(Ansa)

Hamas fa strage di palestinesi: i “cessate il fuoco” e i “Free Gaza” si dileguano

Giulio Meotti

Ora c'è la tregua con Israele ma la strage degli innocenti non finisce. Il rapporto del ministero della Salute israeliano presentato alle Nazioni Unite mostra le atrocità che sono state compiute e che continuano 

A settembre, i corpi di sei ostaggi rapiti durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre sono stati ritrovati in fondo a un tunnel di Rafah. La coscienza dei “cessate il fuoco” e “Free Palestine” era a posto: la morte dei sei israeliani era responsabilità di Benjamin Netanyahu che non voleva un accordo. Stavolta i carnefici in video indossano di nuovo le uniformi di Hamas, ma le vittime sono sei palestinesi. Sei presunti “collaboratori di Israele”. Li hanno messi contro un muro e passati per le armi. Il video, condiviso dal canale Gaza Now che vanta 1,7 milioni di follower su Telegram, è intitolato “Il momento della punizione degli agenti dell’occupazione sionista”. Non risultano denunce della “relatrice speciale” Francesca Albanese o della Croce Rossa Internazionale. No Jews no news? Ai “Palestina libera” non sembra importare molto. Un po’ come le 127 condanne a morte eseguite in Iran dal 21 dicembre a oggi (774 da quando è presidente il “moderato” Pezeshkian). E poi Hamas deve dimostrare di essere ancora al comando a Gaza giustiziando pubblicamente un gruppo di persone del posto. Nel  2007, Hamas prese il potere a Gaza contro Fatah. Seicento palestinesi morti: 188  in una settimana. (Meotti segue a pagina quattro). Per i “Free Gaza” c’era da celebrare la fine dell’“occupazione israeliana”. Ora che c’è il “cessate il fuoco”, la strage di palestinesi per mano di altri palestinesi si può ignorare. Intrafada, mica Intifada fino alla vittoria. Quando si ferma la guerra e Hamas ammazza i palestinesi, i “cessate il fuoco” tacciono. A ottobre, i terroristi di Hamas hanno ucciso Islam Hijazi, la direttrice della ong Heal Palestine, dopo che si era rifiutata di consegnare i fondi di beneficenza raccolti al gruppo terroristico.  Anche in quel caso, niente da riferire. La Federazione stampa italiana tre giorni fa era impegnata a Roma a ospitare Amnesty International sul “genocidio israeliano”. 


A novembre, Israele ha diffuso un filmato agghiacciante di agenti di Hamas mentre torturano detenuti palestinesi sotto interrogatorio. Il filmato, ripreso dalle telecamere a circuito chiuso all’interno di una base di Hamas a Jabaliya, contiene migliaia di ore di sessioni di interrogatorio. Detenuti incappucciati, legati a pavimenti e soffitti, bastonati. Anche allora, no Jews no news.  
Qualche giorno fa è uscito un rapporto del ministero della Salute israeliano presentato alle Nazioni Unite. Due adolescenti israeliane in ostaggio sono state costrette a compiere atti sessuali l’una sull’altra e i loro rapitori hanno abusato sessualmente di loro. Il rapporto è sul tavolo di Alice Edwards, relatrice speciale dell’Onu sulla tortura. Anche in questo caso, poche news. Le vittime erano ebree. Ostaggi ustionati e picchiati, affamati e umiliati. Ad alcuni sono stati strappati i capelli. Donne legate ai letti. I rapitori hanno anche torturato gli ostaggi feriti eseguendo procedure dolorose senza anestesia. Gli hanno negato l’accesso al bagno,  costringendoli a defecare su se stessi. Gli ostaggi adulti hanno perso in media il 10-17 per cento del loro peso corporeo originale. Ma questi sono ebrei e le brutalità di Hamas contro gli ebrei da quindici mesi sono minimizzate,  in ogni caso “contestualizzate” per dirla nella lingua delle rettrici woke. Per i “cessate il fuoco”, i palestinesi uccisi da Hamas come facevano i nazisti, per dirla con Yahya Sinwar, sono un “sacrificio necessario”.

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