reportage
Il giuramento di Donald Trump visto dalla California
Nel raduno Maga organizzato in un ristorante messicano di Marina del Rey si sono date appuntamento alcune decine di sostenitori di Trump, il ritorno del presidente si aspetta soprattutto con speranza. "Con gli incendi la gente si sta svegliando", ci dice Paul: "Stanno per succedere grandi cose nel paese"
In California, lo stato più di sinistra d’America, il giuramento di Donald Trump arriva all’ora di colazione. E in uno stato che non sembra sapere bene come gestire l’informazione. La California da trent’anni è uno stato democratico, blu: persino l’ultimo governatore repubblicano che lo stato ha avuto, Arnold Schwarzenegger, è un repubblicano atipico, uno di quelli che Trump chiama Reno (Repubblican in Name Only); uno che lo scorso novembre ha votato e sostenuto Kamala Harris.
Eppure, in questo stato tanto democratico, quanto enorme e ricco, che proprio in questi giorni brucia per una serie devastante di incendi, il ritorno di Trump ha un sapore diverso. Ha quello della speranza per i (pochi) repubblicani e della paura per i (tanti) democratici. I democratici da queste parti sono tanti e detestano Trump. Ma, oggi, hanno imparato che Trump può vincere anche, anzi, soprattutto, quando sembra impossibile. E sanno che così come Trump ha vinto, per due volte nel paese, prima o poi potrebbe vincere anche nella loro roccaforte democratica. Tra il 2020 e il 2024 Trump, qui, ha guadagnato cinque punti e ha raggiunto il 39 per cento.
In uno scenario in cui mezza Los Angeles brucia, i bacini idrici sono a secco e i social sono pieni di troll che dicono che ad appiccare gli incendi sono stati dei non meglio precisati ‘democratici’. Dall’altra parte della barricata ci sono i repubblicani, che oggi sono pieni di speranza e orgoglio. Il loro leader, il più negletto di sempre, quello che negli anni è stato accusato di qualsiasi nefandezza, è stato più forte di tutto: più delle accuse, più dei processi, più di "un’elezione rubata", più dei media corrotti che hanno distribuito fake news su di lui. E adesso è tornato. Così, in questo raduno Maga, organizzato con sinistra ironia in un ristorante messicano di Marina del Rey (uno dei precinct più democratici di Los Angeles) dove si sono dati appuntamento (pagando un biglietto di 100 dollari di ingresso) alcune decine di sostenitori di Trump, il ritorno del presidente si aspetta soprattutto con speranza.
La speranza forte concreta che, dicono, ‘finalmente Trump possa raddrizzare il paese’ e quella espressa a mezza voce, a cui nemmeno osano credere davvero, che Trump, prima o poi, possa espugnare anche la California, e liberarli dall’odiato governo progressista locale. “E' una questione di numeri - ci dice Paul, uno degli anziani organizzatori del Watch Party (il cui pubblico è per lo più canuto) - la California è lo stato più popoloso del paese. E quindi siamo anche lo stato con più repubblicani di tutti, anche se, negli ultimi anni, i democratici sono stati di più. Ma non sarà così per sempre. Con gli incendi la gente si sta svegliando. E quando vedranno come il governo di Trump migliorerà le cose nel resto del Paese, molleranno Gavin Newsom, Kamala Harris e Nancy Pelosi al loro destino per abbracciare di nuovo i repubblicani, come ai tempi di Ronald Reagan. Stanno per succedere grandi cose in questo Paese. E anche in questo Stato: Trump ha detto che verrà qui in visita nei prossimi giorni”. Come spesso accade alla domanda “Quali sono le grandi cose che farà Trump?”, le risposte si fanno più vaghe: “Grandi. Trump fa solo cose grandi”.
“Non lo so, lui saprà cosa è giusto”. "Rendere di nuovo l’America Grande”. Ok, niente di nuovo: dell’affezione fideistica dell’elettorato di Trump si è già detto più volte, e non si capisce perché ora, proprio ora le cose dovrebbero cambiare. C’è una cosa però sui cui le risposte si fanno più precise e, anzi, sfiorano la nerditudine: il 6 gennaio. Chi è qui sa ricostruire (almeno dal punto di vista Maga) quello che è successo quel giorno: “Ci hanno accusato di voler ribaltare il risultato delle elezioni. Ma è vero l’esatto contrario- ci dice un sostenitore di Trump con un parrucchino biondo che dovrebbe ricordare la capigliatura di Trump: quel giorno i democratici, con la complicità di Mike Pence, stavano truccando le elezioni. E noi volevamo solo impedirlo. Volevamo solo che i voti dei cittadini americani fossero contati correttamente. Per questo, quest’anno, Trump ha preso così tanti voti: perchè le persone hanno capito che erano state derubate”. Inizia la cerimonia di giuramento, i boo per Biden e Harris si alternano alle ole per Vance, Trump e (soprattutto) Elon Musk. In più stanno iniziando a servire uova e caffè. Le cose con cui, in America, inizia ogni giornata che si rispetti. Anche questa.