I cavalli di Troia dell'estremismo. Gli interessi in comune di Trump, Musk e Putin di fronte all'Europa

Claudio Cerasa

Ingerenze diverse, obiettivi simmetrici. Il prossimo presidente americano, il patron di Tesla e Space X e il leader del Cremlino hanno un unico disegno coerente: lavorare ai fianchi l’Ue per renderla più vulnerabile. Incroci pericolosi e scelte necessarie

Le ingerenze sono diverse, gli interessi non sono gli stessi, le posizioni possono apparire agli antipodi ma gli obiettivi sono simmetrici e più passa il tempo, più ci si avvicina all’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, più ci si confronta con la strategia di Elon Musk in politica, più ci si misura con gli obiettivi di Putin fuori dai suoi confini e più ci si rende conto che la convergenza c’è, è reale, è alla luce del sole, e ha al centro un unico grande interesse strategico che permette di armonizzare, in un unico calderone, le posizioni di Trump, di Musk e di Putin. In tre parole tutt’altro che retoriche: distruggere l’Europa.

 

Distruggere l’Europa non significa farla saltare in aria con un ordigno. Ma significa fare tutto il necessario per renderla più vulnerabile, più divisa, più debole, scommettendo sulla sua esplosione politica e investendo le proprie energie per provare a sostenere la crescita dei partiti che al centro del proprio programma elettorale hanno la deflagrazione dell’Unione europea.

 

Aleksandr Dugin, filosofo e politologo russo un tempo con buone entrature al Cremlino, qualche giorno fa ha sintetizzato il tutto con un efficace post su X. “Primi passi: Germania: AfD urgentemente al potere. Regno Unito: Starmer giù, Farage su. Meloni: lasciatela restare (le sue origini ideologiche sono compatibili con Right Woke). Macron: fuori, Le Pen dentro. Tutto il resto ha poca importanza. È facile da fare. È ora di andare”. Definire il perimetro esatto all’interno del quale poter denunciare con certezza assoluta la presenza di un’influenza esterna non è facile (e anche sentenze come quella della Corte  della Romania, che ha annullato un’elezione per interferenze russe, possono lasciare perplessi anche coloro che combattono le interferenze russe). Ma quello che può essere utile mettere insieme nel nostro ragionamento non sono gli effetti dell’ingerenza ma le ragioni. E sulle ragioni c’è poco da discutere: Putin, Musk e Trump, sull’Europa del futuro, hanno  sogni speculari. Nessuno ha interesse ad avere un’Europa più forte, più integrata,  più solidale. Per Trump, avere un’Europa in salute, con un’economia sana, in crescita, e con paesi armonizzati, non ostaggio di partiti anti europeisti, potrebbe essere un problema.

  
Sia a livello commerciale (i dazi non avrebbero grande impatto) sia a livello politico (più l’Europa è divisa e meno check and balance ci saranno nel mondo per arginare il trumpismo). Per Musk, avere un’Europa in salute, con un’economia sana, in crescita e con paesi armonizzati, non ostaggio di partiti anti europeisti, potrebbe essere un problema, non tanto a livello commerciale ma a livello regolatorio: più l’Europa è divisa e meno la Commissione avrà la forza di ostacolare i progetti di X e di StarLink.

Per Putin, a sua volta, avere un’Europa in salute, con un’economia sana, in crescita, con paesi armonizzati, non ostaggio di partiti anti europeisti, significherebbe offrire a un paese come l’Ucraina una protezione ulteriore anche in assenza del sostegno dell’America (tra l’inizio del 2022 e l’agosto del 2024, gli aiuti economici e umanitari dell’Europa sono stati superiori a quelli americani: più di 100 miliardi di euro, sommando anche quelli del Regno Unito, contro gli 85 miliardi degli Stati Uniti).

L’ingerenza di Musk, che arriva laddove neppure Trump riesce ad arrivare, non è illegale e non è clandestina, come scritto tre giorni fa dal País in un servizio dedicato al tema, è semplicemente sfacciata. Nell’ultimo mese, Musk, scegliendo con cura tutti i soggetti politici in Europa meno ostili alla Russia (Meloni a parte), ha appoggiato il partito di estrema destra tedesco AfD, ha chiesto il rilascio dell’estremista anti islamico britannico Tommy Robinson, attualmente in carcere, ha suggerito di cacciare i magistrati che hanno criticato il governo italiano sulle politiche migratorie e ha definito il primo ministro britannico Keir Starmer un tiranno malvagio che dovrebbe essere in prigione. L’ingerenza di Musk è sfacciata, e punta a indebolire l’Europa.

  

L’ingerenza di Putin è meno sfacciata e ha lo stesso obiettivo: rendere più fragile la difesa di tutto ciò che la Russia combatte, non solo l’Ucraina ma più in generale la democrazia liberale. Ieri l’Atlantic ha messo insieme alcune storie interessanti che permettono di capire in che senso la minaccia della guerra ibrida portata avanti dalla Russia in Europa non è solo una minaccia ma è qualcosa di reale. Il mese scorso, per dire, il cavo elettrico sottomarino Estlink 2, cavo che collega l’Estonia con la Finlandia, paesi membri dell’Unione europea e della Nato, è stato improvvisamente tagliato in due. In seguito all’incidente, il capo della politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas, ha dichiarato al quotidiano tedesco Welt che i “tentativi di sabotaggio nel Mar Baltico non sono incidenti isolati” ma “parte di un modello di azioni deliberate e coordinate per danneggiare la nostra infrastruttura digitale ed energetica”. Poco dopo che Estlink 2 è stato sabotato, le autorità finlandesi hanno sequestrato una petroliera. Si chiama Eagle S, era in rotta da San Pietroburgo all’Egitto, era registrata presso le Isole Cook nell’Oceano Pacifico e secondo gli investigatori faceva parte della cosiddetta flotta ombra della Russia, un insieme di petroliere battenti bandiera straniera che il regime di Putin usa per vendere petrolio russo ed eludere le sanzioni economiche internazionali imposte dopo la sua invasione dell’Ucraina. L’Eagle S, scrive ancora l’Atlantic, non era però una semplice petroliera ma aveva probabilmente anche uno scopo militare segreto, dato che gli investigatori hanno scoperto nella nave apparecchiature di sorveglianza avanzate. Dal 2023, almeno dieci cavi nel Mar Baltico sono stati danneggiati, creando lesioni ad alcuni collegamenti con Estonia, Finlandia, Svezia, Germania e Lituania. In questo quadro, dettaglio finale, le autorità di diversi paesi europei, da settimane, stanno indagando su alcuni pacchi che hanno preso fuoco in alcuni aeroporti, nei pressi delle aree di competenza di alcune compagnie aeree cargo e stanno indagando su una serie di sabotaggi sospetti, secondo alcuni investigatori attribuibili anche indirettamente ad alcuni agenti russi, che in alcuni luoghi strategicamente cruciali per l’Europa hanno colpito fabbriche di munizioni, linee ferroviarie cruciali, insieme a infrastrutture civili come magazzini e centri commerciali.

   

Le ingerenze sono diverse, gli interessi non sono gli stessi, le posizioni possono apparire agli antipodi ma gli obiettivi di Trump, Musk e Putin, in Europa, sono simmetrici. E mai come oggi coloro che hanno a cuore la difesa della democrazia liberale hanno una ragione in più per evitare che l’Europa diventi l’ippodromo ideale per le scorribande dei cavalli di Troia degli estremisti più pericolosi del mondo.
 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.