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editoriali
Il no di Trump dalla Global minimum tax ridà fiato al “sistema Greco”. Il caso Google
Tutto ci si poteva aspettare dal presidente americano, tranne che potesse diventare, suo malgrado, un “alleato” della procura della Repubblica di Milano sui reati in materia fiscale. Che con il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi fiscali internazionali è destinata in futuro a rafforzare la “presa” sulle multinazionali
Tutto ci si poteva aspettare dal presidente americano, Donald Trump, tranne che potesse diventare, suo malgrado, un “alleato” della procura della Repubblica di Milano sui reati in materia fiscale. Come uno dei primi atti al momento del suo insediamento, Trump ha firmato il ritiro dagli accordi internazionali sulla Global minimum tax. Quest’ultima ha lo scopo di contrastare l’elusione fiscale delle multinazionali, che in Europa vuol dire costringere le big tech americane a versare le tasse nei vari paesi in cui producono e gestiscono traffico web. Da svariati anni la procura di Milano, nella complicata fase di gestazione della tassa globale, ha sperimentato un suo “modello”, il cui ideatore è stato l’ex procuratore Francesco Greco, per mettere all’angolo le big tech attraverso l’accertamento di illeciti che consentono di arrivare a una transazione fiscale.
Pochi giorni fa Google ha chiuso un contenzioso per tasse non pagate tra il 2015 e il 2020 pagando una somma 326 milioni di euro che si aggiunge ai 307 milioni già versati nel 2017 (ma l’accertamento era attorno ai 900, l’accordo ha prodotto l’archiviazione). Con questo sistema inquisitorio, solo negli ultimi tre anni sono stati recuperati circa 2 miliardi euro. Nel mirino della procura milanese, che agisce in sinergia con la Guardia di Finanza e con l’Agenzia delle Entrate, sono finite nel tempo un po’ tutte le big statunitensi, da Amazon a Netflix, da Meta ad Airbnb, anche se per ragioni diverse (in alcuni casi, mancato versamento Iva).
Questo modus operandi avrebbe dovuto avere un termine dettato da un’agenda politica, vale a dire con l’entrata in vigore in Italia della Global minum tax (gennaio 2024) che prevede una tassazione del 15 per cento a carico delle multinazionali che contano nel paese su una “stabile organizzazione” com’è stato contestato a Google. Ma non sarà così: la procura è destinata in futuro a rafforzare la “presa” sulle società perché con il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi fiscali internazionali, le uniche che potranno essere tassate sono quelle europee.