Scam cambogiano
In Cambogia le truffe online su scala industriale fruttano quasi quanto il traffico di droga
Nel paese i truffatori sono anch’essi truffati. Dopo essere stati attratti con il miraggio di un lavoro ad alto guadagno nel settore informatico, sono ridotti in uno stato di schiavitù costretti a lavorare come esecutori di truffe informatiche. E spesso pagano con la vita il loro errore. Lo scamming genera un giro d’affari annuo di circa 64 miliardi di dollari.
In Cambogia una delle più di frequenti cause di morte tra gli stranieri è la caduta dalle finestre ai piani alti di un palazzo. Tutte le morti sono considerate incidenti o suicidi. E tutti i morti sono collegati alle attività di cyberscam, di truffa online, ormai talmente diffuse da essere conosciute semplicemente come scam o scamming.
In questa “nuova manifestazione del male”, com’è stata definita, i truffatori sono anch’essi truffati e spesso pagano con la vita il loro errore. Dopo essere stati attratti con il miraggio di un lavoro ad alto guadagno nel settore informatico, sono ridotti in uno stato di schiavitù, rinchiusi in “compound” – edifici, condomini, protetti da muri di cinta e filo spinato guardati a vista da guardie armate – costretti a lavorare come esecutori di truffe informatiche di ogni genere. Chi si rifiuta, cerca di fuggire o solo non produce abbastanza, viene percosso, torturato, a volte ucciso. E diventa merce per i trafficanti di organi. Secondo l’ultimo rapporto del Counter Trafficking in Persons della United States Agency for International Development (Usaid), in Cambogia dovrebbero essere 150 mila le persone costrette a lavorare nello scamming.
Nelle sue diverse forme lo scamming genera un giro d’affari annuo di circa 64 miliardi di dollari. All’attuale tasso d’incremento in pochi anni potrebbe superare il fatturato del traffico di droga, pari a 80 miliardi di dollari. Solo in Cambogia vale circa 12,5 miliardi di dollari l’anno, il 40 per cento circa del prodotto interno lordo nazionale. Una montagna di denaro che a sua volta s’intreccia e alimenta altre attività criminali, in particolare il riciclaggio di denaro.
Per produrre un fatturato del genere lo scamming deve essere organizzato su scala industriale e offrire una gamma diversificata di “prodotti”. Si va dalle truffe online come le false mail di istituti bancari, fornitori di prodotti, sedicenti venditori, procacciatori d’affari ormai conosciute ma sempre meno distinguibili da un originale, agli investimenti in cripto valute sino al “pig butchering”, la “macellazione dei maiali”, ossia l’adescamento di una potenziale vittima (con promesse di guadagni, amore o successo oppure con minace di scandali o di guai giudiziari) che viene lentamente e inesorabilmente depredata.
Quest’economia sommersa è controllata dalla mafia cinese che gode di protezioni ad altissimo livello nel governo cambogiano. Ne è esempio il LYP Group, cui si attribuisce la costruzione e la gestione degli scam compound. Ly Yong Phat, proprietario del gruppo, è membro permanente del Comitato centrale del Cambodian People’s Party, il partito di governo, nonché consigliere del primo ministro Hun Manet e di suo padre Hun Sen, che gli ha ceduto la carica dopo quasi quarant’anni di potere. Hun To, cugino di Hun Manet (quindi nipote di Hun Sen), dal canto suo, dirige la Huione Pay, società sospettata di offrire tecnologie, dati e servizi di riciclaggio agli operatori di scam nel sud-est asiatico nonché di avere ricevuto criptovalute dal gruppo nordcoreano Lazarus.
Per la maggior parte, le vittime di scam sono cinesi e il governo di Pechino ha iniziato un’operazione di propaganda per avvertire i suoi cittadini dei rischi dello scam. Per il momento, però, si tratta di un’operazione di facciata: per la Marina dell’esercito popolare di liberazione, la base navale cambogiana di Ream ha un valore strategico che compensa ampiamente quei rischi. Tanto più che anche la US Navy vorrebbe usufruire della stessa base. Anche gli Stati Uniti, in compenso, sono colpiti dalle fabbriche della frode cambogiane, che nel 2023 avrebbero guadagnato con gli americani circa 3,5 miliardi di dollari. Secondo un rapporto dell’US Institute of Peace, lo scamming “potrebbe presto rivaleggiare col Fentanyl come uno dei maggiori pericoli per gli Stati Uniti”. A quanto sembra, dunque, lo scam è stato uno dei temi discussi tra Hun Manet e il direttore della Cia Bill Burns che nel luglio scorso ha fatto un viaggio “segreto” in Cambogia. E ancora una volta, la base di Ream, è diventata la vera posta del nuovo Grande Gioco. Mentre la Cambogia si avvia a divenire la “Scambodia”.