Il posto dell'opposizione agli ayatollah è alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco

Reza Pahlavi, il figlio dello Scià che vive in esilio negli Stati Uniti, è stato prima escluso e poi reinvitato. Il governo federale è sotto critica. Il posto dei dissidenti iraniani è proprio a Monaco, perché non sia sinonimo di appeasement europeo verso le dittature

Reza Pahlavi, il figlio dello Scià iraniano prima della rivoluzione del 1979 e leader dell’opposizione agli ayatollah, è stato prima escluso dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e poi reinvitato. Il governo federale è sotto critica. “A Berlino è stata presa la decisione di mettere a tacere il popolo iraniano e di compiacere la Repubblica islamica” ha scritto Pahlavi su X. “In questo importante momento di cambiamento in Iran, sono stato lieto di essere invitato a prendere parte alla conferenza di Monaco di quest’anno. Tuttavia, la mia partecipazione a questa conferenza è stata bloccata dal Ministero degli Esteri tedesco. Mentre il governo tedesco cede alla Repubblica islamica, esorto il popolo tedesco a schierarsi al fianco degli iraniani che lottano per i diritti umani e la democrazia, non solo per il bene degli iraniani, ma anche per il proprio. Questa decisione non aveva lo scopo di zittirmi. Si trattava di zittire il popolo iraniano. Si trattava di zittire tutti coloro che si battono per la libertà, la giustizia e la dignità. E questo non lo sosterremo”. 

 
Attualmente Pahlavi vive in esilio negli Stati Uniti. La notizia della possibile mancata partecipazione del rappresentante dell’opposizione iraniana aveva suscitato grande indignazione tra gli iraniani esuli in Germania. Il politico della Spd, Danial Ilkhanipour, ha duramente criticato il Ministero degli Esteri in un post su X: “La politica estera della Germania è in rovina e non è in grado di riconoscere la realtà. Il Foreign Office non ha previsto l’arrivo dei talebani, non ha previsto l’attacco della Russia all’Ucraina e la politica iraniana è sbagliata al cento per cento”. Invitata anche la dissidente Masih Alinejad, che si batte contro l’obbligo del velo a Teheran e al centro di numerosi tentativo di assassinio da parte dei mullah negli Stati Uniti.

  
Il posto dei dissidenti iraniani è proprio a Monaco, perché non sia ancora una volta sinonimo di appeasement europeo verso una dittatura con ambizioni assassine.