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Riad senza Kyiv
Il primo incontro di Riad
Il segretario di stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Lavrov si vedono per preparare il vertice fra Trump e Putin. Le delegazioni, il viaggio parallelo di Zelensky e l'assenza di Kyiv
Il principio “nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina” è caduto con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, la richiesta americana a Kyiv di “rimborsare” Washington per le spese affrontate (500 miliardi di dollari secondo un’esclusiva del Telegraph) e la decisione di organizzare un incontro in Arabia Saudita con i rappresentanti della Russia. Oggi si vedranno a Riad il segretario di stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. L’ultimo bilaterale tra i rappresentanti degli Esteri dei due paesi era stato durante il G20 di Nuova Delhi, quando Lavrov e Blinken avevano discusso soprattutto di scambi di prigionieri. Oggi Rubio e il suo omologo prepareranno il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin, per parlare di Ucraina “senza l’Ucraina”.
Il capo della Casa Bianca aveva annunciato che anche una squadra di funzionari di Kyiv sarebbe stata presente, ma è stato Volodymyr Zelensky a smentirlo. Anche il presidente ucraino è in medio oriente in questi giorni, ha visitato gli Emirati Arabi Uniti e durante una conferenza stampa ha detto ai giornalisti che nessuna delegazione di Kyiv sarebbe stata a Riad durante l’incontro tra Rubio e Lavrov e soprattutto che l’Ucraina non accetterà nulla di ciò che sarà stabilito a Riad. Zelensky rimane fermo sul principio ripetuto tante volte dall’ex presidente americano Joe Biden, nothing about Ukraine without Ukraine, ripreso dalle cancellerie europee, anche loro estromesse per ora dai negoziati per far finire la guerra, anche se ieri, mentre a Riad si preparava il vertice tra russi e americani e a Parigi si radunavano gli europei, Trump ha parlato al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron, artefice dell’incontro straordinario per preparare una controstrategia alle dichiarazioni americane.
Prima di andare a Riad, al capo della diplomazia russa, Lavrov, era stato domandato se in una fase successiva sarebbero stati invitati anche gli europei ai negoziati e la sua risposta è stato un diniego senza tentennare, accusando gli europei di voler soltanto prolungare il conflitto e quindi di essere dannosi in dei negoziati pensati per la pace. Se Trump e il suo vice J. D. Vance tirano dritti lasciando capire che la fine del conflitto è questione di settimane e basterà che Trump e Putin si parlino per risolvere la situazione, l’inviato speciale per l’Ucraina e la Russia nominato dall’Amministrazione americana, Keith Kellogg, continua a dire che non verranno prese decisioni senza Kyiv e che anzi l’ultima parola spetta proprio agli ucraini. Negli ultimi giorni, però, Kellogg sembra contare sempre meno, il suo piano per far finire la guerra è rimasto nelle sue tasche e per il momento sembra soppiantato da un modo molto diverso di negoziare affidato a una squadra in cui non compare il suo nome. In tre settimane, l’Amministrazione americana ha abituato il mondo a una serie di dichiarazioni smentite e riprese, a funzionari che tornano sui loro passi dopo aver rilasciato interviste, mentre tutti a Mosca sembrano parlare con una voce sola.
La composizione delle delegazioni presenti a Riad sarà speculare: ci saranno i ministri degli Esteri; i consiglieri per la sicurezza nazionale dei due paesi, Michael Waltz e Yuri Ushakov; i capi dell’intelligence, John Ratcliffe e Sergei Naryshkin; e due uomini d’affari, Steve Witkoff – che ha il ruolo ufficiale di inviato speciale per il medio oriente ed è impegnato anche nel portare avanti i negoziati tra Israele e Hamas – e Kirill Dmitriev, economista russo e capo del Fondo per gli investimenti all’estero. Il presidente ucraino arriverà a Riad il giorno dopo, mercoledì, e la sua visita fa parte di un viaggio nei paesi del Golfo per la promozione di investimenti, nulla a che vedere, almeno sulla carta, con i negoziati tra americani e russi. Probabilmente Zelensky incontrerà il principe ereditario Mohammed bin Salman: il nuovo uomo delle mediazioni dall’Ucraina a Israele.