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Jibril, Shalit: tutti gli scambi di prigionieri "sbilanciati" nella storia di Israele

Priscilla Ruggiero

Dagli anni Novanta, lo stato ebraico ha rilasciato quasi settemila detenuti per la liberazione e il recupero di cadaveri di suoi cittadini. Nell'ultimo accordo con Hamas ci sarebbero almeno 250 terroristi condannati all’ergastolo e altri 400 a pene fino a 20 anni

Durante la prima tregua tra Israele e Hamas, a un mese e mezzo dall’attacco del gruppo terroristico  nei kibbutz  il 7 ottobre 2023, il governo israeliano rilasciò  240 palestinesi, tra cui 71 donne e 169 bambini, in cambio di 81 israeliani e 24 stranieri tenuti in ostaggio nella Striscia di Gaza. Dopo più di un anno, l’accordo per il cessate il fuoco  e la  liberazione degli ostaggi israeliani  rimasti per 468 giorni nei tunnel della Striscia passa di nuovo per il rilascio di un numero (ancora imprecisato) di detenuti palestinesi, alcuni condannati all’ergastolo per crimini di terrorismo. Secondo il media israeliano Channel 12  in cambio dei 33 ostaggi che saranno liberati nella prima fase di 42 giorni dell’accordo  ci saranno almeno 250 terroristi condannati all’ergastolo e altri 400 a pene fino a 20 anni, in sei tranche. Il sesto gruppo comprenderà prigionieri palestinesi che erano stati rilasciati nello scambio con Gilad Shalit nel 2011 e che erano stati nuovamente arrestati da Israele  dopo il  rilascio.  Lo stato di Israele ha una lunga storia di scambi di prigionieri: dagli anni Novanta,  ha rilasciato quasi settemila  detenuti  per la liberazione e il recupero di cadaveri di   suoi cittadini.  Uno degli accordi più difficili per Israele fu appunto quello per la liberazione del soldato Gilad  Shalit, catturato nel 2006 e tenuto ostaggio a Gaza per cinque anni: fu rilasciato in cambio di 1.027 palestinesi, tra cui trecento ergastolani. Tra questi c’era anche Yahya Sinwar: con una condanna a quattro ergastoli, fu suo fratello Mohammed Sinwar a rapire Shalit (oggi è uno dei leader di Hamas rimasto a Gaza). Dopo la  liberazione del soldato israeliano, Yahya divenne il leader di Hamas e la mente dell’attacco terroristico contro Israele. Quello scambio venne descritto come “il più sbilanciato della storia di Israele”. Ma non è stato l’unico. 

 

Durante la guerra del Libano del 1982, Fatah rapì in Libano sei soldati   israeliani: furono scambiati con oltre  4.500 prigionieri palestinesi nel novembre del 1983. Soltanto due anni dopo ci fu l’accordo di Jibril, in cui 1.150 prigionieri palestinesi furono  scambiati con tre israeliani   rapiti dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. I dettagli che sono filtrati sul prossimo scambio fanno tornare alla mente proprio l’accordo “più sbilanciato” di Shalit, per via del numero di detenuti in via di liberazione: tra loro potrebbe esserci Abdullah Barghouti, che sta scontando 67 ergastoli e più 5.200 anni di carcere per il suo coinvolgimento in diversi attentati in cui hanno perso la vita complessivamente 67 persone (Hamas non riuscì a ottenere  il suo  rilascio  nell’accordo per Shalit). E poi Marwan Barghouti, “l’erede di Arafat”  che sta scontando cinque ergastoli per alcuni  attacchi terroristici in cui sono stati uccisi cinque israeliani;  Ahmed Saadat,  ideatore dell’assassinio del ministro israeliano Rehavam Ze’evi; Ibrahim Hamed, la “mente” dietro agli attacchi suicidi durante la Seconda intifada, da Ben Yehuda al Cafe Moment, e Abbas al Sayyed, responsabile dell’attacco  al centro commerciale HaSharon della città di Netanya nel 2001, in cui morirono 35 persone e centinaia rimasero feriti.

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