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Foto Ansa
il vertice internazionale
Zelensky alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: cosa deve dire per prevenire le mosse di Trump
La notizia della prima telefonata con il capo del Cremlino si è trasformata in una doccia fredda per gli ucraini, che riponevano aspettative esagerate nel nuovo presidente americano. Anche l'Europa è rimasta spiazzata. Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, dovrà dimostrare la sua posizione forte
Kyiv. La Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2024 si è svolta in un contesto di grande incertezza: il congelamento degli aiuti americani all’Ucraina e la pressione della campagna elettorale che negli Stati Uniti ancora doveva entrare nel vivo, ma si preannunciava già complicata. Quando Donald Trump è diventato presidente, inizialmente non ha prestato molta attenzione alla guerra della Russia contro l’Ucraina, si era limitato a formare una squadra che avrebbe partecipato al processo di negoziazione.
Ma Trump ora è pronto, il che rischia di far sì che Monaco 2025 si svolga in un clima più teso rispetto allo scorso anno. Il 12 febbraio, alla vigilia della conferenza internazionale, Trump ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin. In seguito il presidente degli Stati Uniti ha detto ai giornalisti di aver discusso con Putin della possibilità di un incontro che potrebbe aver luogo in Arabia Saudita. Nonostante Trump abbia chiamato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo la conversazione con Putin, per Kyiv la notizia della prima telefonata con il capo del Cremlino si è trasformata in una doccia fredda, suscitando serie preoccupazioni. La principale è che il destino dell’Ucraina sarà deciso senza la partecipazione dell’Ucraina.
“La reazione negativa degli ucraini è il risultato delle loro aspettative esagerate”, afferma Oleksandr Krayev, direttore del programma per il Nord America presso l’Ukrainian Prism Center. Delusi dall’amministrazione Biden, molti riponevano grandi speranze in Trump, sperando che avrebbe parlato a Putin da una posizione di forza. “Per qualche ragione, i rappresentanti del nostro governo hanno creduto troppo presto che Trump fosse filoucraino, che sarebbero stati in grado di raggiungere un accordo con lui e che tutto sarebbe andato bene”, spiega. Trump è spesso molto filoucraino, ma non è nemmeno antirusso. Cercherà di negoziare con la Russia usando il suo stile diplomatico: lusinghe, non solo minacce. “Il fatto che Trump dica cose lusinghiere su Putin non significa che lo sostenga”, chiarisce Krayev, che è comunque allarmato dall’approccio cinico e imprenditoriale del presidente degli Stati Uniti. Nelle sue dichiarazioni equipara lo status dell’Ucraina e della Russia, della vittima e dell’aggressore, ed eviterà il più possibile le questioni più difficili come la responsabilità della Russia nell’invasione e nei crimini di guerra.
“L’interesse di Trump per l’Ucraina si baserà solo sulla componente economica e imprenditoriale, e non sul fattore umano. Pertanto, oltre alla bozza di accordo sui metalli delle terre rare, di cui Zelensky ha discusso con il segretario del Tesoro statunitense Scott Bessent durante la sua visita a Kyiv, l’Ucraina dovrebbe pensare a come attrarre altri investitori americani”, dice Krayev. E se Trump ha già dedicato molta attenzione all’economia ucraina, allora non ha garanzie di sicurezza che possano impedire una nuova guerra con la Russia o almeno fermare questa. “E’ un rischio perché Putin ritiene già di poter agire impunemente”. In Ucraina, una tempesta di emozioni negative è stata scatenata non soltanto dalla conversazione fra Trump e Putin, ma anche dalle dichiarazioni del capo del Pentagono Pete Hegseth sulla natura irrealistica del ritorno ai confini esistenti prima del 2014 e sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. Krayev ricorda però che anche l’Amministrazione Biden ne aveva parlato: “Eravamo, come sempre, tra le nuvole e all’improvviso è arrivata la realtà”.
“La politica di Trump sulla guerra è una doccia fredda non solo per l’Ucraina, ma anche per l’Europa”, afferma Viktor Shlynchak, direttore dell’Istituto di Politica mondiale. “Trump vede l’Ue come una struttura marginale piuttosto che un attore globale. Allo stesso tempo, Trump pretenderà che l’Europa faccia di più per la sua sicurezza senza fare affidamento sugli Stati Uniti. Secondo l’esperto, tra i leader europei non c’è nessuno che Trump consideri suo pari. A Monaco, l’Europa dovrà dimostrare la sua posizione forte e che non saranno solo Trump e Putin a decidere il destino dei confini ucraini e dell’intera Europa. Alla conferenza è importante che Zelensky evidenzi pubblicamente le sue ‘linee rosse’, e chiarisca che l’Ucraina non può essere abbandonata, altrimenti perderanno tutti”, dice Shlynchak, anche lui in viaggio verso Monaco.
Dopo la conversazione con Putin, Trump ha rivelato un altro aspetto degno di nota: non ha menzionato Keith Kellogg, il rappresentante speciale per l’Ucraina e la Russia, ma ha fatto il nome di Steven Witkoff, rappresentante speciale per il medio oriente, come memebro della squadra negoziale. “Kellogg ha sostenuto che è necessario innanzitutto rafforzare la posizione dell’Ucraina e solo in un secondo momento avviare i negoziati con la Russia. Questa posizione è stata persa”, afferma Shlynchak. Durante la conferenza di Monaco, Zelensky incontrerà il vicepresidente americano J. D. Vance. Probabilmente si discuterà anche del prossimo incontro di Zelensky con Trump.
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