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(Ansa)
La sicurezza europea
Ecco quanto costa all'Unione europea difendersi senza l'America
Cinquanta nuove brigate europee, 250 miliardi. L'Europa dovrebbe aumentare la spesa e le forze armate per affrontare la minaccia russa, con un impegno di risorse significative e la produzione di nuovi armamenti. I numeri e l’effetto immediato di un disimpegno americano in uno studio sulla difesa dell’Europa
Durante i negoziati a Riad, la delegazione della Russia guidata da Sergei Lavrov ha chiesto a quella degli Stati Uniti guidata da Marco Rubio di ritirare le truppe americane dai paesi che hanno aderito all’Alleanza atlantica dopo il 1997, quando i primi paesi dell’ex blocco sovietico – Polonia, Repubblica ceca e Ungheria – furono invitati ad aderire alla Nato. Le rivelazioni di questa settimana del consigliere per la Sicurezza nazionale della Romania, Cristian Diaconescu, confermano le intenzioni di Vladimir Putin nei negoziati con Donald Trump. Non si tratta di una pace o di un cessate il fuoco in Ucraina, ma di ridisegnare l’architettura della sicurezza in Europa, alle spalle degli europei.
Prima di lanciare l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, Putin aveva inviato una specie di ultimatum a diversi leader europei: per evitare la guerra, la Nato avrebbe dovuto ritirarsi dal suo fianco orientale e i paesi fuori dall’Alleanza (come Svezia e Finlandia) avrebbero dovuto promettere che non vi avrebbero mai aderito. La richiesta della Russia a Trump è che “noi, coloro che vi hanno aderito dopo il 1997, non beneficeremmo più di queste garanzie di sicurezza e, considerando la situazione in queste aree, entreremmo in un contesto negoziale in cui non saremmo coinvolti, come a Yalta, il che ovviamente porterebbe al riconoscimento di una zona di influenza russa”, ha spiegato Diaconescu alla televisione Antena 3. Non si tratta di “interpretazione”, ma di ciò che è stato comunicato dagli americani. “Gli Stati Uniti per il momento hanno rifiutato”, ha aggiunto Diaconescu. Quel “per il momento” è l’incubo peggiore per i paesi sul fianco orientale della Nato e dell’Ue, ma anche per il resto d’Europa. Secondo la Bild, l’Italia si sta preparando a un possibile ritiro dei soldati americani dal Kosovo. Da un giorno all’altro, anche senza uscire dalla Nato, Trump può ridurre o azzerare la presenza di 80 mila soldati americani da tutto il continente europeo: le basi in Romania, in Polonia, nei Baltici, ma anche quelle in Germania o Italia. La deterrenza della Nato verrebbe compromessa, perché gli europei per il momento non hanno soldati e mezzi militari per fermare un’avanzata della Russia nei paesi baltici e forse nemmeno in Polonia.
Nelle discussioni in corso tra europei sull’Ucraina, i leader non stanno parlando solo di come aiutare Kyiv con garanzie di sicurezza, ma anche del rischio molto concreto di trovarsi da soli di fronte alla minaccia russa. Il premier polacco, Donald Tusk, ha chiesto di confiscare i 200 miliardi di attivi congelati della Russia per finanziare gli aiuti all’Ucraina e di rafforzare la frontiera orientale usando tutte le leve fiscali possibili. La Polonia ha già avviato la costruzione dello “scudo orientale”, un’infrastruttura per frenare un’invasione di terra della Russia. Secondo uno studio pubblicato ieri dal Bruegel e dal Kiel Institute, “un attacco russo contro un paese dell’Ue è concepibile. Le valutazioni della Nato, della Germania, della Polonia, della Danimarca e degli stati baltici indicano che la Russia sarà pronta ad attaccare entro un periodo compreso fra tre e dieci anni. Potrebbe avvenire prima, con le esercitazioni militari quadriennali Zapad che si svolgeranno in Bielorussia nell’estate del 2025”. Lo studio del Bruegel e del Kiel Institute è la prima stima seria delle necessità di capacità militari per permettere all’Europa di difendersi senza gli Stati Uniti: più di 300 mila soldati (50 nuove brigate europee), 1.400 carri armati, 2 mila veicoli blindati da combattimento, 700 cannoni e lanciarazzi. “Questa è una potenza da combattimento maggiore di quella che esiste attualmente nelle forze di terra francese, tedesca, italiana e britannica messe insieme”, dice il rapporto. Inoltre, servirebbero almeno un milione di obici da 155 mm per 90 giorni di combattimento ad alta intensità. L’Europa dovrebbe anche produrre più capacità aeree e di trasporto, missili e droni. Il Bruegel e il Kiel Institute considerano necessario un aumento della spesa per la difesa di 250 miliardi di euro l’anno (circa il 3,5 per cento del pil) nel breve periodo.
“L’Europa deve liberarsi della pericolosa illusione di essere debole e smettere di comportarsi come tale”, ha scritto sull’Economist l’ex premier finlandese, Sanna Marin, ricordando che l’economia europea è dieci volte quella russa e continuare a sostenere l’Ucraina costerebbe meno che fronteggiare la minaccia diretta della Russia. L’esercito ucraino “è attualmente il deterrente più efficace contro un attacco russo all’Ue”, confermano gli esperti del Bruegel e del Kiel Institute. “Se l’Ucraina decide che un accordo tra Stati Uniti e Russia per porre fine alla guerra è inaccettabile – perché le garanzie di pace di Putin non sono credibili, per esempio – l’Europa è in grado di fornire armi aggiuntive all’Ucraina per garantire che le sue capacità di combattimento rimangano come sono attualmente”. Per sostituire gli aiuti degli Stati Uniti all’Ucraina, “l’Ue dovrebbe spendere solo un altro 0,12 per cento del suo pil, una cifra fattibile”. A una condizione: che gli europei possano ancora comprare armi dagli Stati Uniti.