Il logo dell'AI Action Summit sulla facciata dell'Eliseo il 10 febbraio 2025 (Foto di Chesnot/Getty Images) 

Sul vertice IA di Parigi aleggia lo spettro di DeepSeek, ma per Google l'ecosistema cresce e i costi scendono

Pietro Minto

Il summit parigino è la consacrazione di una strategia macroniana nel settore e coincide con il lancio di “Le Chat”, l’atteso chatbot di Mistral. Parallelamente, Google ha organizzato una serie di eventi. L’IA cinese è “un prodotto notevole”, dice Hassabis, premio Nobel capo di DeepMind, “ma non c’è nulla di nuovo”. Il discorso promettente di Sundar Pichai

Parigi. Un giornalista americano scherza sul fatto che abbia dovuto venire a Parigi per incontrare i suoi amici di San Francisco. È uno degli effetti dell’Artificial Intelligence Action Summit, un incontro internazionale sull’intelligenza artificiale iniziato ieri nella capitale francese. L’evento è coinciso con il lancio di “Le Chat”, l’atteso chatbot di Mistral, azienda francese di AI e grande speranza tecnologica europea, che nel giro di poche ore ha superato ChatGPT e conquistato la cima dell’App Store. 

 

Ma il vertice è anche il centro di una rete di investimenti e progetti con cui Emmanuel Macron vuole rendere la Francia il cuore della scena tecnologica europea. A questo servirà l’ambizioso piano da 109 miliardi di euro di investimenti privati (da investitori francesi e stranieri) presentato domenica sera, che porterà anche all’identificazione di 35 siti adatti alla costruzione di data center, potenti centri di elaborazione essenziali al funzionamento della tecnologia. Un’alternativa europea, anzi francese, a Stargate, l’ambizioso (e discusso) piano da 500 miliardi di dollari per le AI presentato poche settimane fa da Donald Trump e Sam Altman, capo di OpenAI.

  

Il summit parigino può essere quindi visto come la consacrazione di una strategia macroniana iniziata nel 2018 con il documento “AI for Humanity”, con cui l’Eliseo mise le basi per la trasformazione della capitale francese in hub per l’intelligenza artificiale. Tuttavia, molte cose sono cambiate rispetto al 2018: oggi l’intero settore tecnologico è ossessionato dalle AI, che hanno finito per generare tensioni geopolitiche crescenti. 

  

In questo quadro possiamo inserire il recente caso di DeepSeek, l’azienda cinese che ha presentato modelli molto interessanti (ed economici), ma anche la nuova voglia dell’Unione europea di trovare una propria via nel settore, magari indipendente dagli Stati Uniti. Il modello francese è stato incensato dallo stesso Altman in un editoriale pubblicato ieri dal Monde, in cui ha descritto il paese come “il luogo naturale in Europa per discutere di questa tecnologia”. In particolare, la Francia può vantare energia a basso prezzo grazie al nucleare.

   

Parallelamente al summit, Google ha organizzato una serie di eventi per dimostrare la sua decennale esperienza nel vasto mondo delle AI, che passa soprattutto per DeepMind, centro studi londinese acquisito dal gigante nel 2014. L’ospite d’onore è stato Demis Hassabis, capo di Google DeepMind fresco di premio Nobel per la Chimica per AlphaFold, il modello di AI che ha rivoluzionato lo studio del ripiegamento delle proteine, ovvero le complessissime strutture tridimensionali molecolari che le compongono. Hassabis si è soffermato sulla velocità di AlphaFold sottolineando come questa AI abbia rivoluzionato la ricerca scientifica, portando il numero di proteine studiate da un milione a duecento milioni.

   

Si procede così, partendo dalle applicazioni più concrete e lodevoli per arrivare a prodotti più mainstream, come Gemini, il chatbot di Google, e NotebookLM, particolarmente utile per chi vuole studiare e capire un testo scritto. Inevitabile il richiamo della cosiddetta AGI (Artificial General Intelligence), come viene chiamata un tipo di AI in grado di svolgere qualsiasi attività intellettuale al pari di un essere umano. Da anni il settore gioca con questa sigla, usandola come esca per hype e investimenti, ma secondo Hassabis ormai ci siamo: da qui a cinque anni potremmo creare una tecnologia simile. E rassicura: l’AGI non è niente di nuovo, “è sempre stato l’obiettivo del settore sin dagli anni Cinquanta”. Nel frattempo, la prossima sfida di Google è la costruzione di un “assistente digitale universale”.

   

Su tutto aleggia lo spettro di DeepSeek, l’AI cinese che pare aver trovato un modo più economico ed efficiente di operare. “Un prodotto notevole”, secondo Hassabis, che però ha sottolineato che nel modello “non c’è nulla di nuovo  e molte cose vengono da Google”, che ha sviluppato molte delle innovazioni usate nel settore. E comunque, ha concluso il premio Nobel, “Google Gemini è già oggi più efficiente di DeepSeek”. 

 

Sui costi si è espresso anche l’Amministratore delegato di Google Sundar Pichai, che ieri ha parlato a Parigi rassicurando gli investitori: “L’ecosistema continuerà a crescere mentre i costi continueranno a scendere. Negli ultimi diciotto mesi il costo per token dei nostri modelli è sceso del 97 per cento per gli sviluppatori”. Secondo dati citati dal ceo, un milione di token (l’unità di misura per il testo in uso nell’ambiente) è passato da costare quattro dollari a 13 centesimi.