Il commento

Trump ripropone l'illusione di Monaco, la pace sacrificando l'onore

Vittorio Emanuele Parsi

Il presidente Usa non cessa la guerra, ma obbliga gli ucraini ad abbandonare la loro eroica resistenza. Sveglia Europa, una buona volta

Lo abbiamo sempre detto, Putin può vincere la sua sporca guerra, solo se noi glielo consentiamo. Ed è esattamente quello che sta accadendo, grazie alla politica velleitaria di Donald Trump, evidentemente convinto di poter trasformare un disastro in un successo semplicemente chiamando pace quella che in realtà sarebbe una resa incondizionata. Il nuovo presidente americano sta confezionando il tradimento perfetto, ai danni dell’Ucraina, innanzitutto, dell’Europa e dell’idea stessa di occidente. Che cosa resterà di questa categoria e di questa idea alla fine del 2025? Probabilmente quel delirio sovranista, razzista suprematista che personaggi del calibro di Trump e di altri leader in sintonia con lui hanno in mente, in fin dei conti perfettamente compatibile con l’ideologia putiniana e quanto di più lontano esista dall’aureo triangolo liberale costituito da democrazia rappresentativa, libero mercato e società aperta. Trump parla di pace e si crede un fine negoziatore, ma in realtà ha già consegnato a Vladimir Putin tutti gli obiettivi che lo zar voleva conseguire, prima ancora che qualunque trattativa abbia inizio. Lo riabilita mentre sta continuando a massacrare un popolo fiero, che ha fatto e continua a fare tutto quello che può per non tornare sotto il tallone russo, consegna l’Ucraina tutta alla sfera di influenza russa, smobilita la Nato e mette l’Unione di fronte alle sue croniche debolezze e ai suoi colpevoli ritardi. 


Non volendo costringere i russi a cessare la loro guerra criminale contro l’Ucraina, cerca di obbligare gli ucraini ad abbandonare la loro eroica resistenza. Gli ucraini sono gli unici innocenti in tutta questa sporca faccenda, sacrificati sugli interessi dei grandi, come i cecoslovacchi a Monaco nel 1938. Monaco, l’eterna maledizione di chi si illude di guadagnare la pace sacrificando l’onore, per poi ritrovarsi in guerra e privo di alleati. Monaco, dove Putin nel 2007 gettò la maschera e dove da oggi  si riunirà l’ennesima inutile Conferenza sulla sicurezza. Il coraggioso e nobile discorso tenuto dal presidente Mattarella in Francia solo qualche giorno fa, con il suo cristallino richiamo alla politica hitleriana come modello della politica putiniana e con il suo monito a non illudersi che l’appeasement verso i tiranni possa preservare la pace, si staglia gigantesco rispetto alla meschinità con cui Trump e i suoi collaboratori cercano di nobilitare le proprie scelte. Il dolore “per i milioni di vite perdute”, un’espressione evocata da Trump che nella sua rozzezza mette sullo stesso piano i carnefici e le vittime sta insieme all’ipocrisia con la quale il neosegretario alla Difesa Pete Hegseth sostiene di “volere un’Ucraina sicura e prospera”.
Forse Trump si illude di poter staccare la Russia dalla Cina, concedendo alla prima nuovamente uno status paritario rispetto agli Stati Uniti: uno dei tanti anacronismi della lettura trumpiana della realtà. Se così fosse, nel nome di un azzardo, sacrificherebbe la quasi ottantennale relazione istituzionalizzata che lega l’Europa e gli Stati Uniti. Al di là delle tante chiacchiere sul rafforzamento della Nato che Trump vorrebbe ottenere attraverso un incremento delle spese militari al 5 per cento del pil, il punto vero è che sono i fatti a imporre un deciso e rapido incremento degli investimenti nella difesa da parte europea. La minaccia russa ai nostri confini non verrebbe certo meno con la fine della guerra in Ucraina, anzi.


Semmai è vero il contrario. Il disimpegno americano e la possibile bielorussizzazione dell’Ucraina esporrebbero a rischi severi l’indipendenza e la libertà delle repubbliche baltiche e la sicurezza di Svezia, Finlandia, Polonia e Romania. Quando Hegseth ha l’arroganza di preconizzare un dispiegamento di truppe europee sull’ipotetica futura linea di armistizio russo-ucraino, a sorveglianza di un accordo realizzato sopra le teste ucraine ed europee, senza le garanzie dell’articolo 5 del Trattato nordatlantico, segnala il conto in cui la nuova Amministrazione tiene l’Europa. Ma questo dovrebbe fornire un incentivo ai governi europei e alle istituzioni dell’Unione a muoversi rapidamente nella direzione giusta, smettendo di parlare dei fondi necessari, ma stanziandoli una buona volta, magari cominciando a spiegare all’opinione pubblica che, non avendo scelto noi i tempi in cui vivere, possiamo comunque cercare di non rassegnarci a morire servi sotto il giogo russo.


Con buona pace degli utili idioti che hanno fin qui straparlato di “guerra della Nato” e di “Europa succube dell’America”, la realtà è che, fin dal primo momento, l’aggressione russa all’Ucraina ha rappresentato e ancora costituisce una minaccia esistenziale alla sicurezza europea dalla quale non possiamo fuggire e con la quale dobbiamo confrontarci. Trovare le risorse nei complicati bilanci europei non sarà facile, ma nondimeno è necessario ed urgente, ed è proprio tale carattere di necessità e urgenza che potrebbe autorizzare a scorporare gli investimenti in sicurezza dai parametri di Maastricht, a condizione che ciò non risulti in un mero artificio contabile, ma sia invece il riflesso di una incrementata capacità di difesa europea.  Che le nostre classi politiche e dirigenti trovino il coraggio e l’onestà intellettuale di spiegarlo per filo e per segno alle nostre opinioni pubbliche costituirà il banco di prova della loro appropriatezza e per la nostra libertà.

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