(foto EPA)

medio oriente

Soltanto tre ostaggi tornano in Israele

Micol Flammini

Dopo aver minacciato che non avrebbe rispettato i termini dell'accordo, Hamas ha portato ai punti di incontro con la Croce Rossa tre ostaggi. Condizioni e storie di Rossa Sasha Trupanov, Sagui Dekel-Chen e Iair Horn, messi sul palco dei terroristi

Hamas ha consegnato senza ritardi la lista, ancora troppo breve, degli ostaggi che sarebbero stati liberati oggi. Dopo aver minacciato questa settimana che non avrebbe rispettato i termini dell’accordo, ha portato ai punti di incontro con la Croce Rossa Sasha Trupanov, Sagui Dekel-Chen e Iair Horn. Le attese si fanno sempre più snervanti in Israele, il tempo si accorcia e i parenti dei rapiti sanno che prima verranno riportati i vivi e poi i morti nella lista dei trentatré da liberare nella prima fase dell’accordo. Ora ne sono rimasti 17 ancora nelle mani dei terroristi, otto dei quali sono sicuramente morti. Se un nome non esce, si avvicina la data in cui rimarranno soltanto gli ostaggi uccisi durante la prigionia. Anche dei vivi, si sa che più passa il tempo più sono in pessime condizioni: la liberazine viene usata da Hamas per la propaganda, ritardare la consegna degli ostaggi è un segnale che quelli in buona salute sono sempre meno. 

Sasha Trupanov, Sagui Dekel-Chen e Iair Horn sono stati liberati dopo Eli Sharabi, Or Levy e Ohan Ben Ami, che erano stati messi sul palco di Hamas la scorsa settimana: smagriti stentavano a reggersi in piedi. Il loro ritorno era già il segnale che chi è rimasto nei tunnel versa in condizioni allarmanti.  Sasha è un russo-israeliano, rapito con sua madre, sua nonna e la sua fidanzata, dopo che i terroristi avevano ucciso suo padre. I Trupanov hanno raggiunto Israele dopo aver abbandonato l’Unione sovietica, hanno mantenuto la cittadinanza russa e anche Mosca ne aveva chiesto la liberazione: le tre donne sono state liberate nel novembre del 2023. Sasha è un ingegnere, lavorava per Amazon che non si è mai espressa per la sua liberazione. Era apparso in due video di propaganda del Jihad islamico che assieme a Hamas ha attaccato i kibbutz il 7 ottobre. Sagui Dekel-Chen è stato rapito da Nir Oz, era nell’officina meccanica del kibbutz quando è iniziata l’invasione ed è stato tra i primi a dare l’allarme. La sua famiglia si è salvata, le sue due figlie, sua moglie incinta e sua madre che pure erano nel kibbutz sono riuscite a fuggire. Sagui è il primo cittadino americano a essere rilasciato da quando Trump è alla Casa Bianca. Anche Iair Horn ha doppia nazionalità: argentino-israeliano. E’ stato rapito con suo fratello Eitan, che era andato a trovarlo nel kibbutz Kfar Saba, ma il suo nome  non è incluso nella prima fase dell’accordo. La scorsa settimana, sua cognata ci aveva detto che Iair soffre di diabete, ma anche Eitan è malato: “A questo punto, ogni ostaggio è una questione umanitaria”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)