Come spiegare il rapporto speciale Elkann-Trump, con imbarazzi di Rep.
Il presidente di Stellantis rassicura la Casa Bianca sull'allineamento alla nuova strategia anche se dovesse allontanarsi dagli esistenti obiettivi verdi. La richiesta di assicurazioni su Jeep (diventata anche italiana grazie a Sergio Melchionne), Dodge e Chrysler
E’ una di quelle notizie che smentiscono il comun sentire: John Elkann ha incontrato Donald Trump e ne è rimasto favorevolmente impressionato. Lo ha definito “business friendly” ha scritto il Financial Times, addirittura “una boccata d’aria fresca”. Impressioni confermate da altre testimonianze di prima mano, che avranno probabilmente imbarazzato qualche giornalista nella Rep. anti trumpiana di Elkann. Il loro terreno comune sono gli affari e in particolare l’industria dell’auto per la quale il presidente americano ha annunciato un provvedimento ad hoc, una legge, un Car patriot act ancora da precisare. Stellantis è in parte made in Usa, la parte ex Chrysler, ma anche made in Mexico, quindi può cadere sotto la mannaia delle sanzioni. Se poi si allargassero anche all’Europa dove il gruppo franco-italiano ha le sue radici sarebbero guai. Elkann che ha partecipato all’Inauguration day si è trattenuto alcuni giorni a Washington dove ha discusso con i vertici della nuova amministrazione. Secondo altre fonti, l’azionista numero uno di Stellantis ha trovato il presidente attento a cogliere i problemi “da imprenditore a imprenditore” e nell’insieme alla Casa Bianca si respira una intenzione di “liberare gli animal spirits”, americani innanzitutto, ma non solo.
Elkann “ha riassicurato la Casa Bianca che si sarebbe allineato alla nuova strategia anche se dovesse allontanarsi dagli esistenti obiettivi verdi”. Carlos Tavares con il consenso degli azionisti, puntava sull’auto elettrica, adesso è cominciata una svolta che potrebbe diventare ancor più radicale soprattutto se fosse necessaria per entrare nel piano che Trump e i suoi hanno in mente. Già in queste poche settimane dall’uscita di Tavares, Stellantis ha compiuto alcune scelte nette in direzione delle vetture con motori a combustione e soprattutto ibridi; un’ultima conferma viene dalla piena acquisizione dell’azienda che produce cambi elettrificati montati sui modelli ibridi nei quali si concentrerà il prossimo piano strategico gestito dal nuovo amministratore delegato. La scelta del ceo non è stata ancora fatta, ma in pole position è Antonio Filosa cinquantenne napoletano, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, il quale, dopo una lunga carriera in Fiat in Sud America, il mercato che va meglio per Stellantis e prima ancora Fiat-Chrysler, ora guida Jeep che dal 2023 ha incontrato serie difficoltà negli Stati Uniti. Può darsi che la nomina venga annunciata prima del previsto, magari Elkann si presenterà all’audizione in parlamento fissata per il 19 marzo con al fianco il top manager italiano. Giorgia Meloni non potrebbe che gioire.
Il piano di Trump è un vero contropiano rispetto all’American Jobs Plan presentato da Joe Biden che stanzia 2000 miliardi di dollari per la elettrificazione nei prossimi dieci anni. Il traguardo del 2035 verrebbe annullato e i sostegni curvati verso le produzioni e le fonti energetiche tradizionali. Ne sarebbero avvantaggiate Stellantis e Ford che vanno male rispetto a General Motors, il rischio è che venga comunque colpita la produzione in Europa. La Jeep sarà ancora prodotta in Italia o la Trumpnomics impone che l’iconico marchio torni a casa? Nei colloqui di Washington gli uomini della nuova amministrazione hanno chiesto assicurazioni su Jeep e Dodge innanzitutto, ma anche sulle vetture Chrysler. La Jeep grazie a Sergio Marchionne che l’ha rilanciata è diventata anche italiana e ha avuto successo sul mercato europeo. Era stato deciso che la nuova Compass sarebbe stata prodotta a Melfi quest’anno, piani confermati nell’accordo raggiunto al ministero del made in Italy il 17 dicembre scorso. Che cosa accadrà? Inutile tirare a indovinare, meglio attenersi ai fatti i quali mostrano un gruppo Stellantis in forte crisi con ricadute pesanti sulla intera filiera italiana.
In Piemonte dove si concentra un terzo della componentistica, le ore di cassa integrazione sono passate da 20 a 35 milioni nel 2024. La produzione è crollata del 42% calcola l’Anfia, l’associazione dell’automotive, e c’è un notevole calo anche delle esportazioni. La bilancia commerciale è negativa per 15 miliardi di euro. Un’auto su cinque viene esportata negli Stati Uniti e su questa quota si potrebbero abbattere le tariffe di Trump il quale sarà sì “business friendly”, ma soprattutto per il business di casa sua. Non sappiamo se Elkann sia entrato nel merito nei suoi colloqui a Washington, certo è una nube oscura che i parlamentari italiani gli chiederanno di fugare. E non solo quelli governativi, basti pensare a Carlo Calenda il più critico in assoluto delle strategie del gruppo Stellantis e di Elkann in particolare.