Scarcerare Sansal è una questione europea, ci dice Arnaud Benedetti
L'avvocato francese dello scrittore detenuto ad Algeri non ha avuto ancora la possibilità di parlare con il suo assistito perchè le autorità algerine continuano a negargli il visto e le informazioni sulle sue condizioni continuano ad essere pochissime. Bisogna internazionalizzare il più possibile il caso perchè non è un problema francese ma un problema universale
Lunedì scorso, il Parlamento algerino si è espresso pubblicamente contro l’Europarlamento, denunciando la risoluzione transpartitica adottata il 23 gennaio per condannare l’arresto e la detenzione dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal, in carcere ad Algeri per le sue idee dallo scorso 16 novembre, e per chiederne la liberazione immediata e incondizionata. In una dichiarazione congiunta, Salah Goudjil, presidente del Consiglio della nazione, e Brahim Boughali, presidente dell’Assemblea popolare nazionale, le due camere del Parlamento algerino, hanno definito la risoluzione “calunniosa”, il cui scopo sarebbe quello di “danneggiare l’immagine dell’Algeria e i suoi simboli”. “Il Parlamento algerino condanna con la massima fermezza questa risoluzione, che riflette una chiara volontà di interferire negli affari interni dell’Algeria”, hanno scritto i due rappresentanti algerini a nome del Parlamento, parlando di “accuse infondate” da parte delle istituzioni europee.
“Boualem Sansal è un prigioniero politico e questa reazione mostra fino a che punto il regime algerino non abbia più argomenti”, dice al Foglio Arnaud Benedetti, direttore della Revue politique et parlementaire, che ha dato origine al Comitato di sostegno internazionale a Sansal. L’avvocato francese dello scrittore, François Zimeray, non ha ancora avuto la possibilità di parlare con il suo assistito: le autorità algerine continuano a negargli il visto. Le informazioni, dall’Algeria, arrivano col contagocce dalla moglie di Sansal, l’unica autorizzata a incontrarlo una volta a settimana, e dall’avvocato d’ufficio nominato dal presidente dell’ordine degli avvocati di Algeri. Ma sono poche e brumose. L’unica certezza, confermata da una biopsia effettuata a dicembre, è che Sansal ha un cancro alla prostata. Nella risoluzione europea votata il 23 gennaio, è stata esplicitata la necessità di “organizzare una missione medica per valutare lo stato di salute di Boualem Sansal”. “Dalle ultime notizie che abbiamo, Sansal, dopo essere stato sottoposto a un ciclo di radioterapia, dieci giorni fa, è stato trasferito nuovamente nella prigione di Koléa”, dice Arnaud Benedetti. Koléa, situata a trentacinque chilometri da Algeri, è la prigione degli oppositori del regime, ex dignitari, imprenditori, giornalisti e intellettuali accusati di terrorismo o atti sovversivi. Come appunto Sansal, incarcerato per un’intervista al media francese Frontières, in cui ha espresso un punto di vista sgradito al regime algerino sulla questione sensibile del Sahara occidentale. “Sembrerebbe che nei prossimi giorni possa essere trasferito nuovamente all’ospedale per un altro ciclo di radioterapia. La questione ora è sapere se rimarrà in ospedale o se alla fine del trattamento sarà ancora una volta rimesso dietro le sbarre a Koléa”, sottolinea Benedetti.
L’importante, afferma il direttore della Revue politique et parlementaire, è “non restare in un faccia a faccia franco-algerino”. “Dobbiamo europeizzare, internazionalizzare il più possibile il caso Sansal – continua Benedetti – perché non è un problema franco-francese, ma un problema universale, di diritti fondamentali, di rispetto della dignità umana, un problema di democrazia”. Il trattamento subìto oggi dal romanziere algerino “è inaccettabile”, prosegue Benedetti, definendo la risoluzione del Parlamento europeo “il primo passo concreto” di una mobilitazione che deve continuare fino a quando non verrà liberato. A parte le dichiarazioni muscolari del presidente Macron contro Algeri durante la Conferenza annuale degli ambasciatori dello scorso 6 gennaio – non rilasciando Sansal, l’Algeria “disonora sé stessa”, aveva detto l’inquilino dell’Eliseo – il governo francese ha optato finora per la strategia della prudenza. “Ma è evidente – conclude Benedetti – che se fra qualche giorno non ci saranno segni di miglioramento tangibili, la Francia dovrà utilizzare tutti i mezzi che ha a disposizione per fare pressione sulle autorità algerine”.
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