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Foto Getty
Proposte annacquate
Quel che l'Ue non è ancora pronta a fare per l'Ucraina
L’Ue ha 450 milioni di abitanti, il triplo della Federazione russa. Ma anche il pil è dieci volte più alto. Le risorse militari e finanziarie dell’Europa ci sono e sono tante. Manca la volontà politica
Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ieri ha avviato delle consultazioni bilaterali con i leader dei ventisette stati membri per cercare di organizzare la risposta dell’Unione europea a sostegno dell’Ucraina, dopo l’avvio dei negoziati tra Stati Uniti e Russia. Le domande poste da Costa mostrano quanto gli europei siano impreparati alla realtà di Donald Trump, nonostante i tre anni di guerra e le promesse per arrivare a una pace giusta e duratura. “L’Ucraina è una questione esistenziale per la sicurezza europea”, ha detto ieri Costa. In teoria non mancano gli strumenti militari e finanziari per un “whatever it takes”. Non mancano nemmeno le soluzioni creative per costruire coalizioni di volenterosi. Ciò che scarseggia è la volontà politica senza la protezione degli Stati Uniti.
Nelle sue consultazioni bilaterali, Costa sta ponendo due domande: cosa siete pronti a fare per aumentare il sostegno militare all’Ucraina subito? E per sostenere le garanzie di sicurezza in futuro? La risposta alla prima domanda è essenziale per rafforzare la posizione negoziale di Volodymyr Zelensky e metterlo nelle condizioni di dire di “no” a una pace imposta con un diktat. La seconda domanda è fondamentale per consentire a Zelensky di accettare un accordo anche doloroso, ma che permetta di preservare la sovranità dell’Ucraina. Gli europei hanno la forza di compensare il disimpegno degli Stati Uniti dall’Ucraina. Ma c’è grande incertezza su cosa i leader risponderanno a Costa.
L’Ue ha 450 milioni di abitanti, il triplo della Federazione russa. Il pil dell’Ue è di 20 trilioni di dollari, dieci volte più della Russia. Contando il Regno Unito, la spesa per la difesa dell’Europa ammonta a circa 457 miliardi di dollari, tre volte quella di Mosca. Le fabbriche di munizioni e missili, carri armati e blindati, sono state rimesse in moto, anche se troppo lentamente. Gli arsenali sono stati riempiti di nuovo dopo i trasferimenti di munizioni e armi all’Ucraina del 2022-23. L’operazione può essere ripetuta di nuovo, ma questa volta con armi più avanzate. L’Ue e i suoi stati membri hanno anche la possibilità di comprare armi da alleati come Corea del sud, Turchia e paesi del Sud America. L’acquisto di armi per l’Ucraina può diventare merce di scambio con l’Amministrazione Trump anche sul fronte della guerra commerciale. Le premesse per sostenere militarmente e finanziariamente l’Ucraina senza gli americani ci sono. Per trovare i soldi, gli europei hanno una serie di risposte. L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha proposto di destinare all’Ucraina i 200 miliardi di dollari della Banca centrale russa congelati dalle sanzioni.
La Spagna ha proposto di utilizzare il Mes, il fondo salva-stati della zona euro, che ha una capacità di prestito di 400 miliardi di euro, attraverso una linea di credito dedicata alla Difesa. La Polonia spinge per permettere l’utilizzo dei fondi non impegnati di Next Generation Eu, liberando ulteriori 100 miliardi di euro. Ma Germania, Francia e Italia sono contrarie alla confisca dei beni russi per paura di compromettere la stabilità finanziaria e il ruolo dell’euro come moneta di riserva. Germania e Paesi Bassi insistono affinché non ci sia alcuna forma di debito comune. Anche le proposte meno ambiziose, come quella di sospendere il Patto di stabilità, vengono annacquate. La scelta della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di attivare solo la “clausola di salvaguardia nazionale” invece di quella “generale” libera le spese per la Difesa più per i paesi che hanno già spazio fiscale, come la Germania e la Polonia, che per quelli ad alto debito, come Francia e Italia.
Ieri i ventisette hanno trovato un accordo politico sul sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Ma il regime può essere ulteriormente rafforzato e l’elusione delle sanzioni meglio combattuta. L’Ue deve trovare anche un modo per impedire a Viktor Orbán o Robert Fico di bloccare il rinnovo delle sanzioni il prossimo luglio. “Ci sono delle soluzioni”, assicura al Foglio un funzionario europeo: “La proroga per altri sei mesi può essere adottata a maggioranza qualificata, ma serve la volontà politica di violare un tabù e alcuni paesi non vogliono privarsi di un futuro veto”. Sulle garanzie di sicurezza, la mancanza di un “backstop” (una rete di sicurezza) americano è la scusa usata da Germania, Italia e Spagna per dire “no” al dispiegamento di truppe europee. Emmanuel Macron ha spiegato che ci sono opzioni più limitate, come l’invio di istruttori o esperti militari lontani dalla linea del fronte. Un’adesione accelerata all’Ue dell’Ucraina rappresenterebbe una garanzia di sicurezza politica. Le armi all’Ucraina serviranno anche in caso di accordo di pace come parte delle garanzie di sicurezza. Prima di convocare un Consiglio europeo straordinario, Costa vuole essere sicuro che “produca risultati”, spiega una fonte europea. La decisione “sarà presa sulla base delle consultazioni bilaterali”.