diplomatici”, ha annunciato Tajani sul suo account X. Il ministero degli Esteri venezuelano ha infatti ordinato ai governi dei Paesi Bassi, Francia e Italia di “limitare a tre” entro 48 ore il numero dei diplomatici accreditati in risposta a presunte “condotte ostili” e al sostegno ai “gruppi estremisti”. “Inoltre, i diplomatici devono avere un'autorizzazione scritta del nostro Ministero degli Esteri per spostarsi per più di 40 chilometri da Plaza Bolívar a Caracas, garantendo il rigoroso adempimento delle loro funzioni", ha affermato il ministro degli Esteri Yván Gil, in un messaggio pubblicato su Telegram, “L'Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare il diritto internazionale e la volontà democratica del suo popolo”, ha aggiunto Tajani.

  

“Dal suo arresto fino a oggi, per quanto ne sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo o a parlargli. Nemmeno il nostro ambasciatore è riuscito a contattarlo o ad avere sue notizie, nonostante i suoi sforzi”, ha denunciato la famiglia di Trentini. Il governo italiano è stato tra i più attivi nel chiedere a Maduro di pubblicare i verbali delle elezioni del 28 luglio e Giorgia Meloni ha definito Edmundo González Urrutia “presidente eletto”. “Le notizie che arrivano dal Venezuela sono un altro inaccettabile atto di repressione da parte del regime di Maduro”, aveva detto Giorgia Meloni venerdì scorso, dopo il temporaneo arresto di María Corina Machado. “Si tratta di un'escalation da parte di Maduro che rende il dialogo ancora più complicato”, ha affermato il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp in una dichiarazione inviata all'agenzia di stampa Afp. I Paesi Bassi avevano accolto Edmundo González Urrutia presso la residenza dell'ambasciata olandese a Caracas, prima che il leader dell'opposizione raggiungesse un accordo con le autorità per lasciare il paese caraibico e andare in esilio in Spagna a settembre.

  

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