Hamas libera le soldatesse israeliane che avevano previsto il 7 ottobre
I terroristi di Hamas e della Jihad islamica palestinese, insieme ai civili di Gaza, si erano radunati in Palestine Square a Gaza City prima del rilascio pianificato degli ostaggi israeliani Daniella Gilboa, Karina Ariev, Liri Albag e Naama Levy, nella seconda settimana del cessate il fuoco
Costrette a subire la parata dei terroristi a volto coperto e in diretta tv. I terroristi di Hamas e della Jihad islamica palestinese, insieme ai civili di Gaza, si erano radunati in Palestine Square a Gaza City prima del rilascio pianificato degli ostaggi israeliani Daniella Gilboa, Karina Ariev, Liri Albag e Naama Levy, nella seconda settimana del cessate il fuoco. Uno striscione con la scritta “Il sionismo non vincerà” in ebraico è apparso in diretta su al Jazeera tra le bandiere di Hamas e palestinesi. Sono le quattro soldatesse rilasciate dopo Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher nel primo scambio tra Israele e Hamas. Dopo il rilascio delle soldatesse, Israele si prepara a liberare duecento terroristi palestinesi.
I volti e parole delle quattro soldatesse erano apparsi in un video di Hamas uscito nel maggio di un anno fa. Il filmato è girato nella base di Nahal Oz, dove facevano le vedette. Sono ammanettate e sedute a terra. “Ho degli amici in Palestina”, dice una di loro. Un’altra chiede se "qualcuno parla inglese”. Un terrorista dice “sei bellissima”. Un altro le descrive come le “donne che possono rimanere incinte”. Sabaya: lo stesso termine con cui l’Isis chiamava le ragazze yazide catturate in Iraq e trasformate in schiave del sesso.
Naama Levy era comparsa anche in un video il 7 ottobre. La “ragazza della jeep”. Le manette ai polsi dietro le schiena, il cavallo dei pantaloni della tuta insanguinato, le ferite alle caviglie, i piedi nudi. E’ il momento in cui veniva rapita da Hamas, mentre i terroristi urlando “Allahu Akbar”, l’afferravano per i capelli e la trascinavano dentro la jeep, per scomparire in un tunnel. Naama era una volontaria di “Hands of Peace”, un’organizzazione americana impegnata a promuovere il dialogo tra i giovani su entrambe i versanti del conflitto. Ma per il più strano scherzo del destino, le stesse persone per cui Naama si era battuta sono diventate i suoi aguzzini.
Il rilascio delle soldatesse avvicina alla conclusione un doloroso capitolo del crollo dell'esercito israeliano il 7 ottobre. Le donne che sono state portate via da Nahal Oz hanno svolto il ruolo di “osservatrici”, una posizione che, sebbene nota come “gli occhi dell’esercito", prevede orari lunghi e incarichi in aree pericolose vicine ai confini con Gaza, Libano o Cisgiordania. A Nahal Oz, le osservatrici disarmate erano incaricate di monitorare il confine di Gaza tramite riprese video, con il divieto di staccare gli occhi dagli schermi o di andare in bagno a meno che non venissero sostituite. Per mesi avevano avvisato dei segnali che Hamas avrebbe potuto attaccare.
Di oggi la notizia che Hamas ha reclutato tra dieci e i quindicimila membri dall'inizio della guerra con Israele, secondo due fonti del Congresso informate sull'intelligence statunitense. L'intelligence indica che un numero simile di combattenti di Hamas è stato ucciso durante lo stesso periodo.
E nel tentativo di riaffermare il suo dominio a Gaza dopo oltre quindici mesi di guerra, Hamas oggi ha rilasciato nuovi filmati ad al Jazeera. Il filmato, oltre a Yahya Sinwar il giorno dell’attacco del 7 ottobre, mostrerebbe Mohammed Deif, il capo militare di Hamas ucciso da Israele, che in una sala di comando dice: “Possiamo cambiare la storia”.
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