in America
Trump contro il deep state: una finestra sullo spoils system di massa
Il presidente degli Stati Uniti ha ripreso il meccanismo che prevede l'affidamento delle cariche pubbliche a persone indicate dai partiti o dalle coalizioni usciti vittoriosi alle elezioni. Il licenziamento di una serie di funzionari all'interno del dipartimento di giustizia e la destituzione di 18 ispettori generali
Nelle settimane successive alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, alcuni osservatori avevano espresso l’opinione che Trump si sarebbe sbarazzato, come hanno fatto altri presidenti, di un certo numero di alti funzionari pubblici, limitandosi per gli altri a qualche dichiarazione minacciosa, ma priva di effetti immediati. Invece, subito dopo il suo insediamento Trump ha ripreso lo spoils system nella sua versione più perniciosa per l’amministrazione. Questo meccanismo fu introdotto due secoli fa da Andrew Jackson, che sostituì numerosi funzionari esperti, ma incolpati di essere legati al suo predecessore, con altrettanti fedelissimi, pur se incapaci. Ci vollero cinquant’anni, prima che i principi stabiliti dalla riforma del pubblico impiego patrocinata da Pendleton nel 1883 ponessero un argine alla cattiva amministrazione. In seguito, i presidenti si sono variamente attenuti a quei principi.
Ma già alla fine del suo primo mandato Trump se ne è discostato con un escamotage, cioè classificando per decreto come “schedule F”, cioè come nomine politiche, parecchie migliaia di dipendenti pubblici, rendendoli così facilmente destituibili. Quel decreto è stato subito revocato da Biden, ma appena Trump è tornato al potere lo ha adottato di nuovo. Ha così licenziato una serie di funzionari all’interno del dipartimento della giustizia, asserendo che avevano fornito supporto alle indagini nei suoi confronti. Ma la legislazione consente di porre fine al rapporto di lavoro dei dipendenti soltanto in caso di risultati inadeguati o di inosservanza di regole e direttive, non se hanno svolto i propri incarichi. Per di più, è stato violato il loro diritto di essere sentiti, cioè il due process of law. È facile, quindi, prevedere che i licenziamenti saranno contestati davanti alle corti. Ma i giudizi richiederanno vari anni.
Trump ha anche destituito 18 ispettori generali, in vari dipartimenti governativi, che avevano il compito di indagare su casi di sprechi, frodi e abusi di potere. Questi incarichi pubblici erano stati istituiti dal Congresso dopo il Watergate. Ma è improbabile che il Congresso, a maggioranza repubblicana, reagisca. Nel frattempo, i provvedimenti di questo tipo potrebbero estendersi. Secondo alcune stime, un esercizio su larga scala del potere presidenziale potrebbe coinvolgere fino a 50.000 dipendenti federali, su più di due milioni: un attacco senza precedenti al deep state. Il rischio è un ritorno agli anni bui in cui l’amministrazione federale era contraddistinta da partigianeria e incompetenza, con conseguenze disastrose per la conduzione di affari complessi e delicati, dal controllo sulle imprese che violano la concorrenza alla regolazione delle comunicazioni elettroniche. Con lo sguardo rivolto alla situazione italiana, è un ulteriore motivo per ripensare la disciplina di questo tipo indebitamente introdotta più di venti anni fa.
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