L'ex ministro della Giustizia di Bush ci dice che per ora il sistema americano regge alla disruption di Trump

Matteo Muzio

La Casa Bianca sfida la Corte Suprema, mentre Vance ipotizza la disobbedienza ai giudici federali. “Il sistema regge, ma la retorica di Trump è pericolosa”, dice l’ex procuratore generale. “Il rispetto delle regole resta maggioritario”

I numerosi decreti esecutivi emanati dal presidente Donald  Trump e l’azione aggressiva intrapresa da Elon Musk nei confronti della burocrazia federale americana ha destato l’attenzione non solo degli avversari politici democratici ma anche di alcuni osservatori terzi che sono  preoccupati di alcune azioni nei confronti di alcune agenzie, definanziate fino a renderle quasi inattive e abolite de facto, come l’Ufficio per la protezione dei consumatori. Dopo alcuni giorni di choc in cui l’Amministrazione ha agito quasi indisturbata, le corti federali stanno cominciando a sospendere alcuni provvedimenti “palesemente incostituzionali”, come l’abolizione dello ius soli, che in realtà richiederebbe un emendamento costituzionale. Cosa può accadere adesso, dopo che il vicepresidente J. D. Vance ha esplicitamente ventilato l’ipotesi di disobbedire a un verdetto della Corte Suprema? 

  
Il Foglio ha parlato con uno dei più autorevoli giuristi conservatori dell’epoca della presidenza di George W. Bush, Alberto Gonzales, che è stato prima consulente legale della Casa Bianca, poi procuratore generale fino al 2007. Oggi Gonzales è docente di diritto e preside della facoltà di Legge presso la Belmont University di Nashville, in Tennessee. Bisogna premettere che all’epoca il Partito repubblicano appariva molto diverso: conservatore sui temi etici ma  più aperto sui temi delle politiche migratorie e neoconservatore in politica estera. Anche il presidente appariva molto diverso rispetto a quello attuale: “Questione di carattere, principalmente”, dice Gonzales, che, lo scorso ottobre, a sorpresa, ha annunciato il suo sostegno a Kamala Harris. Un appoggio che arrivava perché la sfida posta da Donald Trump al sistema costituzionale “è la maggiore di questa generazione”.

Dopo che il voto ha determinato  il trionfo della seconda versione del trumpismo, Gonzales fornisce un giudizio equilibrato su queste prime settimane di presidenza: “Quello che Trump sta facendo è perfettamente coerente con ciò che ha promesso in campagna elettorale, come i tagli alla burocrazia e agli sprechi della spesa pubblica. Quello che finora sorprende è la velocità con cui sta cercando di fare tutto questo”, dice Gonzales.

L’ex procuratore generale però puntualizza: “Al momento il sistema sembra tenere, perché molti giudizi federali stanno sospendendo e annullando alcuni provvedimenti per capire meglio se tutto ciò sia legale”.

 

Cosa accadrebbe però se la minaccia ventilata da Vance nei giorni scorsi e già ipotizzata in un’intervista rilasciata al magazine Politico lo scorso 15 marzo 2024 si concretizzasse? Ci sono dei precedenti in proposito: nel 1862 Lincoln decise di sospendere l’habeas corpus su tutto il territorio nazionale e il giudice capo della Corte Suprema Roger Taney cassò il provvedimento con un verdetto di incostituzionalità. Lincoln decise di ignorare l’ordine però fece convalidare la legge dal Congresso due anni più tardi. La cosa passò per la guerra civile allora in corso contro gli stati schiavisti del sud. Ma oggi?

Per Gonzales  la situazione forse non è così grave: “Se la Casa Bianca non sarà d’accordo, potrà sempre fare appello e qualora andasse male anche in quel caso c’è la Corte Suprema”. I tribunali però, precisa l’ex procuratore generale, “non possono giudicare se una policy è buona o no, ma solo se è costituzionale o no”. Un’accusa che in parte è stata fatta dal mondo progressista in questi anni, dove la Corte Suprema è apparsa troppo faziosa nei confronti di alcuni provvedimenti emessi da parte dell’Amministrazione Biden, come la cancellazione del debito studentesco. O l’immunità concessa a chi occupa la carica di presidente, un regalo che di fatto ha salvato la candidatura stessa di Trump. Gonzales però non pensa che la Corte Suprema ne abbia risentito: “Nessuno a sinistra ha mai detto di disobbedire a un ordine della Corte Suprema e in fin dei conti non penso che nemmeno questa presidenza abbia il coraggio di farlo”.  

 

Ciò che però manca a questa Amministrazione, secondo Gonzales, è la capacità di unire: “Sto sentendo in queste settimane una retorica molto pericolosa e divisiva, anche per quello avevo dichiarato il mio appoggio a Kamala Harris, perché la vedevo più capace di raggiungere questo obiettivo”. Il Partito repubblicano è molto cambiato “e posso dirlo anche perché ho avuto il privilegio di servire al fianco del presidente Bush”, ma “credo che tra gli elettori sia sempre maggioritario il rispetto per la legge e le regole”. Al momento, infatti, sono proprio i tribunali federali ad aver fatto da argine alle azioni più controverse di Trump e anche se molte istituzioni sono state bersaglio di questa retorica,  il sistema sembra reggere meglio di quanto qualcuno temesse”. Anche se con Trump i precedenti non sono mai al sicuro, come dimostrano alcune sue decisioni prese dopo la sconfitta alle presidenziali del 2020.

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