il racconto dall'ucraina
Kyiv guarda Trump: le ipotesi diplomatiche e le aspettative
Il ricordo dei caduti in guerra e le speranze per la nuova presidenza americana si intrecciano, ma sullo sfondo restano dubbi e preoccupazioni per un possibile disinteresse della Casa Bianca. E al caffè Trump, nella capitale ucraina, si riscrivono i suoi slogan
Kyiv. La mattina del 20 gennaio, il giorno dell’insediamento del neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Yuri, 45 anni, è arrivato nell’improvvisato viale della memoria situato in Piazza dell’Indipendenza nel centro di Kyiv per onorare la memoria del suo amico ed ex collega Oleksandr Tsebriy, morto nella regione di Donetsk il 24 luglio 2024. Prima della guerra, Tsebriy era un imprenditore ed ex sindaco di Uman, una città nella regione di Cherkasy. Yuri, è stato ferito a Nikolaev nel 2022, viene qui spesso per controllare se i teppisti hanno danneggiato la foto del suo amico.
Il viale della Memoria è stato creato spontaneamente, dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia. In passato un prato anonimo, ma ora dalla terra umida spuntano migliaia di bandiere gialle e blu, tra le quali si possono vedere i ritratti dei soldati caduti. Ogni nuova bandiera significa che la vita di qualcuno è stata stroncata sul campo di battaglia. Yuri ripone grandi speranze in Trump: “Troverà le leve giuste per fare pressione su Putin e fermarlo”, racconta al Foglio.
Secondo un sondaggio condotto dall’Istituto internazionale di Sociologia di Kyiv nel dicembre 2024, il 45 per cento degli ucraini ritiene che la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane renda la pace più vicina. Un altro 40 per cento degli intervistati pensa che con la sua ascesa al potere, Trump non cambierà nulla per l’Ucraina, e solo il 14 per cento ritiene che la prospettiva della pace si stia allontanando. “Il rischio più grande è che Trump possa perdere interesse personale nella guerra”, spiega Valeriy Chaliy, ex ambasciatore ucraino negli Stati Uniti, durante una conferenza stampa a Kyiv.
Chaliy è stato ambasciatore dal 2015 al 2019, quindi ricorda bene la prima presidenza di Trump, durante la quale revocò l’embargo sulle forniture di armi letali all’Ucraina. Ora Trump vuole un rapido cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte. Ma senza alcuna garanzia di sicurezza: “E’ un’opzione molto pericolosa per l’Ucraina”, l’ex diplomatico ne è certo. “Per prevedere le future politiche di Trump, è necessario comprendere bene la sua psicologia”, aggiunge Oleh Shamshur, ambasciatore ucraino negli Stati Uniti dal 2005 al 2010 che ricorda Donald Trump come un uomo dall’ego enorme che si lascia guidare in tutte le sue azioni dal suo intuito e dai suoi interessi personali. “La politica nei confronti dell’Ucraina è la politica di Trump, basata sulle sue emozioni”, spiega.
Shamshur ne è certo: il presidente degli Stati Uniti vuole porre fine alla guerra in Ucraina il più rapidamente possibile e concentrarsi completamente sulla politica interna e sul confronto con la Cina. E’ già chiaro che sospenderà sicuramente le discussioni sull’invito dell’Ucraina alla Nato nel prossimo futuro. “Trump ritiene che esistano delle regole del gioco per le grandi potenze e che ci siano delle regole che valgono per tutti gli altri che devono rispettarle”, spiega l’ex ambasciatore. Sebbene Trump abbia incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky diverse volte l’anno scorso, il loro rapporto non è particolarmente cordiale. Lo dimostra anche l’inaugurazione, alla quale sono stati invitati funzionari di diversi paesi, per esempio, i ministri degli Esteri di Giappone, Australia, India, il vicepresidente cinese Han Zheng e il primo ministro italiano Giorgio Meloni, ma non ci sarà nessuno dei massimi dirigenti a rappresentare l’Ucraina a Washington.
Zelensky, senza aver ricevuto un invito ufficiale, si recherà al forum economico di Davos, in Svizzera. Ma anche la Russia non è ancora riuscita a ottenere nulla di speciale con Trump. “E se Putin e la sua squadra si comportassero sfacciatamente con lui e cominciassero a ingannarlo, il che è molto probabile, allora il nuovo presidente americano potrebbe prendere decisioni coraggiose”, Chaliy ne è sicuro. Per esempio, introdurre nuove sanzioni contro la Russia, far crollare i prezzi del petrolio e fornire più armi all’Ucraina. “Trump può dire cinque volte quanto è bravo Putin, e poi fare ciò che neppure Biden ha fatto”, afferma l’ex ambasciatore, secondo il quale è improbabile che nei prossimi mesi il presidente degli Stati Uniti e Putin si incontrino personalmente: “Si tratterà solo di una conversazione telefonica”. Quando Trump si renderà conto che non è possibile raggiungere una pace rapida in Ucraina, potrebbe perdere del tutto interesse in questa guerra e concentrarsi su altri problemi. Pertanto, il compito principale della diplomazia ucraina sarà quello di catturare la sua attenzione. Nel frattempo, nel piccolo caffè di Kyiv “Trump”, aperto nel 2019, ci sono cartelli che riflettono le speranze degli ucraini per il nuovo presidente: “Trump ti ama” e “Make Russia small again”.
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