Elon Musk (foto Ap, via LaPresse)

Musk vorrebbe essere (anche) il gamer più bravo del mondo, ma ha fatto un guaio

Pietro Minto

Il capo di X ha un problema con i videogiochi da quando, il 7 gennaio, partecipò a una diretta video su X nella quale giocava a un videogioco di ruolo a tema fantasy chiamato Path of Exile 2

Uno scandalo turba da giorni un sottobosco digitale che sta tra i gamer, ossia gli appassionati di videogiochi, ed Elon Musk. Non ha a che fare con l’inaugurazione di Donald Trump ma riguarda una delle tante vite parallele di Musk, ceo di Tesla, SpaceX, Neuralink e Boring Company, ma anche utente sempre attivo su X, padre di almeno dodici figli, e da alcune settimane millantatore di gloriosi risultati nel settore dei videogiochi

 

Tutto è iniziato il 7 gennaio, quando Musk partecipò a una diretta video su X nella quale giocava a un videogioco di ruolo a tema fantasy chiamato Path of Exile 2. Dal nome del suo personaggio, Percy_Verence, risultava che Musk fosse nella top 10 dei più forti e avanzati. Durante la live, Musk si dimostrò però confuso e poco abituato alle più elementari dinamiche del gioco, spingendo molti spettatori a chiedere: poteva forse l’uomo più ricco del mondo aver accumulato centinaia di ore di gioco a tale livello, se alla prima prova pubblica sembrava un noob (come vengono chiamati i dilettanti dei videogiochi)? 

 

In questi giorni la clip di Musk alle prese con un personaggio di livello 97 ma goffo come un novellino ha fatto il giro di Twitch e YouTube. Sembrerà una facezia, specie alla luce del profilo politico da Übermensch raggiunto da Musk, ma il nostro ha sempre fatto molto attenzione alla sua credibilità negli ambiti più nerd. E’ comparso in “Iron Man”, “The Big Bang Theory”, “Rick & Morty”; si vanta dei meme che pubblica su Twitter; e poi è quello di SpaceX e del futuro su Marte. Essere anche il miglior gamer del mondo, o quasi, era parte del suo piano – ne aveva anche parlato nel podcast di Joe Rogan.

 

L’egemonia culturale della destra nel mondo digitale si basa anche su cose simili. Il successo di Joe Rogan, quello del filosofo-da-YouTube Jordan Peterson, la radicalizzazione dei giovani maschi etero, bistrattati dal woke e dalle femministe: tutto si erge su una critica della sinistra liberal, debole e retrograda in confronto alla presunta coolness dell’alt-right. I videogiochi sono stati – e sono tuttora – l’architettura fondamentale di questo ordine culturale: al centro di tutto, il Gamergate, uno “scandalo” scoppiato nel 2013 in cui molti appassionati di videogiochi accusarono la stampa del settore e alcune sviluppatrici di essere in combutta nel nome del femminismo. La vicenda contribuì a cementare tecniche di disinformazione e intimidazione che tornarono utili al movimento trumpiano. Alla luce di tutto questo, il fallimento muskiano assume un contorno politico notevole. Le critiche non si limitano al mondo del gaming. Uno dei comici più noti online, Bill Burr, stand-up comedian statunitense in grado di alternare un’ospitata da Joe Rogan al mainstream del “Saturday Night Live”, ha preso platealmente in giro tutti quegli “esperti di incendi” che online hanno alimentato le polemiche politiche sul disastro di Los Angeles. Un attacco, per quanto indiretto, che sembra rivolto anche a Rogan e Musk, piovuto da una delle persone più ascoltate nella manosphere. Un altro colpo è arrivato in settimana da Sam Harris, neuroscienziato e autore best seller, già ospite del solito Rogan e di altri podcast seguitissimi nel mondo tecnologico, che sulla sua newsletter ha pubblicato una critica di Musk. Da ex amico ha ricordato di aver conosciuto un’altra persona e ha denunciato la “complicità” di molti amici in comune tra i due, che rimangono silenti di fronte alla deriva muskiana.

 

Ma ci sono anche divisioni più profonde, come quella diventata palese negli ultimi giorni del 2024, quando su X si consumò una discussione molto animata tra due anime del nuovo Partito repubblicano: quella degli oltranzisti che vogliono deportare tutti gli immigrati e l’ala vicina alla Silicon Valley, che ha bisogno dei lavoratori con il Visto H-1B per il personale specializzato. Lo scontro continua, per quanto sotterraneo, come confermato dalla recente intervista del Corriere della Sera a Steve Bannon, nella quale l’ex consigliere di Trump ha attaccato Musk.

 

Sono crepe piccole ma interessanti perché riguardano aspetti su cui l’alt-right ha fatto leva per assumere un’egemonia culturale, soprattutto tra i giovani, per presentarsi come l’alternativa al grigiore democratico. Era una posa, ovviamente, e non c’è dimostrazione migliore di questo di Percy_Verence, un personaggio che Musk aveva comprato, pagando un giocatore esperto per giocare al posto suo, nella vana speranza di essere un gamer come gli altri. Anzi, migliore degli altri.

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