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(LaPresse)
il sostegno a kyiv
Da Ferguson a Murray, la frattura conservatrice sulla difesa dell'Ucraina
I due intellettuali si scontrano con la nuova destra americana sul sostegno a Kyiv. Accusati di globalismo e moralismo, rispondono punto per punto: “Putin è il dittatore, l’Ucraina combatte per la sua indipendenza”. Anche Shapiro e Levin attaccano il revisionismo trumpiano
Niall Ferguson e Douglas Murray. Due intellettuali conservatori che dal Regno Unito sono partiti alla conquista degli Stati Uniti. Non due never trumper, ma ora arrivati ai ferri corti con il trumpismo sulla questione ucraina. Non capita tutti i giorni che il vicepresidente degli Stati Uniti accusi uno storico di destra di Stanford e Harvard di “spazzatura moralistica” e “analfabetismo storico” o di essere un “globalista”. Ma queste sono proprio le accuse mosse contro Ferguson da JD Vance. “Non sono uno di quelli che si oppongono al fatto che Trump parli con Putin” scrive Ferguson. “Una guerra che non può essere conclusa sul campo di battaglia deve essere conclusa tramite negoziati”. Ma i colloqui di pace non vanno lontano se l’aggredito viene escluso dalle discussioni. Ferguson annusa odore di resa e non gli piace. Lo ha capito all’incontro della Nato a Bruxelles il 12 febbraio, quando il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha detto che era improbabile che i confini postbellici dell’Ucraina sarebbero tornati come prima dell’invasione russa del 2014. “Mi è sembrato semplicemente bizzarro che il segretario alla Difesa degli Stati Uniti li offrisse come omaggi in cambio di nulla”. Da lì è stato un susseguirsi di concessioni. “Per quanto ne so, prima ancora che i negoziati fossero iniziati, l’adesione dell’Ucraina alla Nato è stata tolta dal tavolo e la perdita del venti per cento del suo territorio di fatto concessa” scrive Ferguson a Vance, a cui non piace essere chiamato appeaser. “Non sono ancora d’accordo con quanto detto da Trump su Zelensky, ma ciò che conta è raggiungere la pace e la sicurezza per gli ucraini, garantire che la Russia non venga ricompensata per la sua aggressione e, soprattutto, rafforzare la posizione globale dell’America, ti auguro buona fortuna”, ha concluso Ferguson.
Altri due commentatori conservatori, Mark Levin e Ben Shapiro, hanno attaccato il revisionismo storico di Trump. “La Russia ha invaso un paese sovrano e ha cercato di prendere Kyiv e ha ucciso decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di persone”, ha detto Shapiro nel suo popolarissimo podcast. Il conduttore di Fox News Levin ha detto: “L’Ucraina non ha invaso la Russia. La Russia ha invaso l’Ucraina”. “Ora, sto aspettando le prime elezioni libere per Putin” ha attaccato Levin. “Voglio dire, è quasi comico in un modo malato che Putin stia chiedendo delle elezioni”. Il conduttore trumpiano ha aggiunto: “Non so perché ci siano persone che non solo si oppongono a Zelensky ma sembrano sostenere Putin”. Di “Trump’s Zelensky Derangement Syndrome” parla il britannico Tim Black.
Il “dittatore è Putin” ed è stato lui a “iniziare la guerra”. Lo scrive Douglas Murray sulla copertina del New York Post, il quotidiano di Rupert Murdoch da sempre vicino a Trump. Murray, che al Congresso americano per il discorso di Benjamin Netanyahu sedeva accanto a Elon Musk, elenca le dieci verità sulla guerra cancellate dall’Amministrazione Trump. “Putin ha iniziato questa guerra, nonostante quanto affermato dal presidente Trump giorni fa”. Seconda verità: “L’Ucraina è una nazione sovrana. Putin ha invaso nella speranza di divorare il paese all’ingrosso. Al contrario, l’Ucraina non ha assolutamente ambizioni territoriali in Russia”. Terza. “L’Ucraina sta lottando per la sua indipendenza. La maggior parte degli ucraini non vuole far parte della Russia. Non vogliono essere governati da Mosca”. Quarta. “Gli ucraini non sono russi. Ucraini e russi non sono ‘un popolo, un tutto unico’, come ha scritto Putin. Ucraini e russi sono due gruppi etnici separati. Parlano lingue diverse e hanno storie distinte”. Quarta: “Putin è un dittatore che ha governato la Russia con il pugno di ferro del Kgb da quando è salito al potere nel 1999. Ha represso i media indipendenti, posto fine a elezioni libere e giuste, schiacciato la società civile e ucciso i suoi oppositori. E non solo all’interno della Russia, ma in tutto il mondo. Le persone che vivono all’interno della Russia e che esprimono qualsiasi opposizione alla guerra vengono imprigionate”.
Sesta. “Zelensky non è un dittatore. Da outsider politico, Zelensky ha vinto le elezioni presidenziali del 2019, che sono state relativamente libere e giuste. Ha un indice di gradimento del 57 per cento, non il 4 che Trump ha dichiarato. A differenza della Russia, l’Ucraina ha un vivace sistema di media indipendenti che chiede conto al governo, nonostante le affermazioni contrarie delle creature della palude di internet e dei bot russi”. Settima. “La Russia non è amica degli Stati Uniti. E’ uno stato ostile, dotato di armi nucleari, che ha risentimento per il potere americano e per il mondo che gli Stati Uniti hanno costruito. Ha relazioni sempre più strette con Cina, Iran e Corea del Nord. Infatti, tutti i suoi principali amici sono paesi che sono i più grandi nemici dell’America”. Ottava. “L’Ucraina è amica degli Stati Uniti. L’Ucraina vuole far parte dell’ordine guidato dagli americani. Il suo popolo e il suo governo sono filoamericani. Dall’inizio dell’invasione russa, gli uomini e le donne ucraini che ho visto combattere in prima linea stanno combattendo l’esercito russo per proteggere i loro cari e il loro paese. Lo fanno anche sapendo che se falliscono, altri paesi saranno i prossimi”. Nona. “Putin non è affidabile. Putin ha invaso diversi paesi violando ogni trattato internazionale. Ha interferito in diverse elezioni nei suoi vicini più prossimi. Ha mentito ai presidenti americani e ai leader europei per tutta la sua carriera”. Ultima verità. “Gli aiuti americani all’Ucraina non sono sprecati”. Murray conclude con un avvertimento. In caso di resa, “decenni di pace e prosperità in Europa e America gettati via a favore di una Russia risorgente che molesta l’est. Senza una pace forte, non sarà solo l’Ucraina a soffrire. Siamo tutti noi. Questa è la verità assoluta”. Conservatori che non vogliono fare la fine di Tucker Carlson o arruolati nei ranghi della nuova destra woke.