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(Ansa)
Difesa debole
L'Europa è ancora lontana dal “whatever it takes” per l'Ucraina. Nuovo vertice a Parigi
Gran parte dei paesi europei non è pronta a inviare soldati in Ucraina per rafforzare le garanzie di sicurezza senza backstop degli Stati Uniti e non si fanno passi avanti nemmeno sul sostegno finanziario e militare in caso di rigetto di una pace imposta
Di fronte al tradimento di Donald Trump, l’Europa non è ancora pronta al “whatever it takes” sull’Ucraina, nonostante la retorica dei leader delle istituzioni dell’Unione europea sulla volontà di continuare a sostenere Kyiv “per tutto il tempo necessario” e “facendo tutto quanto è necessario” per arrivare a una pace giusta. Il vertice di Parigi di lunedì organizzato da Emmanuel Macron lo ha confermato: gran parte dei paesi europei non è pronta a inviare soldati in Ucraina per rafforzare le garanzie di sicurezza senza un “backstop” (rete di sicurezza) degli Stati Uniti. Nemmeno sul sostegno finanziario e militare all’Ucraina, in caso di rigetto di una pace imposta con un diktat, l’Ue fa passi avanti veloci. Non perché manchi la creatività, ma per mancanza di volontà politica.
Il mini vertice di Parigi doveva servire a mettere in piedi una coalizione di volenterosi per le garanzie di sicurezza. Il francese Macron e il britannico Starmer sono pronti a inviare truppe. Ma gli altri grandi paesi – Italia, Spagna e Polonia – hanno posto come condizione il “backstop” americano. E’ difficile pensare che il nuovo vertice in programma oggi, sempre a Parigi, con i paesi esclusi dal primo – Norvegia, Canada, i tre baltici, Repubblica ceca, Grecia, Finlandia, Romania, Svezia e Belgio – cambi le cose. Il problema è che il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha già tolto la rete di sicurezza agli europei, annunciando che le loro truppe in Ucraina non beneficeranno dell’articolo 5 della Nato: se attaccate dalla Russia, l’America non reagirebbe. Gli europei si sono confrontati anche sul disimpegno di Trump sulla sicurezza dell’Europa e sul ritiro di soldati americani dal loro territorio. E’ la ragione per cui il premier polacco, Donald Tusk, ha annunciato che non invierà soldati in Ucraina. Con meno truppe americane sul Vecchio continente, la sua priorità è tenerli in Polonia per proteggere i confini del suo paese e quelli dell’Ue da un’aggressione diretta della Russia. Il cancelliere Olaf Scholz, che ha di fronte le elezioni di domenica in Germania, ha fatto ancora più resistenza, lasciando intendere di non essere pronto nemmeno ad aumentare il sostegno militare all’Ucraina per compensare un calo degli aiuti americani. Per Scholz, nulla può essere fatto senza la copertura degli Stati Uniti.
Incontrando l’inviato speciale di Trump, Keith Kellogg, ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha assicurato che l’Ue “sta apportando la sua quota di assistenza militare all’Ucraina ed è pronta a fare ancora di più”. Assicurare che gli aiuti finanziari e le forniture militari degli europei aumenteranno anche in assenza degli americani rafforzerebbe la posizione negoziale di Zelensky. Il presidente ucraino sarebbe messo nelle condizioni di rifiutare una pace imposta da Trump e Putin. Ma l’Ue è confrontata all’eterno problema dei soldi. Von der Leyen ha promesso di sospendere le regole del Patto di stabilità e crescita. Tuttavia l’effetto rischia di essere minimo per paesi già altamente indebitati come Italia e Francia. A Parigi l’altro ieri sono state discusse diverse ipotesi, come la creazione di uno strumento di debito comune per rafforzare la Difesa europea. Ma Germania e Paesi Bassi sono risolutamente contrari. Il calendario elettorale pesa. La Berliner Zeitung ha scritto che l’Ue potrebbe lanciare un fondo da 700 miliardi di euro dopo le elezioni in Germania. L’indiscrezione nasce da un’intervista di Bloomberg al ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, in cui non è menzionata alcuna cifra. “Lanceremo un grande pacchetto, come non ne abbiamo mai visti prima”, si è limitata a dire Baerbock. Lunedì il ministro delle Finanze, Jörg Kukies, ha escluso “Eurobond o debito comune europeo” per la Difesa o per l’Ucraina.
Eppure gli strumenti non mancano. L’Ue potrebbe usare le risorse del NextGenerationEU non utilizzate e dirottare i fondi della coesione non impegnati. I paesi della zona euro potrebbero usare il Mes, creando una linea di credito apposita come avevano fatto durante la pandemia. Il NextGenerationEU teoricamente ha in cassa 100 miliardi. Il Mes ha una capacità di prestito di 400 miliardi. Lunedì il ministro dell’Economia spagnolo, Carlos Cuerpo, ha proposto di usare il Mes e lanciato un appello a “pensare in modo creativo”: sulla Difesa “si tratta di avere la volontà politica di usare tutti gli strumenti a nostra disposizione”.
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l'incontro con i giornalisti a kyiv