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Nel Regno Unito la sinistra di Starmer rilancia (e rivendica) il nucleare

Maria Carla Sicilia

Il governo britannico annuncia semplificazioni burocratiche per costruire nuove centrali nucleari e favorire l’adozione di reattori modulari di piccole dimensioni. Contro il nimby, per emanciparsi dai capricci dei dittatori come Putin e per decarbonizzare sostenendo le imprese 

Il Regno Unito si prepara a costruire un futuro di energia più economica, meno dipendente dall’estero e più decarbonizzata. Per fare ciò il governo guidato da Keir Starmer ha scelto di puntare sull’energia nucleare: i conservatori hanno perso l’occasione di costruire nuove centrali, sottolineava già in campagna elettorale il manifesto del Labour, e oggi il primo ministro rivendica di aver fatto un passo concreto in questa direzione. “Questo paese non costruisce una centrale nucleare da decenni. Siamo stati delusi e abbandonati”, ha dichiarato Starmer ieri, in un discorso in cui  esortava il paese a uscire dal torpore dello status quo e a sostenere il piano di cambiamento del governo. “Voglio porre fine a tutto questo, cambiando le regole per sostenere i costruttori di questa nazione e dicendo no a chi ci ostacola e soffoca da troppo tempo la possibilità di avere energia più economica, crescita e posti di lavoro”, ha aggiunto. Un passaggio, questo, che fa del discorso di Starmer anche un j’accuse contro il nimby, a cui il  governo ha dichiarato guerra per via dei numerosi ricorsi di gruppi di attivisti che stanno ritardando la realizzazione di alcune  infrastrutture, come parchi eolici e la nuova centrale nucleare di Suffolk.

Quello annunciato ieri è dunque un pacchetto di semplificazioni burocratiche che mira a favorire la pianificazione di lungo termine per le imprese e amplia le zone dove è possibile costruire nuovi impianti, superando l’attuale sistema che comprende solo otto siti in tutto il paese. Oggi il Regno Unito conta  su nove centrali con cui produce circa il 15 per cento della sua energia elettrica, ma molti di questi impianti sono destinati a essere dismessi entro la fine del decennio e la prima di una nuova generazione di centrali nucleari è attualmente in costruzione. I piani del governo prevedono di aumentare del 10 per cento la quota di energia elettrica nucleare attraverso l’installazione di 24 GW di nuova capacità per arrivare al 25 per cento entro il 2050. 

Nei piani di Starmer, una parte di questa capacità sarà legata allo sviluppo di reattori modulari di piccole dimensioni (Smr), che potranno essere usati anche dalle imprese più dipendenti dai consumi di energia elettrica. Non solo l’industria manifatturiera, ma anche le aziende tecnologiche. Non è un caso che a festeggiare l’annuncio del governo sia stato anche il ceo di Microsoft Uk. Insieme ad altre big tech come Amazon e Google, il gruppo sta investendo sul nucleare per cercare una soluzione non intermittente e decarbonizzata per fare fronte alla grande quantità di energia necessaria per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Gli Smr vanno in questa direzione, perché possono essere realizzati in fabbrica e trasportati in moduli nelle aree ad alta domanda, con tempi e costi potenzialmente inferiori rispetto alle centrali nucleari tradizionali.

L’adozione di una strategia nucleare rafforzata non risponde solo alla crescente domanda di energia sostenibile, ma si inserisce anche in un più ampio contesto di indipendenza geopolitica. Secondo il governo britannico, la decisione di ammorbidire le norme è anche una risposta alle incertezze globali rispetto all’approvvigionamento di energia, che ha ripercussioni sulle  fluttuazioni dei prezzi. “In un mondo instabile, in cui i prezzi del petrolio e del gas sono dettati da tiranni come Putin, la spinta verso il nuovo nucleare è parte integrante dei piani del governo per sostituire la dipendenza del Regno Unito dai mercati dei combustibili fossili con energia pulita e prodotta localmente, per rendere il paese indipendente dal punto di vista energetico e proteggere i consumatori”. 

In Italia una posizione simile a quella del Labour l’ha espressa il ministro di Forza Italia Gilberto Pichetto Fratin, che ha presentato al governo un disegno di legge  delega per consentire il ritorno del nucleare nel paese anche grazie all’uso dei piccoli reattori modulari. Una linea condivisa anche da Azione e Italia Viva, mentre più a sinistra, dal Pd al M5s fino ad Avs, hanno già fatto sapere la loro contrarietà. 

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.