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Drew Angerer/Getty Images
Trump dice di aver parlato con Putin per fermare la guerra in Ucraina. Il silenzio di Mosca
Il presidente americano sostiene di avere un piano per la tregua, ma non dà dettagli. Cavo Dragone: "La Nato non arretra. Da Mosca nessun segnale". Nel fine settimana il vicepresidente Vance incontrerà Zelensky a Monaco. A giugno il vertice Nato all'Aia
Il presidente americano Donald Trump ha detto al New York Post di aver avuto dei colloqui con il presidente russo, Vladimir Putin, per raggiungere una conclusione negoziata della guerra tra Russia e Ucraina, "this damn thing" - come l'ha definita - che dura ormai da tre anni. Secondo Trump, i negoziatori russi vogliono incontrare le controparti americane. A bordo dell'Air Force One, Trump ha rivelato di avere un piano per porre fine alla guerra, ma ha rifiutato di entrare nei dettagli. "Spero che sia veloce. Ogni giorno muoiono persone. Questa guerra è così brutta in Ucraina".
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto di non poter né confermare né smentire la telefonata tra i presidenti. Tra gli Stati Uniti e la Russia, ha detto Peskov al quotidiano filogovernativo Izvestia, ci sono "comunicazioni condotte attraverso diversi canali, e sullo sfondo della molteplicità di queste comunicazioni, io personalmente potrei non essere a conoscenza di qualcosa".
Secondo quanto riportato dal NY Post, durante l'intervista il presidente americano era affiancato dal consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz, che non ha voluto confermare i colloqui con Mosca. Ieri Waltz ha detto a Meet the Press della NBC che "ci sono sicuramente molte conversazioni delicate in corso" e che alti diplomatici americani saranno in Europa questa settimana "per discutere i dettagli su come porre fine a questa guerra e ciò significherà portare entrambe le parti al tavolo". La fine della guerra, ha aggiunto Waltz, è stata sollevata nelle conversazioni con il primo ministro indiano, Narendra Modi; il presidente cinese, Xi Jinping; e i leader di tutto il Medio Oriente. "Tutti sono pronti ad aiutare". Waltz ha ribadito il "principio fondamentale" dell'amministrazione Trump, ovvero che gli europei "devono prendersi la responsabilità di questo conflitto in futuro. Il presidente Trump vi metterà fine e poi, in termini di garanzie di sicurezza, la responsabilità ricadrà sugli europei".
Tuttavia Trump ha detto di voler raggiungere un accordo da 500 milioni di dollari con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per accedere alle terre rare e al gas in Ucraina, in cambio di garanzie di sicurezza in un eventuale accordo di pace. In un'intervista rilasciata venerdì alla Reuters, Zelensky ha sottolineato che al momento la Russia ha il controllo di meno del 20 per cento delle risorse minerarie ucraine, ma di circa la metà dei depositi di terre rare. Le riserve di titanio e uranio dell'Ucraina sono le più grandi d'Europa e secondo il World Economic Forum, Kyiv ha anche il potenziale per diventare un fornitore chiave di terre rare. “Putin non si limita ad accaparrarsi i minerali insieme alla terra, ma sta già pensando a come coinvolgere altri partner nella sua alleanza: Corea del Nord, Iran”, ha detto Zelensky, ribadendo che la lotta del suo paese riguarda “la sicurezza del mondo occidentale”.
Nel fine settimana, il vicepresidente Vance incontrerà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, che potrebbe servire alla nuova Amministrazione per rafforzare i legami con gli alleati europei e proporre una nuova agenda di sicurezza, in vista del vertice Nato di fine giugno all’Aia. Come nota Formiche.net, Jim Townsend, adjunct senior fellow per il Transatlantic Security Program del Center for a New American Security, all’interno di un commentary pubblicato sul sito dell’organizzazione, suggerisce l'idea che Trump possa prendre parte ai lavori della conferenza perché quella tribuna sarebbe perfetta per "articolare sia le sue rimostranze sia le sue richieste su ciò che la Nato dovrebbe fare per migliorare le relazioni", cioè "per castigare l’Europa, se necessario, ma anche per costruire una nuova partnership di cooperazione". In quest'ottica Trump potrebbe delineare a Monaco i contorni del suo piano per un cessate il fuoco e, quattro mesi dopo, potrebbe usare il vertice dell'Aia per ottenere il sostegno degli alleati ai negoziati.
Intervistato oggi dal Corriere, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone - già capo di stato maggiore italiano e dal 17 gennaio presidente del Comitato militare della Nato - dice che "continuare a supportare l’esercito ucraino è l’unico modo per garantire la pace giusta con la Russia. E la Nato non si tira indietro". "Le forze armate di Mosca", aggiunge Cavo Dragone, "riportano limitati successi sul terreno con perdite gravissime. Parliamo di 7-800 soldati russi morti o feriti al giorno, oltre 800.000 dall’inizio della guerra. È palese il fallimento strategico di Putin: siamo a tre anni di guerra e lui mirava a vincere in tre giorni". Eppure, sulla telefonata di Trump e Putin, anche l'ammiraglio dice di non avere notizie. "Posso soltanto dire che ogni dialogo è benvenuto. Dal punto di vista della Nato, la posizione non cambia: miriamo alla sicurezza transatlantica, indipendentemente da eventuali sviluppi politici o diplomatici tra Putin e Trump. Siamo alla vigila di tre appuntamenti dove i semi di questi scambi potrebbero germogliare: la riunione del Gruppo di Contatto per la difesa dell’Ucraina a Ramstein, poi la Ministeriale Difesa, dove verrà anche Umarov con il nuovo collega americano, e infine la Conferenza sulla Sicurezza a Monaco il 15-16 febbraio, dove potranno esserci importanti rivelazioni per illuminare la nebbia in cui oggi ci muoviamo a fatica".
Da parte sua, Zelensky ha pubblicato ieri un post molto eloquente sui suoi canali social: "Solo questa settimana, la Russia ha lanciato contro il nostro popolo oltre 1.260 bombe aeree, circa 750 droni e più di 10 missili di vario tipo", ha scritto. "La produzione militare russa, che consente tale terrore, si basa su tre fattori chiave: i sistemi di elusione delle sanzioni, senza i quali la Russia sarebbe priva di componenti essenziali; gli elevati prezzi del petrolio, che dovrebbero essere giustamente abbassati; e un numero insufficiente di missili a lungo raggio e droni. Siamo grati a tutti i partner che stanno rafforzando le sanzioni, ma sono necessari maggiori sforzi globali per ridurre le capacità dell'industria petrolifera russa. Continueremo a espandere la produzione dei nostri missili e droni e invitiamo tutti i partner a investire nell'industria della difesa ucraina, perché si tratta di investimenti nella protezione della vita".
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l'editoriale dell'elefantino