Donald Trump e Ursula von der Leyen nel 2020 al World Economic Forum di Davos (LaPresse) 

Il bazooka dell'Ue

Per rispondere ai dazi di Trump Bruxelles prepara lo strumento anti coercizione

David Carretta

Il Financial Times ha rivelato che, in caso di guerra commerciale, l’esecutivo comunitario è pronto a utilizzare lo strumento pensato per colpire la Cina, che priverebbe le società americane di servizi dell’accesso al mercato dell’Ue. Un avvertimento sulla capacità e determinazione dell’Ue di far davvero male

Bruxelles. La Commissione potrebbe usare un bazooka potente contro gli Stati Uniti, se il loro presidente, Donald Trump, utilizzasse i dazi come arma di ricatto politico contro l’Unione europea e i suoi stati membri. Il Financial Times ieri ha rivelato che l’esecutivo comunitario è pronto a utilizzare lo “strumento anti coercizione” economica per rispondere a Trump, privando le società americane di servizi dell’accesso al mercato dell’Ue. Introdotto nel 2023 con un regolamento, pensato per la Cina che usa le sue pratiche commerciali per ricattare alcuni governi, lo “strumento anti coercizione” è considerato un bazooka perché allarga al settore dei servizi le misure di rappresaglia commerciale. I giganti del digitale potrebbero subire le conseguenze della prepotenza di Trump. La fuga di notizie sul Financial Times viene letta da alcuni osservatori come un avvertimento all’Amministrazione americana sulla capacità e determinazione dell’Ue di far davvero male in caso di guerra commerciale. Ma alcuni si interrogano sulla reale volontà della Commissione di staccare l’accesso di Google, Apple o Amazon ai consumatori e alle imprese europei.

   

Il regolamento sullo “strumento anti coercizione” finora non è mai stato usato. La sua approvazione era coincisa con uno scontro senza precedenti tra la Cina e la Lituania legato a Taiwan. Nel 2021 Pechino aveva cancellato dal suo sistema doganale il nome del piccolo paese baltico, provocando il blocco di tutte le esportazioni e importazioni, in rappresaglia alla decisione del governo lituano di permettere l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Lo “strumento anti coercizione” si adatta perfettamente anche all’uso politico dei dazi che potrebbe fare Trump nei confronti dell’Ue, che sia sulla volontà di prendersi la Groenlandia o di forzare l’aumento della spesa militare. “Si ha coercizione economica allorché un paese terzo applica o minaccia di applicare una misura che incide sugli scambi o sugli investimenti al fine di impedire od ottenere la cessazione, la modifica o l’adozione di un particolare atto da parte dell’Unione o di uno stato membro, interferendo in tal modo nelle legittime scelte sovrane dell’Unione o di uno stato membro”, si legge nel regolamento.

 

Un allegato elenca le sanzioni contro i paesi terzi che praticano la coercizione economica: imposizione di dazi, stop all’importazione o all’esportazione di merci, esclusione dalle gare di appalto, restrizioni agli scambi di servizi, agli investimenti esteri diretti, alla protezione della proprietà intellettuale e al loro sfruttamento commerciale, alle attività bancarie, assicurative e finanziarie. A differenza delle sanzioni legate alla politica estera che sono adottate all’unanimità, lo “strumento anti coercizione” prevede un voto a maggioranza qualificata da parte degli stati membri. “Nessuno potrebbe mettere un veto per proteggere Trump”, spiega una fonte. I tempi di risposta sono relativamente rapidi per gli standard dell’Ue: le sanzioni vanno adottate in otto settimane.

   

Ursula von der Leyen ha moltiplicato i messaggi di fermezza nei confronti di Trump negli ultimi giorni. “Siamo preparati”, ha detto la presidente della Commissione lunedì, al termine di un vertice informale dei capi di stato e di governo a Bruxelles. “Quando presi di mira ingiustamente o arbitrariamente, l’Ue risponderà in modo fermo”. Martedì la stessa von der Leyen ha promesso di essere “aperta e pragmatica” nel dialogo per evitare i dazi. La Commissione ha preparato una serie di offerte per Trump: acquisto di più gas naturale liquefatto e di più armi americane, nonché un trattamento di favore per le Big Tech. Ma Trump non ha risposto a una richiesta di incontro di von der Leyen. La Commissione cercherà di spiegare che una guerra commerciale danneggerà anche gli Stati Uniti e che, contrariamente a quanto sostiene Trump, la relazione economica è equilibrata. Nel 2023 gli Stati Uniti hanno esportato 346,5 miliardi di euro di merci verso l’Ue e importato 502,3 miliardi. Un deficit commerciale di 150 miliardi può apparire enorme. Solo che nel settore dei servizi gli Stati Uniti registrano un surplus di 104 miliardi: 396,4 miliardi esportati dagli americani contro i 292,4 miliardi degli europei. “Le nostre economie si complementano a vicenda in modo molto positivo”, spiega al Foglio un funzionario. L’avanzo nei servizi dovrebbe convincere Trump a non provocare l’Ue, fino al punto da costringerla a usare il “bazooka”.