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Foto Ansa
la storia
La lunga battaglia di Radio Free Europe, ora nel mirino di Musk
A un anno dall'inserimento nel registro delle "organizzazioni indesiderate" in Russia, l'emittente continua la sua missione di diffusione delle idee democratiche, nonostante gli attacchi. L'ultimo è quello del fondatore di Tesla che ne chiede la chiusura
“Se le vostre trasmissioni non avessero parlato della mia situazione, sarei rimasto in prigione molto più a lungo”, disse Václav Havel da presidente, dopo aver deciso di ospitare la nuova sede di Radio Free Europe/Radio Liberty a Praga. “Milioni di russi hanno fatto affidamento su di noi per decenni”, ha detto il presidente di Radio Free Europe/Radio Liberty, Stephen Camus, il 20 febbraio del 2024, quando l’emittente aveva annunciato di essere stata inserita dal ministero della Giustizia russo nel registro delle “organizzazioni indesiderate”. Camus citò anche “gli ascolti da record degli ultimi giorni in seguito alla morte di Alexei Navalny”.
A un anno di distanza, è Elon Musk a chiedere la chiusura di Radio Free Europe/Radio Liberty e di Voice of America, definendole “pazzi radicali di sinistra che parlano da soli mentre bruciano un miliardo di dollari all’anno dei contribuenti americani”, aggiungendo che “nessuno le ascolta più”. Lanciata nel 1949, l’emittente si ispirava chiaramente al ruolo di Radio Londra durante la Seconda guerra mondiale, trasmettendo verso i territori occupati dai nazisti. Fondata dal Congresso degli Stati Uniti, continua tutt’oggi a trasmettere oltre mille ore di programmi settimanali su onde corte, onde medie, FM e internet. Il suo obiettivo dichiarato è “promuovere i valori e le istituzioni democratiche tramite la diffusione di informazioni e idee”.
Uno strumento di soft power che, come UsAid, appare ormai superfluo a un Trump convinto che per governare il mondo bastino minacce di dazi e acquisizioni ostili su territori da trasformare in stati americani o resort, senza preoccuparsi degli abitanti. Un quadro ben diverso da quello del 1° giugno 1949, quando a New York venne fondato il National Committee for a Free Europe per destabilizzare il blocco comunista. Gli Stati Uniti, per via della loro tradizione puritana, non avevano servizi segreti fino alla Seconda guerra mondiale, quando fu creata l’Oss. Smantellata a fine guerra, venne poi ricostruita come Cia all’inizio della Guerra fredda, mantenendo in gran parte gli stessi quadri, decisi a usare contro il comunismo le stesse tattiche impiegate per destabilizzare il fascismo. Radio Free Europe divenne un braccio operativo del Comitato, con quartier generale a Monaco di Baviera, e trasmise il suo primo programma il 4 luglio 1950, rivolgendosi alla Cecoslovacchia. I trasmettitori erano situati in una base segreta a Pals, in Catalogna: la scelta della Spagna franchista era imbarazzante dal punto di vista ideologico, ma garantiva segretezza e condizioni elettromagnetiche favorevoli per sfuggire alle interferenze sovietiche per almeno due ore al giorno. I governi comunisti continuarono a sabotare le trasmissioni fino al 1988, quando Perestrojka e Glasnost erano ormai al culmine.
Il finanziamento della Cia a Radio Free Europe divenne di pubblico dominio solo nel 1971, quando l’emittente venne registrata come organizzazione non profit nel Delaware. La supervisione passò all’International Broadcasting Bureau e il budget venne trasferito a stanziamenti pubblici. Nel 1975, la fusione con Radio Liberty, fondata nel 1951 e anch’essa finanziata dal Congresso. Dopo il ritorno della Spagna alla democrazia nel 1977, venne rivelata l’esistenza della base di Pals. Tra il 1985 e il 1993, l’organizzazione gestì anche Radio Free Afghanistan.
Con la fine del blocco comunista, seguì un naturale ridimensionamento. Radio Free Afghanistan chiuse nel 1993, e l’anno successivo l’International Broadcasting Bureau cedette la gestione al Broadcasting Board of Governors. Nel 1995, il quartier generale si trasferì a Praga. Tuttavia, nel 1994 vennero avviate Radio Free Iraq e un servizio in farsi, nel 1997 le trasmissioni per il Kosovo, seguite da nuovi servizi in Afghanistan e Asia settentrionale.
Attualmente, Radio Free Europe trasmette notizie e analisi in 27 lingue per 23 paesi tra Europa orientale, Asia centrale, Caucaso e Medio Oriente. Dispone di 21 uffici locali, oltre 500 dipendenti principali, 1.300 freelance e 680 dipendenti presso i suoi uffici aziendali a Washington, e la sua rilevanza per la Russia è tornata a crescere con l’inasprimento autoritario del governo di Vladimir Putin.
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Tensioni e assenze