Moschea Ibn Rushd-Goeth (Foto Getty)

Lgbt e mondo musulmano

Solo cinque religiosi islamici si sono dichiarati omosessuali. E uno ha pagato con la vita

Giulio Meotti

Fra gli imam ufficialmente gay, nessuno vive nel mondo islamico. Il primo fra loro è stato assassinato a colpi di arma da fuoco in Sudafrica, altri attivisti sono caduti a colpi di machete. Chiude l'unica moschea Lgbt d’Europa, dove donne senza velo e uomini pregavano insieme

La vita del “primo imam gay al mondo” sarebbe durata molto poco se non avesse operato nella relativamente piccola comunità musulmana del Sudafrica. In Pakistan, Afghanistan o un altro qualsiasi paese islamico, il suo coming out sarebbe stata misurato in secondi.

Ci sono soltanto cinque imam ufficialmente omosessuali nel mondo e, neanche a dirlo, nessuno vive nel mondo islamico: Daayie Abdullah è a Washington, Ludovic-Mohamed Zahed in Francia, El Farouk Khaki in Canada, Nur Warsame in Australia e Muhsin Hendricks in Sud Africa. Cinque meno uno. Hendricks, celebrato dalla stampa come il “primo imam apertamente gay” al mondo, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Gqeberha, in Sudafrica. L’imam era in macchina quando un altro veicolo gli ha bloccato la strada, due uomini sono scesi e gli hanno scaricato addosso un caricatore. Muhsin Hendricks il giorno di San Valentino era andato a celebrare il matrimonio di una coppia lesbica musulmana, visto che nessun altro imam aveva accettato di sposarle. “Il bisogno di essere autentici è più forte della paura di morire”, aveva detto Hendricks, che sapeva di avere una fatwa cucita addosso. “Questo è ciò che sono, e se ciò significa che sarò ucciso a causa della mia autenticità, allora è così che ho scelto di incontrare Dio”, aveva detto alla France Presse. Sui social c’è chi ne auspicava l’impiccagione, altri di buttarlo giù da un dirupo, stile Raqqa

“Ho aperto il mio garage, ho steso un tappeto e ho invitato le persone a prendere un tè e a chiacchierare”, aveva raccontato l’imam al Guardian nel 2022. La sua moschea fornisce “uno spazio sicuro in cui i musulmani queer e le donne emarginate possono praticare l’islam”, si legge sul sito web. Hendricks era anche protagonista di un documentario del 2022 intitolato “The Radical”, per il quale aveva ricevuto numerose minacce di morte e gli era stato consigliato di assumere delle guardie del corpo. Il media Vice dieci anni fa aveva titolato su Muhsin Hendricks: “La vita di un imam gay non è difficile come sembra”. Quando si dice l’apparenza inganna. Lo stesso in Francia per Ludovic-Mohamed Zahed, che riceve minacce da parte dei salafiti, che lo hanno bollato come “apostata omosessuale”

L’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association (Ilga World) ha dichiarato di essere “profondamente scioccata dalla notizia dell’omicidio di Hendricks”. La stessa Ilga World che a novembre aveva sospeso Aguda, l’organizzazione gay israeliana che difende non solo i gay israeliani, ma anche i gay palestinesi che scappano dalla sharia che domina nei Territori palestinesi, ma che agli occhi dei custodi dell’arcobaleno ha la colpa di essere pur sempre “sionista”. 

Due attivisti gay uccisi a colpi di machete in Bangladesh, Xulhaz Mannan, direttore dell’unica rivista gay del paese, e Mahbub Tonoy, erano troppo spaventati per denunciare le minacce alle autorità. Sono stati assassinati quando cinque terroristi, fingendosi di lavorare per una compagnia di corrieri, si sono introdotti a casa di Mannan e hanno tagliato loro la testa.

“La difesa di un islam tollerante ha creato nemici mortali per Hendricks, poiché le moschee gay e guidate da donne ricevono minacce in tutto il mondo, dal Sudafrica all'Europa occidentale” scrive sullo Spectator Kunwar Khuldune Shahid. “Oggi, l’islam è l’unica religione che codifica ancora la morte per omosessualità, con undici paesi a maggioranza musulmana che sostengono la pena di morte per le relazioni omosessuali. Possono subire l'incarcerazione in Qatar e Bangladesh, la fustigazione in Malesia e Indonesia e l’esecuzione in Iran e Arabia Saudita”. Shahid ne ha anche per l’occidente. “Troppi stati occidentali stanno abbandonando i diritti umani fondamentali duramente conquistati per compiacere gli islamisti radicali. Persino i gruppi per i diritti Lgbt limitano il loro attivismo nel mondo musulmano a poco più che un gesto simbolico. Tutto questo mette un bersaglio sulla testa di chiunque cerchi di sfidare gli islamisti, con Hendricks”.

E così alla fine anche l’“unica moschea Lgbt d’Europa”, la Ibn Rushd-Goethe a Berlino, ha chiuso. “La situazione di pericolo ha raggiunto una nuova dimensione ed è sempre più difficile continuare il nostro lavoro”, l’annuncio. C’era un piano dello Stato islamico per attaccarla. Da qui la decisione di Seyran Atesş, fondatrice della moschea e “prima imam donna d’Europa”. Nella sua moschea, donne senza velo, uomini e gay pregavano insieme. Un’organizzazione tedesca Lgbt a Kassel ha eretto un modello della Kaaba, l'edificio più sacro dell’islam alla Mecca, con i colori arcobaleno. Voleva diffondere “tolleranza e amore senza tabù”. Con l’imam ucciso e la moschea liberale chiusa, suona come una parodia dello slogan ironico dell’Isis, “Love wins”.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.