Evo Morales è ufficialmente latitante

Maurizio Stefanini

L'ex presidente della Bolivia non si è presentato in tribunale per l'udienza nell'indagine che lo vede accusato di violenza sessuale su minore e tratta di esseri umani. Emesso un nuovo mandato di arresto. Lo scontro con Luis Arce, un tempo suo braccio destro

Evo Morales è ufficialmente latitante. È arrivato a un punto culminante lo scontro che da tempo divide colui che con il venezuelano Hugo Chávez e l’ecuadoriano Rafael Correa fu uno dei tre grandi leader dell’ala più radicale dell’ondata a sinistra latino-americana di inizio millennio e il presidente Luis Arce: che, dopo essere stato il suo brillante ministro dell’Economia e il suo erede ufficiale, ha rotto con lui nel modo più spettacolare. Adesso, appunto, Arce vuole Morales in galera e comunque escluso dalle prossime elezioni, mentre i seguaci di Morales protestano per obbligare Arce alle dimissioni.

  

Ieri Morales era appunto stato convocato in tribunale per una udienza sulle misure cautelari per l'indagine che lo vede accusato di violenza sessuale su minore e tratta di esseri umani. Non si è presentato: per la seconda volta. Dunque la giustizia lo ha dichiarato in ribellione. Nel corso dell'udienza, durata più di quattro ore presso la Corte dipartimentale di giustizia di Tarija, il giudice Nelson Rocabado ha deciso di ordinare il suo interrogatorio, congelare i suoi conti, registrare i suoi beni ed emettere un nuovo mandato di arresto. Al termine dell'udienza in tribunale, la difesa di Morales ha annunciato che avrebbe chiesto una mozione di libertà.

 

Evo Morales risponde appunto che vogliono “eliminarlo” dalle presidenziali. Nei minuti precedenti l'inizio dell'udienza, l'avvocato di Morales ed ex ministro Jorge Pérez, ha dichiarato ai media che il suo assistito è “innocente e perseguitato politicamente” perché non sarebbe stato seguito il giusto processo e ha confermato che non è stato informato. “Ecco perché il mandato d'arresto e l'accusa formale sono illegali: lui non è mai stato avvisato. Dovrebbero dimostrarci che gli assistenti del Pubblico Ministero sono arrivati ​​a casa sua, cosa che non esiste”.

 

L'udienza era inizialmente prevista per martedì, ma era stata sospesa fino a ieri, dopo che la difesa dell'ex presidente aveva presentato un certificato medico in cui si affermavano impedimenti alla salute per presenziare. Il giudice Nelson Rocabado aveva allora dato una scadenza per presentare una valutazione medica presso l’Instituto de Investigaciones Forenses. Pochi minuti prima dell'inizio dell'udienza di venerdì, si sono verificati momenti di tensione davanti alla porta del tribunale tra sostenitori e detrattori di Morales. I suoi seguaci hanno appeso cartelli che chiedevano la presunzione di innocenza e si riferivano al presidente Luis Arce dicendo: "Perché alcuni funzionari pubblici non lo hanno denunciato all'epoca e ora dicono che era un secreto a voces?”. Traducibile come “segreto di Pulcinella?” Dunque, “sono complici!”

 

Nel frattempo, una ventina di detrattori dell'ex presidente, i cui volti erano coperti da maschere, berretti e occhiali, portavano cartelli in cui chiedevano giustizia. Dopo l'ingresso del pubblico ministero e dell'avvocato di Morales, i due gruppi si sono scontrati, urlando. Alcuni hanno accusato i detrattori di essere funzionari pubblici pagati per essere lì e hanno preteso che si mostrassero, al che altri hanno risposto: “lasciate che Evo si mostri!”.

  

Il processo si svolge appunto nel contesto di una lunga disputa interna al Movimento verso il socialismo (Mas), sul controllo del partito e del potere statale. Il leader dei coltivatori di coca è attualmente indagato per i reati di tratta di esseri umani e stupro di minore. Secondo la documentazione della Procura, l'ex presidente nel 2016 ha avuto con una adolescente una figlia. La bambina sarebbe stata registrata due anni dopo in un registro civile nella città di Yacuiba, al confine con l'Argentina, e il certificato di nascita costituirebbe prova di il crimine. Quando si è verificata la presunta gravidanza la vittima aveva 15 anni e Morales 57.

 

Nel processo sono coinvolti anche i genitori della presunta vittima, accusati di aver agito in complicità e di aver ottenuto favori politici attraverso i legami della figlia con l'allora presidente. Il padre della giovane donna è in carcere in custodia cautelare e sua madre è stata a sua volta dichiarata in ribellione dopo non essersi presentata all'udienza di martedì a cui era stata convocata.

 

Finora, né Morales né i suoi hanno negato la vicenda. Dicono solo che è il governo dietro al caso, per bloccare il suo futuro politico. Da notare comunque che sulla vicenda c’è un silenzio assordante e imbarazzato da parte del tipo di soggetti che anche in Italia sono pronti a difendere un personaggio come Maduro sul caso Trentini. Se Morales è davvero un perseguitato politico, allora vuol dire che è un dittatore quel Luis Arce che anche per Maduro è un prezioso alleato. Se Arce ha ragione, allora crolla il profilo di quel Morales che tuttora resta una icona del Socialismo del XXI secolo, a partire dalla croce con falce e martello regalata a Papa Francesco. Insomma: meglio glissare e fare finta di niente.

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