LaPresse

la propaganda dei terroristi

Due palchi a Gaza per mostrare la liberazione di tre ostaggi

Micol Flammini

Yarden Bibas, Ofer Calderon e Keith Siegel sono stati consegnati alla Croce Rossa in due punti diversi della Striscia. Certificati, saluti forzati sotto i fucili di Hamas e poi il ritorno in Israele

La vita nel kibbutz Nir Oz non è mai stata semplice. In passato gli agricoltori sono stati presi di mira da cecchini palestinesi che osservavano i loro movimenti al di là del confine. Un tunnel scavato da Gaza era arrivato fino a Nir Oz, ma i suoi abitanti se ne accorsero in tempo, prima che potesse essere usato dai terroristi. Il suo nome vuol dire Prato della forza, così gli abitanti del kibbutz ce la misero tutta per renderlo vivibile, prospero: all’inizio, quando fu fondato, c’erano soltanto tre alberi che facevano da sfondo alle attività degli abitanti, poi Nir Oz iniziò a sviluppare un suo modello di conservazione dell’acqua e iniziò a vivere di agricoltura, di una fabbrica di prodotti sigillati in silicone e di esportazione di asparagi. La terra veniva lavorata da israeliani, gazawi che varcarono tutti i giorni il confine e thailandesi che il 7 ottobre hanno subìto la stessa sorte degli israeliani. Su circa quattrocento abitanti, almeno centottanta sono stati uccisi o rapiti, tra loro la famiglia Bibas e la famiglia Calderon.

Oggi Hamas ha liberato Yarden Bibas e Ofer Calderon, tutti e due portati via dal kibbutz con le loro famiglie, ma mentre Ofer era stato separato dai suoi figli e dalla compagna a novembre del 2023, quando sono stati liberati dai terroristi dopo un primo accordo con Israele, Yarden è stato separato da sua moglie e dai suoi figli il giorno stesso dell’attacco. Venne messo su una motocicletta e portato a Gaza mentre palestinesi in abiti civili cercavano di spintonarlo e farlo cadere a terra. Sua moglie Shiri e i due bambini Ariel e Kfir sono stati portati a Khan Younis, l’ultima immagine di loro in un kibbutz mostra Shiri che cerca di tenere i bambini al riparo dai terroristi sotto una coperta: lei si guarda attorno, forse cercando Yarden. Durante la prigionia Yarden non ha mai incontrato la sua famiglia, i terroristi gli dissero che erano morti durante un attacco israeliano, ripresero il suo pianto e pubblicarono il filmato. L’esercito israeliano ha detto che ci sono forti preoccupazioni per Shiri, Ariel e Kfir: finora non c’è una conferma pubblica della loro morte, ma anche i loro nomi compaiono tra quelli dei trentatré ostaggi che Hamas dovrà liberare durante la prima fase dell’accordo. 

 

 

Khan Younis è la città natale di Yahya Sinwar, Hamas aveva già organizzato una prima liberazione di ostaggi tra i cartelloni che mostravano la faccia del leader eliminato da Tsahal a ottobre dello scorso anno, ed era stata caotica, pericolosa. I terroristi non erano stati in grado di tenere sotto controllo la folla che si era avventata contro Arbel Yehud e Gadi Moses, i due ostaggi liberati giovedì scorso. Israele aveva detto che non avrebbe accettato altre liberazioni in cui la vita degli ostaggi fosse messa a rischio e avevano detto ai mediatori di intervenire. Oggi ad assistere alla liberazione c’era meno folla, Yarden e Ofer sono stati fatti salire su un palco con la foto di Mohammed Deif sullo sfondo.

In mano avevano “il certificato di liberazione" che Hamas consegna agli ostaggi: un pezzo di carta senza alcun valore se non la propaganda di mostrare che i quasi cinquecento giorni di prigionia a Gaza sono un’esperienza da attestato. C’era poca gente attorno, ma non mancavano i miliziani con le macchine fotografiche che dirigevano le mosse degli ostaggi e ordinavano loro di salutare e mostrare il certificato. Yarden non aveva neanche la forza di accennare un sorriso come gli veniva ordinato dai terroristi: con la testa basse, le spalle curve, si è diretto verso la Croce Rossa che lo riportato in Israele, dove ha incontrato sua sorella e suo padre. 

Al porto di Gaza City, Hamas ha organizzato il secondo palco della giornata per la liberazione di Keith Siegel, il primo ostaggio con doppia cittadinanza americana a essere liberato, era stato rapito da Kfar Aza con sua moglie, liberata a novembre del 2023. Anche questa liberazione è avvenuta con poca gente attorno, su un palco con la scritta "il sionismo nazista non vincerà" ma Hamas ha scelto tra i miliziani deputati ad accompagnare il sessantacinquenne Keith, Haitham Hawarj, uno dei capi del gruppo che Tsahal pensava di aver eliminato.  

Per veder tornare i tre israeliani, tutti e tre civili, Israele ha scarcerato quasi duecento detenuti palestinesi, alcuni condannato all’ergastolo per terrorismo.

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)