Ansa

tra ritardi e debolezze

I volenterosi europei (con il Regno Unito) a Parigi per un piano d'aiuto a Kyiv

David Carretta

Il vertice sull’Ucraina che Emmanuel Macron ha convocato oggi dimostra che l’Unione europea non è più adatta alla nuova èra che si è aperta con il divorzio transatlantico non consensuale imposto da Donald Trump

Bruxelles. Il vertice sull’Ucraina che Emmanuel Macron ha convocato oggi a Parigi dimostra che l’Unione europea non è più adatta alla nuova èra che si è aperta con il divorzio transatlantico non consensuale imposto da Donald Trump la scorsa settimana. L’incontro sarà in formato ristretto: non tutti i 27 leader degli stati membri saranno presenti, ma è prevista la partecipazione del premier britannico, Keir Starmer.

I limiti imposti dai trattati, la lentezza decisionale delle istituzioni, le priorità divergenti degli stati membri e le divisioni ideologiche dei leader nazionali rendono l’Ue obsoleta, nel momento in cui gli europei devono decidere se sostenere l’Ucraina in caso di rifiuto di Volodymyr Zelensky di un accordo imposto da Trump e Vladimir Putin. “L’Ue in quanto tale non ha gli strumenti militari. Quelli finanziari possono essere bloccati dai veti di Viktor Orbán. Alcuni leader sostengono apertamente o sono vicini a Trump e Putin”, spiega al Foglio un diplomatico europeo: “Siamo entrati nello scenario in cui non possiamo più aspettare se alcuni paesi non vogliono o non possono sostenere l’Ucraina”. Per gli europei, questa è l’ora delle coalizioni sull’Ucraina. 

La reazione del premier polacco Donald Tusk a ciò che è accaduto tra mercoledì e sabato alle relazioni transatlantiche mostra la gravità delle azioni dell’Amministrazione Trump. Mercoledì mattina il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha annunciato il disimpegno dall’Ucraina e dall’Europa. Mercoledì sera il presidente Trump ha annunciato negoziati immediati con Putin alle spalle dell’Ucraina e degli europei. Venerdì il vicepresidente J. D. Vance ha attaccato le democrazie europee dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, sostenendo apertamente l’estrema destra. Sabato l’inviato speciale per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha annunciato che gli europei non saranno parte dei negoziati. La Polonia è tra i paesi più atlantisti dell’Ue. Per Varsavia era impensabile non essere al fianco degli Stati Uniti. “Ucraina, Europa e Stati Uniti devono essere completamente uniti”, ha scritto Tusk giovedì pomeriggio. Sabato mattina niente più appelli all’unità transatlantica. “L’Europa ha urgente bisogno di un suo piano d’azione sull’Ucraina e la nostra sicurezza, altrimenti saranno altri attori globali a decidere del nostro futuro”, ha detto Tusk: “Questo piano deve essere preparato ora. Non c’è tempo da perdere”.

A Parigi ci saranno i leader dei grandi paesi dell’Ue (Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia), i rappresentanti dei nordici e dei baltici (Paesi Bassi e Danimarca), nonché il Regno Unito (che è fuori dall’Ue). Alcuni primi ministri avevano chiesto la convocazione di un vertice straordinario dell’Ue. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha avviato delle consultazioni, ma è giunto alla conclusione che non sarebbe stato utile. Il rischio è di inviare un messaggio di divisione sul sostegno all’Ucraina e sulla strategia da seguire con Trump. Convocare il Consiglio europeo non ha senso “se servono a ridire la stessa cosa del ritiro informale del 3 febbraio o senza essere sicuri di un risultato”, dice un diplomatico di uno stato membro. Costa ha lavorato dietro le quinte per aiutare Macron a organizzare il vertice ristretto, a cui parteciperanno anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato, Mark Rutte.

La prima coalizione di volenterosi da mettere in piedi è quella militare. Quali paesi europei sono pronti a inviare soldati (e quanti) nell’ambito delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina? Chi è in grado di fornire aiuti militari (e quali) per compensare l’assenza degli Stati Uniti se Zelensky rifiuterà un accordo imposto? “Solo gli ucraini possono decidere di smettere di combattere e li sosterremo finché non avranno preso questa decisione”, ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot: “Non smetteranno mai finché non saranno sicuri che la pace che sarà loro proposto sarà durevole”. L’impegno a sostenere Kyiv serve a rafforzare la posizione negoziale di Zelensky di fronte a Trump e Putin. Ci saranno poi altre coalizioni di volenterosi da costruire, in particolare sugli aiuti finanziari per il 2026 e sulle sanzioni contro la Russia se Orbán metterà il veto a un rinnovo. L’Ue sarà chiamata a giocare un ruolo quando potrà. E ad “accelerare sulla sua agenda interna di sovranità su sicurezza e competitività”, spiegano fonti dell’Eliseo.

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