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Foto ANSA
Caos in Colombia
“La cocaina non è peggio del whisky”. La vana mossa di Petro per recuperare popolarità
Dopo il passo falso con Trump, il presidente colombiano voleva salvare la sua traballante leadership, ma si è ritrovato in una gogna mediatica improvvisa. Il governo a un passo dalla crisi: due ministri si sono già dimessi e altri minacciano di farlo
Sulla stampa internazionale è finita soprattutto per la battuta che Gustavo Petro vi ha fatto, secondo cui “la cocaina non è peggio del whisky”: e dopo aver detto in precedenza che avrebbe accettato un whisky da Trump, “nonostante la sua gastrite”. In Colombia fiorisce il sarcasmo di chi ha paragonato il tutto a un reality o a una puntata dei Simpson. Ma la decisione del presidente colombiano di trasmettere martedì sera in diretta su tutte le reti una riunione del Consiglio dei Ministri ha portato anche ad accuse di illegalità, con ad esempio la senatrice María Fernanda Cabal - esponente del partito di Álvaro Uribe Vélez – che ha ricordato come una legge del 1923 imporrebbe alle riunioni del governo la riservatezza.
Pericolosamente ispirata a certe prassi dei regimi castrista e chavista, la misura doveva servire a Petro innanzitutto a recuperare popolarità: dopo il passo falso dello scontro con Trump, in cui praticamente è stato lo statista che è uscito peggio tra tutti coloro con cui il nuovo presidente Usa si scontrato; e dopo l’esplodere del conflitto armato nel Catatumbo, regione di confine col Venezuela dove guerriglieri dell’Eln, delle Farc e narcos si fronteggiano per il controllo delle coltivazioni di cica, non senza un evidente zampino del governo di Caracas. Ma, con lo slogan del “Non abbiamo nulla da nascondere” gli doveva anche servire a ribadire la sua traballante leadership a ministri sempre più recalcitranti, che si sono visti imporre la gogna mediatica senza preavviso.
Invece, ha portato la ribellione allo scoperto: a parte appunto suscitare ironie non solo per la storia del whisky, ma anche ad esempio per il modo in cui il presidente in pieno Consiglio si è messo a fare spot per Netflix col suggerire a tutti i colombiani di vedere la serie tratta da “Cent’anni di solitudine”, o per il fatto che a un certo punto due canali si sono messi a trasmettere la partita di calcio tra Colombia e Paraguay under 20 e così l’audience è precipitata.
Molti ministri erano inferociti per la nomina a principale consigliere del governo di Armando Benedetti: ex-presidente del Senato che dopo essere stato via via esponente del Partito Liberale, del partito di Álvaro Uribe Vélez e del partito di Juan Manuel Santos è diventato grande elettore di Petro, ne è stato nominato ambasciatore in Venezuela, ed è stato poi coinvolto in uno scandalo da cui è trapelata una sua telefonata in cui tra una parolaccia e l’altra minacciava di tirare fuori l’origine irregolare dei finanziamenti alla campagna elettorale. Ma Benedetti è accusato anche di abusi sulla sua compagna. Nelle sei ore che è durato l’incontro sono appunto fioccate proteste contro di lui, e Petro ha risposto accusando i ministri di incapacità; arrivando a dire che lui è un rivoluzionario, ma loro no; denunciando che c’è un complotto per ucciderlo.
Mentre la popolare ministra dell’Ambiente Susana Muhamad minacciava di dimettersi, si sono invece dimessi subito Juan David Correa, ministro della Cultura, e Jorge Rojas, da una settimana presidente di quel Departamento Administrativo de la Presidencia de la República (Dapre) che sarebbe l’omologo colombiano della nostra presidenza del Consiglio. Francia Márquez, la vicepresidente, ha accusato il presidente di aver tollerato la corruzione e ha detto di essere stata maltrattata da Laura Sarabia: la stretta collaboratrice che Benedetti ha prestato a Petro, che a soli 30 anni è diventata numero due della sua amministrazione, e che il 29 gennaio è passata dal Dapre al ministero degli Esteri.
Della bugiarda è stato data alla Sarabia da Gustavo Bolívar: Direttore Generale della Prosperità Sociale, romanziere, sceneggiatore di telenovelas e candidato di sinistra per ora con più intenzioni di voto per le prossime presidenziali. Lamentele anche dai ministri della Difesa, che ha denunciato la “mancanza di coordinamento”, e della Giustizia, secondo cui il sistema carcerario è un disastro. Mentre il ministro degli Interni Juan Fernando Cristo ha scritto su X che il governo è “insostenibile” e ha proposto dimissioni collettive.
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Settore in crisi