il racconto

I quattro anni di uccisioni, arresti, torture e abusi della giunta militare in Myanmar

Quattro anni fa, il primo febbraio 2021, il Tatmadaw ha preso il potere illegalmente e deposto il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi. Da quel giorno il popolo birmano non vive più, sopravvive

Massimo Morello

La storia di Angel è la storia di molti birmani, la vita dopo il colpo di stato è cambiata per sempre. Tre milioni e mezzo di cittadini sono stati costretti ad abbandonare la propria casa, circa il 50 per cento della popolazione sopravvive sotto la soglia di povertà e un altro 25 per cento vive poco al di sopra 

Angel è una bellissima bambina birmana di quattro anni. E' nata poco prima del colpo di stato del primo febbraio 2021 che ha deposto il governo democraticamente eletto di Aung San Suu KyiLa madre di Angel è stata assassinata da un militare nel 2023. Le ha sparato davanti ai suoi occhi. "Era un insegnante, odiano gli insegnanti", dice il padre di Angel. Da allora, dice, Angel "è sempre triste". Poco dopo quella strage familiare, con la madre di Angel sono stati uccisi anche i nonni, padre e figlia sono fuggiti in Thailandia e sono arrivati a Mae Sot, una città di confine. Dove vivono in una stanza di una casa semidiroccata del ghetto dei profughi birmani. Li ho incontrati lì. Lui tornava dal lavoro. Insegna inglese come ambulante e non si separa mai da Angel. La porta con sé in bicicletta.

 

Angel e suo padre sono due dei 3 milioni e mezzo di birmani costretti ad abbandonare la propria casa. La madre, i nonni di Angel vanno contati tra le 5.000 persone uccise in operazioni di “polizia”. La storia di questa famiglia è una delle tante che si sono compiute in questi quattro anni. Bisognerebbe aggiungere quelle delle circa trentamila persone arrestate, torturate, abusate sessualmente. Quelle dei villaggi bruciati, bombardati. Quelle delle decine di migliaia di morti in una guerra civile tra l’esercito, le milizie etniche e i gruppi della resistenza.  Nella terminologia dell’ultimo report dello United Nations Development Programme, il colpo di stato birmano ha creato uno stato di “Polycrisis”: circa il 50 per cento della popolazione sopravvive sotto la soglia di povertà e un altro 25 per cento vive poco al di sopra. Tutti loro combattono con la crisi alimentare. Scuole e ospedali non funzionano. Le donne utilizzano stracci come assorbenti. 

 

La giunta militare controlla solo il 20 per cento del territorio ma il restante 80 per cento è diviso tra milizie etniche che spesso non combattono per la democrazia ma per la narcocrazia. Intanto, la Birmania continua a essere una pedina nel grande gioco per il controllo delle vie della seta mentre in occidente è ricordata da organizzazioni che proclamano grandi ideali ma la usano e di volta in volta usano minoranze etniche e rifugiati ai loro fini politici interni.  Secondo una fonte del Foglio, oggi potrebbero arrivare grandi novità. Lo sento ripetere da quattro anni. Ma forse qualcosa potrebbe accadere. Alla fine, anche Angel mi ha sorriso. E mi ha strappato il cuore.

 

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