Foto dal profilo social di ECR

il racconto

Patrioti e sovranisti in gita per un selfie con Trump

Pietro Guastamacchia

Mentre Giorgia Meloni si gode il posto in prima fila al Trump Day, nelle retrovie dell’inaugurazione del nuovo presidente Usa si accalcano i rappresentati dei sovranistri e dei conservatori europei. Scene grottesche da Capitol Hill

Bruxelles. Mentre Giorgia Meloni si gode il posto in prima fila al Trump Day, nelle retrovie dell’inaugurazione del nuovo presidente Usa si accalcano i rappresentanti dei sovranisti e dei conservatori europei, annaspando a caccia di selfie di peso e di strette di mano.

Presenti per Fratelli d’Italia, oltre all’invitata speciale Giorgia Meloni, unica leader Ue alla cerimonia a Washington, anche il neoeletto vicepresidente del partito dei Conservatori Riformisti Europei (Ecr), Carlo Fidanza, e il deputato meloniano Antonio Giordano. I due intrecciano i rapporti con il mondo repubblicano ma sui social il profilo è basso, l’ordine di scuderia è: riflettori solo a Meloni.

Trasferta amara per il polacco Mateusz Morawiecki, presidente di Ecr ed ex primo ministro polacco, tradito da un video social in cui lo si vede attendere al freddo fuori dal cordone di sicurezza a Dc perché apparentemente sprovvisto di accredito. “Una manipolazione, stavo solo chiedendo di passare un cordone di sicurezza mentre passeggiavo a Dc,” spiega poi il polacco sui social, da dentro la cerimonia, attaccando la stampa di casa che ha “abboccato” alla “fake news messa in giro” a suo dire “dagli uomini di Tusk.”

Particolarmente intricata la delegazione francese a Washington. Da Parigi, infatti, volano in quattro, da tre partiti e tre gruppi diversi della destra Ue. Per Ecr sbarca in America Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen, che, dopo aver reciso i rapporti politici con la zia, ha anche recentemente silurato la collaborazione con Éric Zemmour, leader della destra francese di Reconquête, e fondato la sua nuova lista Identité et Liberté. Maréchal viaggia assieme a Fidanza e al leader di Aur, il rumeno George Simion, con cui condivide la vicepresidenza di Ecr, e proprio con loro si accaparra la photo opportunity con Donald Trump Jr.

Presente all’inaugurazione di Trump anche lo stesso Zemmour, di cui Le Monde racconta le capriole per accreditare anche la compagna Sarah Knafo, sola eurodeputata francese del gruppo Europa delle Nazioni Sovrane, la casa europea dell’AfD. A portare la bandiera del Rassemblement National infine c’è invece Louis Aliot, attuale sindaco di Perpignan, che fu anche compagno, per un decennio, di Marine Le Pen.

A rappresentare l’ultradestra tedesca dell’AfD alla kermesse trumpiana c’è invece Tino Chrupalla, l’ex imbianchino di Gablenz, detto “Pennello,” che ha scalato i vertici della formazione iper sovranista tedesca. Assente, invece, l’altra leader dell’AfD Alice Weidel, nonostante la sua diretta su X con Elon Musk l’abbia resa il volto tedesco più noto tra i neocon americani. Entusiasmo contenuto, però, per Chrupalla, che dà Washington in un'intervista rassicura Mosca “non ci faremo dire da Trump da chi comprare l’energia”.

Attivissimi, infine, i Patrioti per l’Europa, con lo spagnolo Santiago Abascal, leader di Vox, che si ritaglia un siparietto prima con l’amico Milei e poi un selfie con l’ex campione irlandese dei pesi leggeri, Conor McGregor, che nel frattempo si aggirava in doppio petto viola per la sala con il padre della Brexit, Nigel Farage, forse a preparare quella che molti ritengono ormai l’inevitabile discesa in politica del boxer a Dublino o a Bruxelles.

A rappresentare i Patrioti a DC, tutti si aspettavano di vedere tra le prime file anche il premier ungherese Orbán, ma a Budapest non è stato recapitato nessun invito. “Una pratica normale,” spiega il suo portavoce Kovács Zoltán, che aggiunge “che nessun capo di Stato è stato invitato in quanto tale, ma solo per rapporti personali.” Un mancato invito che, in casa Ecr, il gruppo di Giorgia Meloni, è stato preso come una doppia conferma che Trump punti solo alla premier italiana come interlocutore diretto con la destra europea.

Perde il treno per Washington anche Matteo Salvini, impegnato a investigare i complotti ai danni del sistema ferroviario italiano. A tenere alta la bandiera della Lega, però, ci pensa Paolo Borchia, il capodelegazione del Carroccio a Bruxelles. “L’era d’oro dell’America comincia oggi,” scrive su X Borchia, che dietro le quinte si dà da fare per affinare i contatti leghisti, assicurandosi un bilaterale con Eduardo Bolsonaro, il figlio dell’ex presidente brasiliano, e una lunga conversazione con l’ideologo sovranista, Steve Bannon, che prepara il suo ritorno in Europa dove promette che “i populisti stanno per prendere il governo di sempre più paesi”.