Trump dice che presto colpirà l'Ue con i dazi. Oggi parlerà con Canada e Messico

Enrico Cicchetti

La risposta di Bruxelles: "L'Ue risponderà con fermezza". Secondo Parigi, l'Europa deve "restare unita" e pensare di redigere un "Buy European Act". Intanto Elon Musk lancia il movimento Make Europe Great Again

Il presidente americano Donald Trump ha avvertito che "presto" e "sicuramente" gli Stati Uniti imporranno dazi commerciali anche contro l'Unione europea, dopo avere annunciato che da martedì entrerà in vigore l'imposta sulle importazioni del 25 per cento sui beni provenienti da Canada e Messico e di un ulteriore 10 per cento su quelli provenienti dalla Cina. Il tycoon ha detto che oggi parlerà della questione con Canada e Messico, che hanno già deciso di prendere contromisure proporzionate alla mossa di Washington. 

    

La tempistica dell'annuncio di Trump coincide con la riunione dei leader dell'Ue a Bruxelles, dove si riconoscerà che il continente deve assumersi una maggiore responsabilità per la propria difesa, una richiesta fondamentale e ricorrente del presidente americano. Anche il premier britannico Keir Starmer si unirà ai leader europei a cena: un momento simbolicamente significativo e un importante punto di partenza verso quello che il governo del Regno Unito chiama il suo "reset" con l'Ue. Su un'eventuale imposizione di dazi sui beni del Regno Unito, Trump ha detto che Londra è "fuori linea. Ma penso che si possa trovare una soluzione"   

Quanto ci costerebbero i dazi

Gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale con l'Unione europea, il che significa che importano dai paesi europei più di quanto vendano loro. L'anno scorso gli Stati Uniti hanno registrato un deficit di 213 miliardi di dollari, un dato che il presidente Trump ha definito "un'atrocità". Trump sostiene che i dazi contribuiranno a proteggere i posti di lavoro e i prodotti americani a livello nazionale. Ammette che "all’inizio ci sarà qualche sofferenza" per gli americani ma è un passaggio necessario per "rendere l’America di nuovo grande e ne varrà la pena". Tra le principali esportazioni europee verso l'America ci sono prodotti farmaceutici, automobili e altri tipi di macchinari avanzati, mentre gli americani ci vendono soprattutto petrolio, gas e servizi finanziari.

 I diversi paesi europei sarebbero colpiti in maniera diversa dai dazi americani. L'Irlanda, per esempio, è di gran lunga il più dipendente dal mercato americano: quasi la metà delle sue esportazioni al di fuori dell'Ue sono destinate agli Stati Uniti. Tra i paesi che acquistano molto dagli Stati Uniti ci sono i Paesi Bassi e la Germania, anche se quest'ultima esporta a sua volta un volume enorme di automobili.

Per l'Italia, meccanica, sistema moda, agroalimentare e farmaceutica sono i settori più esposti. Stando ai calcoli della società di consulenza e ricerca economica Prometeia - elaborato lo scorso 7 novembre 2024 prima del voto americano - le nuove sanzioni doganali che a breve l’amministrazione Trump potrebbe comminare all’Europa, e quindi anche all’Italia, potrebbero costarci da un minimo di quattro a un massimo di sette miliardi di dollari in più all’anno, da sei a nove miliardi conteggiando i dazi applicati già nel 2023 al Made In Italy. Altre stime però si spingono anche oltre arrivando sino a quota 10-12 miliardi.

In ogni caso Bruxelles sostiene che agirà collettivamente in casi Trump imponga dazi.

    

La risposta dell'Europa

Alla richiesta di un commento sugli eventuali dazi all'Ue, un portavoce della Commissione europea ha risposto a Euronews che l'Unione europea "la posta in gioco è alta. Le misure tariffarie generalizzate aumentano i costi delle imprese, danneggiano i lavoratori e i consumatori. Le tariffe creano inutili perturbazioni economiche e favoriscono l'inflazione. Sono dannose per tutte le parti. Tuttavia, l'Ue risponderà con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga ingiustamente o arbitrariamente tariffe sulle merci dell'Ue". 

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha sottolineato che l'Italia può fare da "ambasciatore" dell'Ue per il dialogo con Washington e che "la guerra dei dazi non conviene a nessuno. Anche perché i negoziati dovranno tenere conto dei legami Ue-Usa", ha scritto il ministro e vicepremier su X. 

    

Per il ministro degli Esteri francese, Marc Ferracci, "è ovvio che bisogna reagire" alla minaccia. La risposta dell'Europa deve essere "efficace", concentrandosi "sui prodotti che sono importanti" per gli Stati Uniti. La reazione "deve essere mordace, avere un impatto sull'economia americana per costituire una minaccia credibile. Dobbiamo smetterla di essere ingenui", ha sottolineato, aggiungendo che l'Ue deve "restare unita" e pensare di redigere un "Buy European Act".

"Lo scambio globale di beni e materie prime si è rivelato una grande storia di successo che ha portato prosperità a tutti noi, ecco perché è importante non dividere il mondo con molte barriere doganali, ma rendere possibile questo scambio di beni e servizi anche in futuro", ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz durante il punto stampa a termine dell'incontro con il premier britannico Keir Starmer.

Anche un membro del Consiglio direttivo della Bce, Klaas Knot, che ha ricordato come i dazi "non siano la strada giusta. I consumatori pagheranno per questo - ha detto - Una guerra commerciale in realtà ha solo perdenti".

     

Le reazioni di Canada, Messico e Cina 

Anche Canada, Messico e Cina non sono rimasti a guardare. A poche ore dalla firma di Trump sull'ordine esecutivo dei dazi, il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato misure di ritorsione del 25 per cento su beni statunitensi per un valore di oltre 100 miliardi di dollari e ha annunciato che farà causa agli Stati Uniti presso l'Organizzazione mondiale del Commercio. Trudeau ha quindi avvertito che il conflitto commerciale avrà "conseguenze reali" per i canadesi ma anche per gli americani, tra cui perdita di posti di lavoro, costi più elevati per cibo e benzina, potenziali chiusure di stabilimenti di assemblaggio di automobili e accesso impedito a nichel, potassio, uranio, acciaio e alluminio canadesi. Anche la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha promesso una reazione proporzionata e il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che, come il Canada, presenterà una causa contro gli Stati Uniti presso l'Organizzazione mondiale del commercio nonché l'adozione di "contromisure corrispondenti".

 

Musk: "Make Europe Great Again"

Allo stesso tempo c'è anche Elon Musk che continua a entrare a gamba tesa nella politica del Vecchio Continente dopo l'endorsment al partito di estrema destra tedesco Afd e gli attacchi al governo laburista in Gran Bretagna. Questa volta l'uomo più ricco del pianeta ha deciso di lanciare ufficialmente il movimento Mega (Make Europe Great Again), con un evidente riferimento al celebre slogan di Trump. "Gente d'Europa: unitevi al movimento Mega", ha scritto in un post sulla sua piattaforma sabato. 

 

Secondo un'esclusiva del New York Times, il segretario al Tesoro americano Scott Bessent avrebbe concesso pieno accesso al sistema di pagamento federale a Musk e ad altri membri del cosiddetto Doge, il Dipartimento per l'efficienza governativa. Se fosse confermato, il miliardario avrebbe un potente strumento per monitorare e potenzialmente limitare la spesa pubblica scavalcando il Congresso. Di recente il patron di Tesla e Space X ha attaccato proprio il dipartimento guidato da Bessent per non aver bloccato alcuni pagamenti che riteneva inutili. L'amministrazione ha allontanato diversi funzionari che avevano resistito alle richieste di Musk.

 

Il presidente americano intanto continua intanto ad attaccare il Wall Street Journal e gli hedge fund che sono contrari ai dazi che ha deciso di imporre. "Queste persone o entità sono controllate dalla Cina o da altre compagnie straniere e locali", ha scritto Trump in un post su Truth. "Chiunque ami e abbia fiducia negli Stati Uniti è a favore delle tariffe", ha aggiunto. 

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti