Sinagoga di Bochum (foto Getty)

Attacchi pianificati

Così l'Iran ha messo nel mirino obiettivi ebraici in Europa

Giulio Meotti

Dalla Svezia alla Germania, minacce di morte, colpi di arma da fuoco e i piani di Teheran per colpire i capi delle comunità ebraiche

“Come faccio a sapere che l’Iran non sta inviando nuovi agenti in Svezia?”, si chiede Saskia Pantell parlando questa settimana con il quotidiano svedese Expressen. Pantell, presidente della Federazione sionista di Svezia, è minacciata di morte da Teheran. Un uomo e una donna, che fingevano di essere rifugiati afghani, erano arrivati ​​in Svezia. Dopo aver scoperto gli indirizzi di casa di Pantell e Aron Verständig, li seguirono e scattarono  fotografie. Poi sono stati arrestati. Verständig è il presidente del Consiglio delle comunità ebraiche svedesi. 

Il quotidiano svedese Dagens Nyheter ha riferito che il Mossad israeliano ha informato la controparte svedese Säpo, che Rawa Majid, leader della più grande rete criminale in Svezia, lavora per l’Iran. Majid è fuggito dalla Svezia nel 2018 ed è stato arrestato dalla polizia iraniana nel 2023. Secondo il Mossad, la Repubblica islamica proteggerà Majid, la “Volpe curda”, finché metterà i membri della sua gang a disposizione di Teheran. A febbraio, un ordigno ha causato un’esplosione fuori dall’ambasciata israeliana nel Nobel Park a Stoccolma. La notte stessa, la polizia ha arrestato un quattordicenne dopo che ha sparato dei colpi vicino all’ambasciata. Poi altri colpi di arma da fuoco contro una filiale della società di difesa israeliana Elbit nella città meridionale di Goteborg

Molti in Svezia stanno puntando il dito contro gli iraniani anche per l’omicidio del rifugiato iracheno che aveva bruciato il Corano, Salwan Momika, in un sobborgo a sud-ovest di Stoccolma. L’Iran lo aveva messo nel mirino, accusando Momika non solo di aver “offeso l’islam”, ma anche di “legami con Israele”. L’Iran ha intensificato le sue attività contro obiettivi ebraici e israeliani in Europa. 

Come gli attacchi pianificati (e in parte realizzati) a tre sinagoghe nella Renania Settentrionale e al presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster. Il killer in questo caso doveva essere il tedesco-iraniano Ramin Yektaparast, un criminale a capo di una gang di motociclisti. Yektaparast reclutò un conoscente (anch’egli tedesco-iraniano) per l’attacco alla sinagoga di Bochum. Un altro progettò un attacco alla sinagoga di Dortmund. Poi quattro colpi contro la sinagoga di Essen e l’abitazione del rabbino locale. A settembre, investigatori in Germania e Francia hanno rivelato che agenti iraniani hanno assunto criminali per sorvegliare ebrei e attività commerciali ebraiche a Parigi, Monaco e Berlino negli ultimi mesi. Arrestato, un criminale francese ha ammesso di essere stato pagato mille euro per scattare fotografie della casa di un bersaglio a Monaco.

La Corte d’appello di Düsseldorf ha stabilito che la pianificazione era stata eseguita dalle “autorità statali iraniane”. Poi, a Parigi, un giudice ha accusato Abdelkrim S. e la  compagna Sabrina B. di guidare una cellula iraniana. A Londra, è stato accoltellato il giornalista iraniano anti regime Pouria Zeraati. E uno dei piani della rete  prevedeva l’assassinio del cantante dissidente iraniano Shahin Najafi, alla fine è fallito. Avrebbero dovuto uccidere Najafi nell’anniversario della rivolta iraniana “Woman Life Freedom” in  un teatro di Hannover. Ma stranamente non riusciamo mai a collegare i puntini che portano a Teheran. L’autrice e illustratrice franco-iraniana Marjane Satrapi, autrice di “Persepolis”, ha appena rifiutato la Legion d’onore francese per “l’ipocrisia” del paese nei  rapporti con l’Iran.  

Parlando con il settimanale Point in edicola, l’artista svedese Alexander Ward, dice: “Questo è il pericolo più grande che l’Europa deve affrontare oggi. In Svezia non era solo Momika a dover fuggire. Anche gli ebrei hanno lasciato il paese in gran numero, non si sentono più al sicuro. Per la prima volta da molto tempo ci si può chiedere se i princìpi dell’Illuminismo non siano davvero in pericolo. L’ultima volta che furono minacciati fu negli anni Quaranta”. 
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.