giustizia e realpolitik
Tutto quello che non torna sul caso di Almasri
La strana tempistica del mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale, l’inerzia della Germania, il ruolo di Nordio e il volo di stato. Intanto le opposizioni attaccano la premier Meloni
Sono diversi gli aspetti che ancora restano da chiarire del caso di Osama al Njeim Almasri, capo della polizia giudiziaria libica su cui pende un mandato della Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, arrestato in Italia sabato scorso, ma poi rilasciato e rimpatriato martedì in Libia con tanto di volo di stato. La vicenda ha scatenato l’ira dei partiti di opposizione, che uniti hanno parlato di “fatto di gravità inaudita” e chiesto che la premier Meloni riferisca in Parlamento. La stessa Cpi ha chiesto ieri sera spiegazioni all’Italia. Intanto fonti autorevoli del governo, consultate dal Foglio, esprimono forti perplessità sulla tempistica con cui la Corte penale internazionale ha emesso il mandato di arresto e sull’inerzia mostrata dalla Germania.
La richiesta del procuratore della Cpi risaliva allo scorso 2 ottobre, ma soltanto venerdì 18 gennaio (a oltre tre mesi di distanza) la Corte ha ordinato l’arresto, subito dopo che Almasri era stato individuato in Germania, presso un autonoleggio, dove ha chiesto se poteva riconsegnare l’auto a Fiumicino. Da qui i dubbi (maliziosi) del governo italiano: Almasri era già oggetto di pedinamento da parte dei servizi di sicurezza tedeschi? E, soprattutto, perché non sono stati il governo e le autorità giudiziarie della Germania a dare seguito al mandato di arresto nei confronti di Almasri?
Ruolo della Germania a parte, però, diversi interrogativi sorgono attorno alle modalità con cui il governo italiano ha gestito la vicenda. Una cosa è certa: come affermato dalla Corte d’appello di Roma, c’è stato un errore procedurale da parte della Polizia, che dopo aver fermato Almasri a Torino ha trasmesso gli atti direttamente ai pm romani, senza informare il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che per legge ha competenza esclusiva in materia. Per questi motivi, la Corte non ha potuto fare altro che non convalidare l’arresto. Subito dopo la scarcerazione, però, Nordio avrebbe potuto (dovuto?) chiedere alla procura generale di Roma l’arresto di Almasri, attivando una nuova procedura. Ciò non è avvenuto, non per un cavillo giudiziario, ma per una chiara volontà politica del governo. Almasri è stato espulso con provvedimento del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e rimpatriato in Libia con un di volo di stato.
Sempre fonti del governo fanno sapere che Almasri è stato espulso per ragioni di sicurezza nazionale, come accade di frequente. A differenza del solito, però, sulla testa del libico pendeva un mandato di arresto della Cpi, con cui l’Italia ha un obbligo di cooperazione ai sensi del trattato istitutivo. E poi: la legge stabilisce che “il ministro della Giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma perché vi dia esecuzione”, lasciando così pochi margini di discrezionalità al Guardasigilli, a meno che egli non ravvisi ragioni di “sicurezza nazionale”. Tuttavia, come abbiamo visto, il governo italiano non si è opposto alla richiesta della Cpi in virtù di questa disposizione, ma ha lasciato che fosse il ministro dell’Interno a espellere il soggetto. Insomma, il governo ha voluto dire “no” al mandato di arresto della Cpi, ma senza opporsi esplicitamente alla richiesta.
Suscita non poche perplessità, poi, il modo con cui il ministro Nordio ha gestito la vicenda sul piano pubblico, facendo sapere con una nota martedì pomeriggio di stare “valutando la trasmissione formale della richiesta della Cpi al procuratore generale di Roma”, mentre – come poi si è scoperto – il volo di stato dedicato al rimpatrio di Almasri era già partito alle ore 11 da Roma destinazione Torino, dove poi sarebbe partito in serata verso Tripoli. A dispetto delle dichiarazioni di Nordio, il governo aveva dunque già deciso di non dare seguito al mandato di arresto della Cpi?
L’ultimo interrogativo riguarda proprio il ricorso al volo di stato, evento assolutamente anomalo nel caso di espulsione di un cittadino dall’Italia, che avviene sempre con volo di linea. Anche su questo dal governo fanno sapere che la scelta del volo di stato è stata dettata da “ragioni di sicurezza nazionale”. Ma le perplessità restano.