Ansa

Le condizioni di salute di Boualem Sansal sono sempre più gravi.  Parigi e Algeri in crisi

Mauro Zanon

Una biopsia effettuata a dicembre ha evidenziato un cancro alla prostata. Lo scrittore è accusato di complotto contro la sicurezza dello stato: dal 16 novembre è incarcerato in Algeria senza la possibilità di ricevere cure adeguate. “Rischia di morire in prigione”, ha detto il neurologo Boris Cyrulnik

Accusato di “complotto contro la sicurezza dello stato” per un’intervista al media francese Frontières sulla questione del Sahara occidentale, territorio conteso tra il Marocco e gli indipendentisti saharawi del Fronte Polisario sostenuti dall’Algeria, lo scrittore e intellettuale algerino Boualem Sansal, 80 anni, è nelle mani del regime di Algeri dallo scorso 16 novembre: senza la possibilità di essere difeso dal suo avvocato francese, François Zimeray, privato di visto, e in condizioni di detenzione e salute drammatiche. Una biopsia effettuata a dicembre ha evidenziato un cancro alla prostata.

Secondo le informazioni del Foglio, Sansal aveva chiesto di essere curato in un ospedale militare, ma il regime, oltre a tenerlo in prigione a Koléa, a 35 chilometri da Algeri, in attesa dei risultati della biopsia, avrebbe respinto la richiesta e lo avrebbe trasferito in un altro istituto ospedaliero, inadeguato a sostenere le cure di cui avrebbe bisogno. Sempre secondo le informazioni del Foglio, l’avvocato d’ufficio nominato dal presidente dell’ordine degli avvocati di Algeri avrebbe fornito all’entourage parigino dello scrittore il nome di un oncologo algerino: un grande oncologo francese, nel rispetto della deontologia medica, avrebbe provato a entrare in contatto con il suo collega ad Algeri, ma senza ricevere risposta. “Rischia di morire in prigione”, ha dichiarato il neurologo Boris Cyrulnik, amico di Sansal.

Koléa è la prigione degli oppositori del regime, ex dignitari, imprenditori, giornalisti e intellettuali accusati di terrorismo o atti sovversivi ai sensi dell’articolo 87 bis del codice penale algerino, come appunto Sansal. Il suo caso è aggravato dalla profonda crisi diplomatica fra Parigi e Algeri. A fine dicembre, il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, ha definito Sansal “un impostore che non conosce la propria identità” mandato dalla Francia. Mercoledì, nella capitale algerina, si è tenuta una conferenza intitolata “La criminalisation du colonialisme français selon le droit international”, durante la quale i relatori, vicini al regime, hanno denunciato “la campagna di odio” che la Francia condurrebbe contro l’Algeria. La detenzione arbitraria di Sansal, prigioniero politico, è una delle vendette di Algeri contro Parigi. L’editore del suo ultimo libro, Jean-François Colosimo, lo ha paragonato ad Alexander Solzhenitsyn, il grande dissidente sovietico, l’autore di “Arcipelago Gulag”.

 

“Come Solzhenitsyn, è un matematico brillante che entra tardi nel mondo della letteratura per denunciare il male. Così come Solzhenitsyn ha smascherato la Russia sovietica, Sansal smaschera l’Algeria del Fronte di liberazione nazionale. Così come Solzhenitsyn ha denunciato l’accecamento degli occidentali dinanzi al comunismo, denuncia il nostro di fronte all’islamismo”, ha detto al Figaro Colosimo, direttore editoriale delle Éditions du Cerf. Sansal nasce a Theniet El Had, ma cresce ad Algeri a rue Darwin, a centro metri dalla casa di Albert Camus. Ha 13 anni quando l’Algeria diventa indipendente. Sono gli anni Sessanta, e Algeri è considerata la capitale della sinistra terzomondista, “la Mecca dei rivoluzionari”: per le strade, si incrociano Che Guevara e le Black Panthers. Le ragazze girano in abiti leggeri, Sansal ha i capelli da beatnik e quando è studente ha la fortuna di incontrare i suoi idoli, Bob Dylan e Jane Fonda. Poi, il colpo di stato di Boumédienne  segna la fine dei sogni di libertà di una certa Algeria. Sansal si rifugia nella matematica e diventa un alto funzionario del ministero dell’Industria. A 50 anni, scrive il suo primo romanzo, “Le serment des barbares”, incentrato sulla sanguinosa guerra civile algerina: vi denuncia la violenza che mina la società, la corruzione dilagante nell’amministrazione statale e la strumentalizzazione da parte del regime della guerra di indipendenza. Il romanzo è pubblicato da Gallimard, riscuote un successo internazionale, ma in Algeria viene censurato. Poco dopo, Sansal, riceve una lettera dal ministero, che gli annuncia il suo licenziamento. Da quel momento, inizia la sua vita da dissidente.

Libro dopo libro denuncia i soprusi e le menzogne dei dirigenti di Algeri e il totalitarismo islamista che soffoca la sua amata Algeria. Nella sua ultima opera, “Le français, parlons-en!” (Éditions du Cerf), ha preso di mira l’attuale presidente algerino, Tebboune, paragonandolo al Grande Fratello  di Orwell, e il suo regime alla Corea del Nord. Per molti osservatori è stata quella l’accusa di troppo.
 

Di più su questi argomenti: