dopo l'accordo
Chi ha pettinato i capelli degli ostaggi?
Le domande e le speranze di un paese che fissa le trecce delle tre donne liberate da Hamas e cerca un messaggio
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher avevano una cosa in comune: i capelli legati in una lunga treccia ben stretta. Mentre le tre donne venivano prima caricate dentro un van bianco, poi portate a piazza Saraya di Gaza City, poi consegnate alla Croce Rossa tra la folla urlante radunata per vedere le tre sopravvissute alla prigionia di Hamas, erano seguite dalle telecamere dei miliziani o di al Jazeera che dentro alla Striscia ha documentato lo scambio. Le tre sorridevano, poi cambiavano rapidamente espressione e le loro trecce rimanevano un elemento di stabilità e ordine, una corona sopra la testa di chi era venuto fuori dai nascondigli di Hamas. Israele ha osservato le tre trecce: chi ha acconciato con tanta cura i capelli delle ragazze? E se fosse un segnale? Spesso sono le soldatesse dell’esercito israeliano che si legano i capelli in una treccia ben salda per fare in modo che nonostante la capigliatura non diano fastidio e nell’acconciatura qualcuno si è messo a cercare segnali, messaggi di vita.
“Forse c’è qualche ostaggio a Gaza che intrecciando i capelli degli ostaggi liberati sta comunicando qualcosa”, ha detto domenica Chen Goldstein-Almog, uscita dalla prigionia nel novembre del 2023, durante la prima tregua fra Israele e Hamas. Chen non ha fatto nomi, ma proprio sua figlia era tornata insieme a lei con una treccia in testa. La ragazza svelò il nome di chi l’aveva pettinata prima che venisse portata via dai terroristi: Agam Berger, rapita dalla base di Nahal Oz, dove prestava il suo servizio militare come osservatrice nell’unità 414. Agam Berger era tra le tatzpitanyot che per mesi avevano osservato movimenti lungo i confini, li avevano comunicati ai loro superiori che avevano deciso che non rappresentassero nulla di serio. Le tatzpitanyot, le osservatrici, sono state uccise, malmenate; Agam Berger, Naama Levy, Daniella Gilboa, Karina Ariev, Liri Elbag, Noa Marciana e Ori Megidish sono state portate a Gaza: Noa è morta durante la prigionia, soltanto Ori ha fatto ritorno dopo un’operazione di salvataggio di Tsahal. Molte di loro, come tante ragazze durante il servizio militare, erano solite nelle ore di servizio, sistemare i capelli in una treccia.
Nei capelli di Romi, Emily e Doron i genitori delle cinque soldatesse hanno visto un messaggio: siamo vive, esistiamo ancora, possiamo tornare, aspettateci. Le ragazze non sanno cosa accade fuori, non sanno fino a che punto arriverà lo scambio e neppure che i loro nomi sono sulla lista dei trentatré ostaggi che Hamas si è impegnato a liberare nella prima fase della tregua. Chi sta fuori, chi le aspetta, non sa cosa stanno patendo, dove sono rinchiuse, le ha viste spesso con i capelli stretti in una treccia, ora la stessa treccia la vede su altre e spera. Forse, si illude.
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