bruxelles
Mentre discute di difesa, l'Ue si prepara a un possibile conflitto commerciale con gli Stati Uniti
Convocati per discutere di capacità militari e finanziamenti per la difesa di fronte alla minaccia della guerra della Russia, i leader dei Ventisette hanno dovuto iniziare a fare i conti con i dazi minacciati da Trump. Le possibili contromisure
Bruxelles. Poco prima che i leader europei si riunissero ieri in un ritiro informale dedicato alla difesa, Trump ha messo fine alle illusioni su cui si erano cullati per una decina di giorni. I dazi che il presidente americano ha lanciato contro gli alleati Canada e Messico non risparmieranno l’Ue. “Ci saranno sicuramente”, ha detto Trump domenica notte, accusando gli europei di “atrocità” contro gli americani. Convocati per discutere di capacità militari e finanziamenti per la difesa di fronte alla minaccia della guerra della Russia, i leader dei Ventisette hanno dovuto iniziare a fare i conti con l’altra guerra, quella commerciale di Trump.
Le relazioni transatlantiche sono state il primo punto discusso dai leader nel ritiro informale convocato dal presidente del Consiglio europeo, António Costa, per parlare di difesa. Di fronte alle prime salve di Trump contro Canada e Messico, la linea dell’Ue non cambia. La speranza è che il presidente americano si comporti da alleato e agisca in modo razionale. “I leader hanno evidenziato il valore della partnership dell’Ue con gli Stati Uniti, che ha radici profonde ed è destinata a durare nel tempo”, spiega una fonte a conoscenza delle discussioni tra i capi di stato e di governo al Palais d’Egomont: “C’è un forte consenso sul fatto che i dazi tra Stati Uniti e Ue sarebbero dannosi per entrambe le parti”. Gli europei vogliono dare l’impressione di essere uniti, calmi e aperti al dialogo con l’Amministrazione Trump, ma anche pronti a rispondere in modo fermo se necessario. I leader hanno concordato che “quando emergono problemi, devono essere trovate soluzioni”, dice la fonte.
In realtà, i toni dei capi di stato e di governo sono molto diversi. “Se sarà attaccata l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire”, ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, con aria di sfida. Un conflitto commerciale “sarebbe negativo sia per gli Stati Uniti che per l’Europa”, ma l’Ue può “reagire alle politiche di dazi con politiche di dazi”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, mostrandosi più prudente di Macron. “Sarebbe un paradosso crudele se durante il periodo della minaccia russa e dell’espansione cinese e di altre cose molto pericolose, cercassimo di trovare un motivo per entrare in conflitto tra alleati. Penso che dobbiamo fare tutto il possibile per evitare stupide e totalmente inutili guerre tariffarie o commerciali”, ha sintetizzato il premier polacco, Donald Tusk. Un gruppo di stati membri è ancora convinto di poter offrire a Trump un “deal” sufficientemente allettante da convincerlo a rinunciare ai dazi. “Dobbiamo negoziare con Trump”, non “iniziare una guerra”, ha detto il premier finlandese, Petteri Orpo. Per il presidente lituano, Gitanas Nauseda, l’Ue deve “proporre qualcosa che possa essere interessante e attraente per gli Stati Uniti, come accordi di libero scambio nell’industria automobilistica” o “un acquisto maggiore di gas naturale liquefatto”.
Offrire a Trump un “deal” era anche il piano iniziale della presidente della Commissione. Oltre al Gnl, diversi diplomatici hanno evocato la possibilità di comprare più armi agli Stati Uniti e garantire un’immunità ai giganti del digitale americani. Ma Ursula von der Leyen non è ancora riuscita a fissare un appuntamento con Trump. I contatti bilaterali tra le rispettive squadra sono in corso da tempo. Al presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, sarebbe stato chiesto di fare da intermediario per un tête-à-tête von der Leyen-Trump. “Evidentemente noi dell’Ue non siamo la loro priorità”, spiega un funzionario. L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, sta sviluppando una narrazione legata ai presunti interessi degli Stati Uniti di fronte alla sfida cinese. “Se gli Stati Uniti iniziano la guerra commerciale l’unica a ridere sarà la Cina”, ha avvertito Kallas.
Affrontare Trump con argomenti razionali rischia di rivelarsi illusorio e inutile. L’Ue è in “uno stato di negazione”, dice al Foglio un diplomatico di uno stato membro. Gli europei sono incapaci di ammettere la realtà. “Con lui tutto è possibile. Bisogna prepararsi al peggio e smettere di sperare nel meglio”, avverte il diplomatico. La premier danese, Mette Frederiksen, lo ha imparato a sue spese. Inizialmente aveva chiesto all’Ue di non reagire sulla Groenlandia. Dopo una telefonata infuocata con Trump, ha intrapreso un tour d’urgenza delle capitali per assicurasi della solidarietà e dell’unità dell’Ue. Ieri Frederiksen è stata costretta a ribadire che la Groenlandia non è in vendita, ha rimandato al mittente le accuse alla Danimarca di non essere un alleato affidabile (ha ricordato il numero di morti in Iraq e Afghanistan) e ha chiesto di “rispondere con fermezza” ai dazi di Trump.
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