(foto EPA)

L'editoriale dell'elefantino

Dal 7 ottobre al Real Estate Gaza

Giuliano Ferrara

Perché quella del presidente Trump è un’idea tanto surreale, quanto comprensibile

La storia non è finita ma è cambiata. Se stiamo al Trump di ieri, a Yalta i tre vincitori della guerra avrebbero dovuto fondare la più grande immobiliare mai vista. Churchill Roosevelt e Stalin, come tre Aga Khan, avrebbero dovuto immaginare resort in Germania e in Polonia, magari al posto di Dachau e Auschwitz, Dresda ricostruita come un set, e l’Italia trasformata globalmente in un giardino overtourism antemarcia. Tutto verosimile e di apparente buonsenso nella superberlusconata di The Donald, il cui modello italiano ragionava anche così ma per lo più si teneva, come si dice, con Netanyahu che si intuisce compiaciuto quanto esterrefatto (uno pensava alla Riviera di Gaza, la nuova Costa Azzurra, l’altro probabilmente all’Iran che ancora non è “obliterato” per usare il linguaggio del socio di Bibi). Tutto può succedere. Gaza è inabitabile, come dice l’inviato speciale dell’Arancione. Migrazioni successive a esiti catastrofici di guerre, i tedeschi e la Polonia testimoni, sono sempre avvenute. Alle spalle dei due, nonostante la cattiva accoglienza giordana egiziana e saudita, c’è un Jared Kushner, che è l’ultimo arrivato ma è arrivato, come imprenditore, raccoglitore di capitali e businessman internazionale, una specie di Abramo contemporaneo nella terra promessa. Certe cose sono reali, realissime, e incommentabili. Il passaggio dall’autodifesa all’iniziativa Real Estate, e così brusco, sorridente, ha qualcosa di surreale. Qui la litania dei due stati per due popoli era agonizzante da tempo, qui su questo giornale.

 

La retorica della convivenza con il Nessuno terrorista e con il nichilismo antisemita è lontana dalla considerazione realistica delle cose quanto intrinseca alla diplomazia degli impotenti e dei commentatori garruli che ancora credono all’Autorità nazionale palestinese. Più che la nuova Riviera ci sembrava che il problema fosse il nucleare dei mullah. Il rimpatrio degli immigrati illegali non lo confondevamo però con l’espatrio e la deportazione forzata di un paio di milioni di palestinesi. Cambiare la faccia del medio oriente è stata un’impresa accelerata dalla tragedia del pogrom del 7 ottobre, d’accordo, con i suoi costi esorbitanti, tragici. Ma una risoluzione dell’Onu che legittimi una impresa fra il turistico e l’umanitario, fondata sull’espropriazione, anzi l’esproprio, posto che l’Onu abbia ancora l’autorità di emettere risoluzioni legittimanti dopo la vergognosa figura rimediata durante la guerra del 7 ottobre, non è lontanamente immaginabile. 

 

L’Europa bastione di democrazia e di neghittosità è assente dallo scenario, che è lasciato interamente ai cinici governanti di Israele, e vorrei vedere che fossero anche sentimentali, e agli autocrati, che alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco, a metà febbraio, avranno modo di esercitarsi sulle ipotesi più spericolate, e chissà che terre rare e che Real Estate nella “martoriata Ucraina”. Trump deve avere scambiato la sua larga investitura per una licenza edilizia, come per la Trump Tower o per Atlantic City, aree inabitabili e dunque edificabili. Il tremendo è che il suo piano, di fronte alla fragilità dei piani alternativi, di fronte ai famosi due stati, con uno democratico e l’altro terrorista o in mano ai terroristi, acquista una specie di comprensibilità, sicuramente per le opinioni pubbliche mondiali e per i loro megafoni più o meno autoritari. E il destino di Israele in questa storia versata nell’assurdo, in questa Yalta urbanistica e fondiaria, non è o non sembra rassicurante nemmeno dopo un anno e mezzo di guerra sanguinosa con costi altissimi per tutti. Biblicismo e suprematismo post sionista non c’entrano con il Real Estate.  Non sappiamo quanto tempo ci vorrà prima che l’Unione europea, tra un dazio e l’altro, prenda l’iniziativa e non si limiti a sciorinare la filastrocca del dover essere che non è. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.