Matthieu Pigasse (foto Eric Fougere/VIP Images/Corbis via Getty Images) 

combat culturel

La battaglia di Pigasse contro Bolloré e la visione dell'estrema destra francese “Mmt”

Mauro Zanon

Il banchiere punk-rock del capitalismo francese, vicino alla gauche, vuole anche scendere in campo per un “combat culturel” contro la concezione del mondo propugnata dal trittico Milei, Musk e Trump

Parigi. Matthieu Pigasse è il banchiere punk-rock del capitalismo francese. Co-proprietario del Monde, il quotidiano dell’intellighenzia, e degli Inrockuptibles, il settimanale indie-pop più celebre di Francia, Pigasse è un ospite sempre gradito nei salotti del Tout-Paris. Dal 2017 è proprietario del festival Rock en Seine e azionista dell’etichetta londinese Rough Trade, e dal 2020 dirige la filiale parigina della banca di investimento americana Centerview, dopo anni da numero uno di Lazard France. Ma ora il banchiere d’affari nato a Clichy in una famiglia di intellettuali e con il cuore a gauche vuole anche scendere in campo per un “combat culturel”, così l’ha definito, che giudica fondamentale per il futuro della Francia: la battaglia contro l’estrema destra e contro colui che la vorrebbe all’Eliseo, il magnate bretone Vincent Bolloré. “Penso che siamo arrivati a un momento critico della storia delle nostre società, con una polarizzazione estrema tra due concezioni del mondo: una aperta e progressista e un’altra chiusa, che si fonda sulla chiusura delle frontiere e delle menti, e sul rifiuto degli altri. Questa visione è difesa dalla destra radicale e dal trittico ‘Mmt’: Milei, Musk e Trump, che hanno fatto un importante e grave collegamento tra liberalismo economico e conservatorismo sociale”, ha detto Pigasse in un’intervista a Libération.

  

Per il banchiere, c’è “una battaglia fondamentale da combattere” contro la visione veicolata da questo trittico, e di cui Bolloré, proprietario della rete all-news sovranista Cnews, sarebbe l’incarnazione francese. “Voglio mettere i media che controllo al servizio di una visione aperta e progressista del mondo. Se si guarda allo sviluppo di Radio Nova (la radio di cui è proprietario, ndr), è esattamente quello che stiamo facendo e che continueremo a fare in modo sempre più deciso”, spiega Pigasse.

  

Già consigliere di Dominique Strauss-Kahn e di Laurent Fabius al ministero dell’Economia, Pigasse è sempre stato vicino alla gauche, quella socialista, e la scorsa estate non ha esitato a sostenere il Nuovo fronte popolare (Nfp), la coalizione delle sinistre. “Parlo con le persone a cui sono vicino politicamente: ossia la sinistra. E con tutte le forze di sinistra”, sottolinea il banchiere. “Sono convinto che se la sinistra vuole vincere, e mi auguro ardentemente che possa farcela, dobbiamo riuscire a unire le sue sensibilità. Credo di essere uno dei pochi leader economici a parlare alla sinistra e a dire apertamente quello che dico. Mi sono schierato con Nfp durante le elezioni legislative dell’estate 2024. E ho ricevuto tonnellate di fango da certi ambienti economici, che mi spiegavano, da un lato, che il bilancio economico e finanziario era eccellente e, dall’altro, che era irresponsabile sostenere la sinistra e Nfp”.

 

Ma non c’è altra soluzione, per Pigasse, se la sinistra vuole tornare a essere protagonista: unirsi e mettere da parte le lotte di ego, perché dall’altra parte c’è un’estrema destra che continua ad allargare il suo bacino elettorale ed è fiancheggiata da grandi imprenditori. “Noto che, tra i dirigenti delle grandi aziende e l’estrema destra, c’è una simpatia, e in alcuni casi persino una connivenza. Questo perché i temi del Rassemblement national piacciono agli imprenditori: meno governo, meno burocrazia, meno tasse. Noto che sono le stesse persone che per prime chiedono aiuti pubblici, che hanno applaudito quando lo stato ha distribuito oltre 140 miliardi di prestiti garantiti durante il Covid”, dice Pigasse. Questi dirigenti, secondo l’azionista del Monde, hanno dimenticato un aspetto fondamentale, ossia che “le imprese sono anche a servizio del bene pubblico”. “È uno dei pilastri della società civile. Inoltre, non mi capacito del fatto che i sostenitori di questa posizione non si rendano conto che il nazionalismo economico e il ripiegamento su sé stessi portano a un vicolo cieco”, sottolinea Pigasse.

   

Quando Libération gli chiede a che imprenditori pensa, il banchiere di Centerview non ha dubbi: “Vincent Bolloré è l’esempio più lampante”. Nel 2015, in un’intervista a GQ France, lo aveva già preso di mira, definendolo “un predatore”. Dieci anni dopo, Pigasse, come scrive Libération, “sembra volersi presentare come un quasi-Bolloré di sinistra”. A Parigi, si chiedono fino a dove si spingerà il banchiere punk-rock che nel suo ufficio ha un poster dei The Clash e tra una riunione e l’altra ascolta i Sex Pistols a tutto volume. Il prossimo 17 gennaio, al Cirque Électrique, centro eventi alle porte di Parigi, è prevista una grande serata di mobilitazione intitolata “Disarmiamo l’impero Bolloré”. Gli organizzatori della serata anti Bolloré invitano tutti i cittadini a “indagare minuziosa sul suo impero” e a “raccogliere le testimonianze” per informare la Francia sul pericolo rappresentato dall’imprenditore bretone. Chissà se anche Pigasse passerà a testimoniare.