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I muri di Berlino
Orbán spezza l'isolamento dell'AfD per il suo piano antieuropeo
Alice Weidel va a Budapest invitata dal premier ungherese. Il filo rosso è il sovvertimento dell’ordine europeo
Il partito dell’estrema destra tedesca, l’Alternative für Deutschland (AfD), è sempre meno isolato in Europa, complice il suo 20 per cento nei sondaggi in vista del voto ormai imminente del 23 febbraio e l’immagine sobria della sua candidata alla cancelleria, Alice Weidel. A Berlino ha fatto un gran clamore il voto al Bundestag su una mozione alla legge sull’immigrazione (legge che poi è stata bocciata) in cui il sostegno dell’AfD è stato – per la prima volta nel Parlamento federale – decisivo, ma è fuori dai confini tedeschi che sta avvenendo la legittimazione. Ieri Weidel è arrivata a Budapest, invitata dal premier ungherese, Viktor Orbán (ma era stata lei la prima a chiedergli un incontro): oggi terranno una conferenza stampa, l’occasione per Orbán di mostrare che c’è un filo che collega il gruppo europeo dei Patrioti e l’AfD che lì dentro non era stata accolta (su insistenza di Marine Le Pen che considerava il gruppo tedesco un ostacolo al suo stesso percorso di legittimazione: alle europee del giugno scorso, non un secolo fa, l’AfD era stato espulso dal gruppo europeo Identità e democrazia e il capolista, Maximilian Krah, bandito dagli eventi elettorali per i suoi rapporti con Russia, Cina e il passato nazista). Il filo rosso è il sovvertimento dell’ordine europeo.
“Berlino è sempre stata una città fatta di muri, è il momento di tirarne giù un altro”, ha scritto su X il premier ungherese nel suo endorsement e invito ad Alice Weidel. Nella retorica di Orbán si mescola sempre il passato sovietico e il presente europeo, ma con l’andare del tempo il premier ungherese ha fatto coincidere l’Unione europea con l’Unione sovietica, e così come da giovane ha combattuto i sovietici ora combatte l’europeismo, come se fosse un regime. All’incontro dei Patrioti a Madrid, nel fine settimana scorso, Orbán ha detto: “I burocrati di Bruxelles hanno distrutto l’Europa. A causa di Bruxelles, l’economia europea sta lentamente affondando. A causa di Bruxelles, i nostri soldi vengono mandati in Ucraina, per una guerra senza speranze. A causa di Bruxelles, l’Europa è sommersa di migranti. Bruxelles ha aperto i cancelli, ha aperto i confini all’invasione di migranti. George Soros aveva detto: bisogna far entrare un milione di migranti in Europa ogni anno. E guardate: negli ultimi nove anni, sono entrati nove milioni di migranti in Europa. L’invasione, la sostituzione della popolazione: non è una teoria del complotto, è una pratica. Dobbiamo inventarcene altre, di teorie del complotto, perché quelle vecchie sono diventate la realtà”.
Questo distillato di pensiero orbaniano è la ragione per cui Alice Weidel è la benvenuta a Budapest, non perché Orbán condivida tutto di questo partito – anzi, non lo definisce nemmeno un partito, l’AfD, ma un movimento in cui molti dicono “cose folli ed estreme” – ma perché è funzionale al progetto di stravolgimento dell’Europa e dei suoi valori, fatto dall’interno (e nel caso specifico dell’Ungheria, grazie ai fondi europei, ché se c’è un paese che senza i contributi di Bruxelles non starebbe in piedi, è questo). I migranti – che sono anche il tema principale della campagna elettorale tedesca, anche se ci sarebbero ben altre cose di cui preoccuparsi, come gli ultimi due anni in recessione per dirne uno – e un’invasione che in Ungheria sicuramente non c’è sono uno degli strumenti più potenti per unire forze diverse contro l’Ue, e negli ultimi tre anni si è aggiunta anche l’Ucraina, “la guerra senza speranza”, come la definisce Orbán, costruendo quel che definisce il “partito della pace” contro i guerrafondai occidentali. Quest’espressione si sente pronunciare dal governo georgiano che reprime il suo popolo in piazza da quasi 80 giorni perché gli è stata chiusa la porta europea; si sente pronunciare a Bratislava da Robert Fico, che sta allontanando il suo paese dall’Ue; e si sente pronunciare anche dall’AfD, pure se con minore enfasi, perché questo partito non si nasconde dietro a slogan fintopacifisti e si dichiara apertamente filorusso e a favore di riaprire i rapporti commerciali con la Russia (tutti questi governi e movimenti vogliono spezzare l’isolamento russo, lo considerano troppo costoso e inutile, visto che l’Ucraina non può vincere la guerra, e naturalmente non giudicano mai i metodi terroristici di Vladimir Putin).
Alcuni commentatori ungheresi dicono che Orbán non ha particolare stima per Weidel, così come non ha bisogno di fidarsi della cosiddetta presentabilità della leader dell’AfD: è un mezzo – al 20 per cento nei sondaggi, secondo partito in Germania – per scavare dentro le crepe europee e buttare giù un fantomatico muro. E’ la stessa ragione per cui anche Elon Musk, il tycoon al servizio di Donald Trump che si occupa di fare una “grande sostituzione” della classe dirigente americana e di interferire nella politica europea, ha detto che soltanto l’AfD potrà salvare la Germania, levando Weidel e il suo partito dall’isolamento. Secondo i sondaggi, l’effetto di Musk sulle intenzione di voto dei tedeschi è stato quasi zero, ma ci sono anche altri metodi per misurare questa campagna internazionale: il primo febbraio, l’AfD ha ricevuto una donazione da 2,3 milioni di euro, la più grande della sua storia, da parte di un politico dell’estrema destra austriaca (che sta per guidare un nuovo governo); a gennaio erano arrivate – i dati sono del Parlamento tedesco – due donazioni del valore complessivo di 2,5 milioni di euro da parte di due imprenditori tedeschi. Ciascuna di queste donazioni è superiore al totale delle donazioni dichiarate che il partito ha ricevuto in un dato anno della sua storia decennale.
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Tensioni e assenze