Rimorsi nucleari
In Germania ormai tutti riconoscono il grande errore sul nucleare
Dopo un 2024 con emissioni di Co2 dieci volte maggiori di quelle francesi e prezzi in borsa più alti d'Europa, sia Verdi che Cdu giudicano folle e dannosa per l'industria tedesca la chiusura di tutti i reattori per inseguire il sogno della lotta ai cambiamenti climatici combattuta solo con le fonti rinnovabili.
Notizie interessanti dalla Germania in questi giorni. Politico tedesco 1: “Abbiamo fatto due errori: il primo nel 2011, quando decidemmo di uscire dal nucleare; il secondo grosso errore, terribile per la nostra economia, è stata la decisione di chiudere gli ultimi tre reattori nell’aprile 2023. Non avremmo mai dovuto farlo: è stato folle e ha danneggiato la nostra industria. Abbiamo inoltre recato danno ai nostri vicini, creando fortissime oscillazioni dei prezzi in borsa elettrica”. Politico tedesco 2: “Sarebbe stato possibile continuare a far funzionare le centrali nucleari esistenti, ma la maggioranza del governo non lo voleva: è stata una decisione puramente politica, con conseguenze importanti per l’industria e per il paese. [...] Le ultime sei centrali nucleari chiuse sotto l’attuale governo producevano 65 TWh di elettricità all’anno, priva di emissioni e indipendente dalle condizioni atmosferiche, circa il 14 per cento del fabbisogno elettrico della Germania. [...] Nel 2024, abbiamo estratto più di 90 milioni di tonnellate di lignite per evitare interruzioni di energia elettrica e sono state importate anche grandi quantità di carbone e gas”.
Sin qui sembrano della stessa parte: ammettono i disastrosi effetti della rinuncia all’energia nucleare, per inseguire il sogno della lotta ai cambiamenti climatici combattuta solo con le fonti rinnovabili. Sogno che dopo vent’anni e 1.000 miliardi di euro di sussidi s’è trasformato in incubo. E come avrebbero potuto negarlo? I dati 2024 lasciano pochi dubbi: a) le emissioni di CO2 del settore elettrico sono state dieci volte maggiori di quelle della Francia (che ha raggiunto già negli anni ‘90 del secolo scorso l’attuale livello di emissioni, e per arrivarci ha impiegato meno di 15 anni, utilizzando la tecnologia più efficace ed efficiente: il nucleare); b) i prezzi in borsa e gli oneri di sistema (in parte in bolletta, in parte sul bilancio nazionale) insieme sono stati i più alti d’Europa; c) per soddisfare la domanda sono stati generati 164 TWh da fonti fossili (gas, carbone, lignite); per confronto, in Francia, solo 20 TWh erano a gas e il 96 per cento della generazione era senza emissioni; d) 77 TWh sono stati importati, quando sole e vento mancavano, perciò a prezzi elevati, mentre la Francia esportava 89 TWh; e) i 161 GW intermittenti (90 GW medi fotovoltaici e i 71 GW medi eolici) hanno generato, in un anno, 208 TWh, ma li hanno generati, ora per ora, a casaccio: niente nelle lunghe notti invernali senza vento, molto poco in giornate piovose e con poco vento; tanto in giornate limpide e ventose, tanto che spesso in quei giorni la potenza elettrica generata è maggiore di quella richiesta da cittadini e imprese.
Infatti, gli impianti solari ed eolici non solo sono variabili ma hanno il brutto e incorreggibile vizio di produrre tutti insieme, spesso nel momento sbagliato; e così l’energia in eccesso si cerca di esportarla, a basso prezzo, oppure, se anche i paesi confinanti non sanno che farsene, viene “tagliata” (si usa il termine inglese curtailment), cioè comunque remunerata, senza essere messa in rete. In Germania nel 2023, 19 TWh (il 9,5 per cento dell’intera generazione 2023 eolica e solare) sono stati oggetto di curtailment. Nel 2022 il curtailment era stato di 14 TWh (il 7,5 per cento della generazione eolica e solare).
Tutto quanto sopra si trova sul sito tedesco energy-charts.info. Ma cittadini e imprese ne hanno misurato gli effetti direttamente in bolletta. E’ un bene che entrambi i politici ne prendano atto. Poi però Politico 1 continua: “Cercheremo di capire se i reattori fermati possano essere riavviati, e siamo pronti a costruirne di nuovi”. Invece Politico 2 insiste, cocciuto, impegnandosi a migliorare le procedure autorizzative, potenziare le linee di interconnessione, aumentare la capacità dei sistemi di accumulo.
A questo punto non resta che svelarvi i nomi: Politico 2 è Robert Habeck, vice cancelliere del governo uscente e leader dei Verdi, il partito principale responsabile del disastro, con la complicità di Angela Merkel; Politico 1 è Friedrich Merz, leader della Cdu. Considerazione finale: che su un campione di due tedeschi uno riconosca i gravi errori della sua parte politica (Merkel nel 2011) e voglia porvi rimedio è già un fatto non scontato. Che egli, molto probabilmente, sarà il prossimo cancelliere tedesco è in aggiunta un’ottima notizia. Non solo per la Germania ma per l'intera Unione europea.
Giuseppe Zollino, responsabile energia Azione