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Merz vince in Germania, ma la formazione di un governo stabile sarà dura

Daniel Mosseri

L’Unione della destra moderata tedesca è il primo partito, l’AfD raddoppia i consensi dall’ultima elezione e si offre a formare una coalizione che non si farà. Gran successo della Linke, grazie alla sua leader appassionata, Heidi Reichennek. Il timore di un nuovo esecutivo a tre partiti, troppo instabile

Berlino. Sul palco della Cdu presso la Konrad Adenuaer Stiftung, questa sera Friedrich Merz ha dispensato molti sorrisi pure se non poteva essere troppo contento. “Assieme alla Csu, noi della Cdu abbiamo vinto questa elezioni storica”, ha esordito accompagnato da applausi non troppo convinti. L’Unione della Cdu-Csu è arrivata prima raccogliendo circa il 29 per cento dei voti, forse meno, rimanendo sotto la soglia del  30-31 per cento assegnatole dai sondaggi più generosi. L’Unione ha dunque la maggioranza relativa con il secondo peggior risultato della sua storia per cui il futuro “non sarà facile”, ha ammesso lo stesso Merz, “perché al paese serve un nuovo governo”. “Abbiamo lavorato bene, tu sei il leader che formerà il governo e noi saremo più uniti che mai”, lo ha salutato il cristiano sociale bavarese Marcus Söder, presago delle difficoltà che Merz avrà nella formazione dell’esecutivo.

 

Più sorridente si è mostrata alle telecamere Alice Weidel, co-presidente e candidata cancelliera dell’AfD, il partito sovranista tedesco che, a differenza di altre formazioni sorelle in Europa, non ha fatto alcun passo verso la propria istituzionalizzazione. Il radicalismo in Germania paga e AfD è balzata dal 10,4 per cento del 2021 a circa il 19-20 alle elezioni di ieri. “Raddoppiamo i consensi nel giro di tre anni: è un risultato grandioso”, ha affermato Weidel mentre circolavano le prime proiezioni. Poi un improvviso cambio di registro a simulare la prontezza della destra dura e pura a farsi forza di governo: “La nostra mano è aperta, vogliamo fare politica: siamo pronti per una coalizione con la Cdu”, ha continuato. Ma non vorrà mica fare capogruppo quel candidato di Amburgo, Matthias Helferich, che si è presentato come “il volto amichevole del nazionalsocialismo”?, le chiede un giornalista di Ard. “Avremo oltre 140 deputati: chi farà il capogruppo lo vedremo, e poi lui scherzava”, glissa Weidel ritornando a parlare della Cdu: “Hanno copiato il nostro programma, oggi siano coerenti”. E se resterete all’opposizione? “Faremo ancora un lavoro costruttivo come facciamo dal 2017. Noi possiamo influenzare l’agenda politica del paese, chiudere le frontiere, abbattere la burocrazia, abbassare le tasse”.

Il giro dei vincitori passa poi dalla vera sorpresa di questa tornata elettorale: come l’araba fenice, la Linke, il partito socialcomunista dato per spacciato da quando la sua  ex capogruppo Sahra Wagenknecht ne è uscita un anno fa portandosi dietro dirigenti e deputati, è risorta dalle proprie ceneri portando a casa un solido 8,5- 9 per cento dei consensi. La Linke non solo si salva – in Germania la soglia di sbarramento è al 5 per cento – ma si rafforza consacrando la sua giovane e appassionata candidata Heidi Reichennek, classe 1988, quale paladina delle battaglie per il sociale. 

 

Molto dipende dal  Bsw rossobruno fondato un anno fa da Wagenknecht estraendo una costola nazionalista e filorussa dal corpo morente della Linke – forse era una costola infetta – e dai Liberali dell’Fdp: se superano lo sbarramento si complica la formazione della coalizione di governo. Benché i Liberali siano sempre stati al fianco della Cdu, meno partiti ci saranno in Parlamento e più deputati avranno la sua Cdu e gli altri gruppi principali, i socialdemocratici dell’Spd e i Verdi.
La carrellata si chiude così con i due sconfitti del voto di ieri: i Verdi perdono circa un punto e mezzo arrivando al 13 per cento, un calo che non destabilizzerà il partito. Molto peggio fa la Spd che precipita dal 25,7  al 16 per cento. “E’ un’amara sconfitta e va detto chiaramente”, ha ammesso ieri sera il cancelliere uscente Olaf Scholz. “L’ultima volta era andata meglio e ne porto la responsabilità. Mi congratulo subito con Merz per la sua vittoria”. L’avvocato renano, da ieri sera cancelliere in pectore, ringrazia e spera che il tonfo della Spd non sia troppo grave, e che i socialdemocratici gli portino in dote i loro deputati per formare una mini-grosse Koalition. Una coalizione con due partiti è considerata più stabile, in tre – come potrebbe essere se ci sono tanti partiti in Parlamento – ètutto più complicato, come dimostra il governo uscente detto “semaforo”.